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(Supplemento a «il comunista»; N° 163; Marzo 2020)

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Negozi di zara di roma e milano: i magazzinieri in dieci giorni di lotta vincono!

 

Dopo 10 anni di sfruttamento brutale e sottopagato e la retrocessione a contratti interinali, i magazzinieri di Zara, usciti in massa dalla Cgil e organizzatisi nel SiCobas, hanno condotto una lotta unitaria e determinata e, alla fine, hanno ottenuto di essere inseriti nel contratto nazionale della logistica livelli di inquadramento e di salari e anzianità maturata per tutti gli adetti dei magazzini nei negozi. manca solo la firma dell’accordo che regolarizzerà la situazione di tutti i lavoratori. Ulteriore esempio per tutti i lavoratori: resistere alle minacce di licenziamento e di repressione, uniti compatti e decisi, si può vincere e, soprattutto, ci si allena per le lotte future.

(da: La Voce delle Lotte, 15/02/2020).

 


 

Alla peroni di roma i facchini, etiopi ed eritrei, continuano la lotta dall’autunno scorso

 

Alla Peroni di Roma (10 anni di irregolarità contrattuali e mancata applicazione degli accordi di dicembre2019), i facchini sono nuovamente scesi in lotta. La cooperativa che li ha assunti doveva garantire turni fissi (invece delle chiamate giorno per giorno), una distribuzione equa del carico di lavoro e richiamare, quando aumenta l’afflusso di merce, i lavoratori a tempo determinato che già hanno lavorato l’anno precedente invece  di “nuovi” lavoratori molto “vicini al datore di lavoro”. La lotta, per avere successo, non si dovrebbe fermare allo stabilimento di Roma, ma coinvolgere anche gli altri stabilimenti come quello di Padova dove i livelli salariali sono nella norma.

(da: La Voce delle Lotte, 18/02/2020).

 


 

52 morti: non è il coronavirus, ma la strage di lavoratori che non si ferma mai 

 

Bollettino di guerra, gennaio 2020: l’Inail ha registrato 52 morti e 46.483 infortunati sul lavoro e in itinere; rispetto al gennaio 2019 meno infortuni (1.400), ma più morti (erano 44). Il quadro non cambia mai: mancano le misure di sicurezza, mancano le verifiche tecniche nella costruzione e nella manutenzione delle infrastrutture, mancane le misure collettive e individuali di protezione.

Ma di questi morti, e sono sicuramente aumentati tra febbraio e marzo, anche se l’epidemia da coronavirus ha bloccato molte attività industriali e commerciali, non ne parla quasi nessun media. Le morti che fanno notizia sono quelle da Covid-19, quste altre sono invidibili...

(da: il manifesto, 29/02/2020)

 


 

Al supermercato le cassiere come in trincea

 

Prima in alcune città, poi in Lombardia e infine in tutta Italia, la paura del contagio ha assalito  tutti, soprattutto i lavoratori che sono a contatto continuamente con migliaia di persone. E le cassiere dei supermercati sono tra questi. “Mi assale il dubbio: l’avrò preso? Domani mi sveglierò con la febbre?”, è la domanda che si fa una cassiera intervistata da Repubblica (16/3/2020), e continua: “I primi tre giorni dopo il decreto del premier siamo stati senza mascherine perché l’azienda non le forniva. Ci siamo arrangiati con quelle che usano gli addetti al forno e ai laboratori. Poi mercoledì sono arrivate, ma le hanno centellinate e infatti la maggior parte di noi è stata costretta ad usare la stessa per 4-5 giorni, di fatto rendendola inefficace. Poi la sanificazione dei locali mica l’hanno fatta: gli addetti alle pulizie fanno quello che possono, ma il team non è stato rafforzato”. Un’altra cassiera: “Batto 150 scontrini al giorno per otto ore di fila, ho una mascherina di stoffa che ci ha fatto un’amica, perché quelle professionali con la valvola non si trovano più. Centinaia di persone passano a pochi centimetri di distanza perché da quando c’è l’epidemia vendiamo il triplo, comprano come se ci fosse la guerra”. Alla guerra contro il coronavirus? Sì, ma senza armi! Nulla è stato fatto per organizzare la prevenzione, né dal governo né dalle aziende che, invece, continuano ad incassare il triplo del normale! “Ora al supermercato c’è solo silenzio. E paura”! Alle casse ci sono soprattutto donne perché devono curare i figli piccoli o i genitori anziani e, oltre ad essere pagate pochissimo, vengono esposte senza scrupoli al contagio.

 


 

Le promesse delle autorità...

 

Il commissario straordinario Arcuri rassicura: “Da domani o martedì al massimo [23 o 24 marzo] tutte le Regioni avranno mascherine per medici, operatori sanitari e malati. A partire dalla settimana successiva contiamo di dare a tutti gli italiani i dispositivi di protezione individuale” (avvenire.it, 22/3/2020)

 


 

Infermieri e personale ospedaliero, “eroi” dimenticati

 

Siamo esaltati come ‘eroi’ la mattina e trattati come merce di scarso valore la sera”, dichiara la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche.  (vivienna.it, 22/3/2020).

Dei medici, dei primari, dei direttori di ospedale, dei virologi, epidemiologi, infettivologi, di cosa fanno e cosa pensano ne parlano tutti i grandi media. Degli infermieri, di come vengono trattati e di che cosa succede loro non si sa nulla di preciso. Vengono dette le solite cose che i politici e le autorità varie dichiarano quando devono dire la loro di fronte ad ogni tragedia; vengono incensati di fronte alle telecamere, e subito dopo dimenticati.

Gli infermieri - continua la Federazione - finora sono la gran parte di quegli operatori sanitari risultati positivi a Covid-19 e molti di loro sono anche deceduti per colpa dell’epidemia”.  A un mese da quando è scoppiata l’epidemia, e dopo un gran numero di contagi e di morti, gli infermieri dei grandi ospedali hanno iniziato a ricevere i dispositivi di protezione individuale di cui, finora, erano dotati soprattutto medici, anestesisti e altri operatori sanitari. Ma c’è un esercito invisibile, costituito da 500mila addetti alle pulizie che lavora negli ospedali in condizioni estreme. Lo denuncia l’Associazione nazionale imprese di pulizia e sanificazione (lapresse.it, 21/3/2020). E’ evidente che negli ospedali non può mai mancare l’igiene, tanto più in situazioni di grande emergenza come l’attuale. Ma gli addetti alle pulizie sono considerati di seconda categoria e la loro protezione dai contagi e dalle malattie, per le autorità e il governo, non è una priorità. Ultimamente hanno triplicato le assenze dal lavoro; non è un vero e proprio sciopero, ma è l’indice di disagio fortissimo e rabbia per l’umiliazione che subiscono.

 

(aggiornamento del 20 maggio 2020)

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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