Codismo ed espedientismo in salsa... "marxista"...

(«il comunista»; N° 115; Novembre 2009 - Gennaio 2010)

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Il «partito comunista internazionalista», costituito formalmente nel 1943 da compagni che provenivano dalle file della sinistra comunista del Partito comunista d’Italia, espulsi da questo partito negli anni della sua completa stalinizzazione, e al quale aderirono successivamente in buona parte i compagni della Frazione di Sinistra del PCd’I all’estero, ebbe tra i suoi fondatori e tra i suoi principali rappresentanti Onorato Damen, militante della vecchia guardia del 1921 e sempre rimasto legato alla corrente della Sinistra Comunista «italiana».

Tra il 1951 e il 1952 questo partito conobbe un processo di crisi tra i più decisivi per la sua continuità ideologica e organizzativa, tanto da sfociare in una scissione in due tronconi che separò verticalmente coloro che intendevano continuare l’attività a carattere di partito in perfetta coerenza con i materiali teorici e politici che caratterizzarono il lavoro di restaurazione teorica del marxismo iniziato nel 1945-46 e che, semplificando, diciamo che faceva capo ad Amadeo Bordiga, e coloro che, invece, facevano capo a Onorato Damen, accettando quel lavoro solo parzialmente ma, soprattutto, intendevano sottoporlo all’approvazione del partito attraverso il vecchio metodo dei congressi e delle relative votazioni. Due concezioni del partito, dei suoi compiti e della sua prassi interna, sempre più distanti e contrapposte tra di loro, decisero di fatto la necessaria separazione. Separazione che fu segnata, oltre a tutto, anche da pratiche odiosamente personalistiche come nel caso dell’azione legale svolta al solo scopo di trattenere nelle proprie mani – vantando, dopo averla carpita, una fittizia proprietà commerciale – le testate del partito «battaglia comunista» e «prometeo». Da allora i due gruppi, i due partiti (che continuarono a definirsi allo stesso modo: partito comunista internazionalista)  furono identificati attraverso le due differenti testate: «battaglia comunista» e «il programma comunista».

La strada che prese «battaglia comunista» fu quella di tentare di rafforzarsi numericamente e di estendere la sua rete organizzativa internazionalmente attraverso rapporti e trattative con gruppi diversi ai quali si chiedeva soprattutto una patente di antistalinismo certa e documentabile. Tali tentativi, mentre non portarono particolari successi numerici né ampia estensione internazionale, non fecero che indebolire teoricamente e politicamente il gruppo, tanto da ridurlo a ingrediente di una sedicente Tendenza Comunista Internazionalista, generica identità in cui si riconoscono i diversi gruppi o individui sparsi tra l’Italia, la Gran Bretagna, il Canada e la Germania che prima facevano parte del cosiddetto Bipr. Il dato più significativo  che caratterizza questo nuovo raggruppamento è che «Tutti i gruppi manterranno i loro distinti metodi di intervento per rispondere alle condizioni dove operano e manterranno i loro specifici nomi». Dunque, non esiste nemmeno l’intenzione di giungere ad un unico metodo di intervento per tutti, e quindi ad un unico programma valido internazionalmente. E’, in pratica, l’affermazione che il Partito Internazionale di domani, al quale dichiarano di voler arrivare, non si formerà sulla base certa e condivisa di un programma e di un’organizzazione unici e validi internazionalmente, vincolanti per tutti i suoi membri, ma sarà l’aggregazione di partiti, gruppi, associazioni che via via, discutendo, limando le proprie posizioni, rinunciando a qualche principio, si avvicineranno sempre più fino a decidere che un Bureau International prepari altri statuti basati sempre, naturalmente, sui sacri principi del centralismo democratico... La democrazia, fascinosa e ammaliatrice, vince sempre, basta lasciarle aperto anche un piccolo spiraglio… Ma i «nostri» non si lasciano intimidire: orgogliosi del fatto che i documenti del loro VI congresso «restano validi circa 12 anni dopo che sono stati scritti» [sic!], non hanno alcuno scrupolo nell’affermare di aver «già dimostrato la nostra preparazione teorica» per cui possono tranquillamente concludere che «l’ultima fase della crisi [capitalistica, immaginiamo, ndr] non ha ancora gettato sulla scena nuovi raggruppamenti di classe operaia che potrebbero aver cambiato le nostre prospettive». Il loro «partito», quindi, attende che sulla scena storica si facciano vedere nuovi raggruppamenti di classe operaia; loro sono pronti a cambiare prospettiva! Questo atteggiamento si chiama codismo e non ha nulla a che vedere con la tradizione di classe del partito comunista d’Italia o del partito bolscevico di Lenin, partiti che non attendevano che la classe operaia si muovesse per definire le proprie prospettive!

Nato come «partito» che pensava addirittura di doversi impegnare in tentativi rivoluzionari nel secondo dopoguerra del tutto simili a quelli del primo dopoguerra, il gruppo «battaglia comunista» retrocede oggi al rango di co-fondatore di una Tendenza di cui finalità, programma, tattica, prassi sono tutti la definire in un eterno …work in progress!

Da parte sua, il gruppo dell’attuale «programma comunista», proveniente dalla crisi esplosiva del 1982-84 del «partito comunista internazionale-programma comunista», non ha trovato di meglio che seguire le pratiche odiosamente personalistiche già adottate dal gruppo di «battaglia comunista» trent’anni prima, come nel caso dell’azione legale svolto al solo scopo di trattenere nelle proprie mani – vantando anch’esso, dopo averla carpita, una fittizia proprietà commerciale – la testata del partito «programma comunista». Quando ci si impantana nel terreno democratico e personalistico è inevitabile adottare metodi simili. Così anche il gruppo del nuovo «programma comunista», solo un po’ meno disinvolto, ha tentato di ingrossare le proprie file con accordi tra gruppi cercando in un primo periodo tra i fuoriusciti dalla crisi del 1981-82 e poi tentando anche con gruppi di diversa estrazione politica. Nel frattempo, i capi del nuovo «programma comunista» si prendevano la libertà personale di partecipare alla nascita della Fondazione Amadeo Bordiga, di cui  abbiamo già abbondantemente parlato a suo tempo. Hanno un bel dire, oggi, i dirigenti del nuovo «programma comunista», dopo aver permesso quella libertà personale ed essere stati in silenzio da sempre, che «come organizzazione, il nostro Partito non ha mai avuto a che fare con essa, e tanto meno ne è stato “promotore”». Se il loro «partito» permette ai suoi capi, e quindi ad ogni suo militante, di prendere iniziative personali in contrasto con le posizioni e le direttive del partito, non è organizzato secondo la tradizione politica e organizzativa della Sinistra comunista e, tanto meno, con i dettami organizzativi del «partito comunista internazionale-programma comunista» di ieri!

Ma le iniziative personali non sono finite.

Nel luglio dello scorso anno abbiamo ricevuto un comunicato che informava della costituzione a Catanzaro di una associazione denominata Istituto Onorato Damen. Lo scopo? «Lo studio, la ricerca e divulgazione dei principi del socialismo scientifico nonché della storia del movimento operaio italiano ed internazionale nel solco di una tradizione contro lo stalinismo e ogni forma di opportunismo consolidatasi nel tempo, propria della Sinistra comunista internazionale». Insomma, un altro «Istituto» di divulgazione del socialismo scientifico, come se non ce ne fossero già a bizzeffe. Ma il fatto è che tale iniziativa è stata presa da fuoriusciti da «battaglia comunista», la quale  viene criticata per essere scivolata in una concezione «operaista» del partito, nel senso che quando «il contrasto tra proletariato e borghesia si estende in un’aperta lotta di classe contro classe» questo contrasto «assume un preciso aspetto politico: l’organizzazione di classe del proletariato si trasforma in partito politico». A questa critica se ne aggiungono altre (ad esempio sulla sterzata in campo di tattica sindacale in cui si abbandonano i «gruppi comunisti internazionalisti» per affidarsi a comitati di lotta e assemblee territoriali sul tipo dei movimenti No Tav/No Dal Molin, certamente di maggior successo immediato), ma l’obiettivo di questa iniziativa, affermano i loro promotori, non è di creare un nuovo Partito comunista internazionalista-«battaglia comunista» va però nella stessa direzione, nel senso che da «partito» si trasforma in «tendenza» – ma quello di «dar vita a un punto di riferimento aperto al contributo di tutti quelli che hanno a cuore le sorti del proletariato, e che ritengono che i problemi della rivoluzione socialista nel XXI secolo non possono essere affrontati utilizzando gli stessi schemi interpretativi della Terza Internazionale (…)». Finalmente una chiara dichiarazione di intenti: eccoci qui, pronti ad aggiornare gli schemi interpretativi della Terza Internazionale, dunque gli schemi interpretativi di Lenin, di Marx e di Engels, e della Sinistra comunista “italiana”, tanto richiamata e tanto vituperata!

Questi novelli e coraggiosi aggiornatori del marxismo vogliono ripartire «dall’elaborazione di tutte le cause della sconfitta epocale subita dal proletariato nel corso dell’ultimo secolo e che vanno ben oltre la stessa controrivoluzione russa», e per poter ritessere «il filo rosso spezzato da una sconfitta di dimensioni epocali occorre il coraggio di fare punto e a capo». Durante la loro militanza politica devono essersi limitati parecchio, perché non si sono nemmeno presi la briga di andarsi a leggere il copioso materiale pubblicato sia su «battaglia comunista» (vedi la serie interminabile di «fili del tempo») sia su «prometeo» (a partire dal Tracciato d’impostazione, proseguendo con le Tesi della Sinistra, e sostare magari su Forza violenza e dittatura nella lotta di classe o su Proprietà e capitale); se cercavano l’elaborazione delle cause della sconfitta epocale subita dal proletariato nel corso dell’ultimo secolo, lì avrebbero trovato abbondanza di argomenti. E abbiamo citato appositamente testi apparsi nelle pubblicazioni del «partito comunista internazionalista» prima della scissione del 1952; naturalmente nessuno impediva loro di leggere anche il prosieguo dei lavori di restaurazione teorica che il nostro partito ha continuato a svolgere, a cominciare dai testi: Dialogato con Stalin, Dialogato coi Morti, Lezioni delle controrivoluzioni ecc. Ma i testi esistono, non è mai troppo tardi…

Essi hanno costituito un Istituto, una associazione che vuole divulgare socialismo scientifico, dicono, ma i testi di divulgazione sono – almeno finora – per l’appunto le loro elaborazioni personali. E forse non è proprio un caso che, aprendo il loro sito, oltre alla faccia di Onorato Damen, è stampata fissa una sua frase che dice: Il capitalismo non muore per esaurimento o perché ha portato a compimento il suo compito storico di classe, può continuare a vivere, come infatti vive, anche se non ha più nulla da dire sotto il profilo economico e di sviluppo sociale e culturale: che ognuno tragga le conclusioni che vuole… l’importante è discutere, elaborare, confrontarsi… per l’eternità.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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