Socialismo e lotta di classe nascono uno accanto all’altra e non uno dall’altra

(«il comunista»; N° 154; Luglio 2018)

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Lenin, nel suo Che fare?, del 1902, nel capitoletto La sottomissione alla spontaneità, per rafforzare quanto aveva appena espresso scrivendo che  «ogni sottomissione del movimento operaio alla spontaneità, ogni menomazione della funzione dell’”elemento cosciente”, della funzione della socialdemocrazia significa di per – non importa lo si voglia o noun rafforzamento dell’influenza dell’ideologia borghese sugli operai», riporta un lungo brano ripreso dall’intervento di Karl Kautsky, quando era ancora marxista, sul progetto di un nuovo programma del Partito socialdemocratico austriaco (Neue Zeit, 1901-1902, XX, I, n. 3, p.79; nota di Lenin), che pubblichiamo qui di seguito:

 

«Parecchi dei nostri critici revisionisti immaginano che Marx abbia affermato che lo sviluppo economico e la lotta di classe non soltanto creano le condizioni della produzione socialista, ma generano anche direttamente la coscienza [sottolineato da K. Kautsky] della sua necessità. Ed ecco questi critici obiettare che il paese del più avanzato sviluppo capitalistico, l’Inghilterra, è il più estraneo, fra tutti i paesi moderni, a questa coscienza. In base al progetto si potrebbe credere che anche la commissione la quale ha elaborato il programma austriaco condivida questo punto di vista sedicente marxista ortodosso che viene confutato nel modo suindicato. Il progetto dice: “Quanto più lo sviluppo capitalistico rafforza il proletario, tanto più esso è costretto a lottare contro il capitalismo ed ha la possibilità di farlo. Il proletario giunge ad aver coscienza” della possibilità e della necessità del socialismo.

«La coscienza socialista sarebbe, per conseguenza, il risultato necessario, diretto della lotta di classe proletaria. Ma ciò è completamente falso. Il socialismo, come dottrina, ha evidentemente le sue radici nei rapporti economici contemporanei, al pari della lotta di classe del proletariato; esso deriva, al pari di quest’ultima, dalla lotta contro la miseria e dall’impoverimento delle masse generati dal capitalismo, ma il socialismo e la lotta di classe nascono uno accanto all’altra e non uno dall’altra; essi sorgono da premesse diverse. La coscienza socialista contemporanea non può sorgere che sulla base di profonde cognizioni scientifiche, Infatti, la scienza economica contemporanea è, al pari della tecnica moderna, una condizione della produzione socialista, e il proletariato, per quanto lo desideri, non può creare né l’una né l’altra; la scienza e la tecnica sorgono entrambe dal processo sociale contemporaneo. Il detentore della scienza non è il proletariato, ma sono gli intellettuali borghesi [sottolineato da K. Kautsky]; anche il socialismo contemporaneo è nato nel cervello di alcuni membri di questo ceto, ed è stato da essi comunicato ai proletari più elevati per il loro sviluppo intellettuale, i quali in seguito lo introducono nella lotta di classe del proletariato, dove le condizioni lo permettono. La coscienza socialista è quindi un elemento importato nella lotta di classe del proletariato dall’esterno [von aussen hineingetragenes], e non qualche cosa che ne sorge spontaneamente [urwüchsing]. Il vecchio programma di Hainfeld diceva dunque molto giustamente che il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel proletariato [letteralmente: permeare il proletariato] la coscienza della sua situazione e della sua missione. Non occorerebbe far questo se la coscienza la emanasse da sé dalla lotta di classe. Il nuovo progetto ha ripreso questa tesi del vecchio programma e l’ha sovrapposta alla tesi sopra citata. Ma ciò ha completamente spezzato il corso del pensiero».

Subito dopo aver riportato questo brano di Kautsky, Lenin precisa che «non si può parlare di una ideologia indipendente, elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento. La questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista. Non c’è via di mezzo (poiché l’umanità non ha creato una “terza” ideologia e, d’altronde, in una società dilaniata dagli antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere una ideologia al di fuori o al di sopra delle classi). Ecco perché ogni menomazione dell’ideologia socialista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un rafforzamenteo dell’ideologia borghese. Si parla della spontaneità; ma lo sviluppo spontaneo del movimento operaio fa sì che esso si subordini all’ideologia borghese, che esso proceda precisamente secondo il programma del “Credo” (1), la Nur-Gewerkschaftlerei [il puro economismo], e il tradunionismo è l’asservimento ideologico degli operai alla borghesia».

(da Lenin, Che fare?, cap. II, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 72-73)

 


 

(1) Il “Credo”, citato qui da Lenin, era il testo, del 1899-1900, in cui erano esposte le tesi degli economisti, la cui tendenza politica fondamentale sosteneva che gli operai debbono condurre la lotta economica, o più esattamente tradunionista, mentre gli intellettuali marxisti debbono condurre la lotta politica generale.

 

 

 

Partito comunista internazionale

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