Claudio, un proletario comunista

(«il comunista»; N° 165 ; Luglio-Ottobre 2020)

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Abbiamo ricevuto notizia da parte di una parente di Claudio, e poi anche da parte di un lettore, che il compagno Claudio Pissarello, di Genova, è deceduto lo scorso 10 febbraio.

Si avvicinò al nostro partito nel 1997, dopo aver frequentato alcune organizzazioni politiche di estrema sinistra come “Lotta comunista”. Furono molti gli incontri di approfondimento e di reciproca conoscenza e alla fine la sua richiesta di adesione al partito fu accolta. Era un compagno che faceva sempre molte domande, di ordine politico e di ordine teorico, sia sulla storia passata del partito che sul periodo successivo alla grande crisi interna del 1982-84, esprimendo una curiosità politica che coniugava con una militanza pratica con la quale dimostrare un reale attaccamento al partito. Militanza pratica intesa come diffusione del giornale, organizzazione di riunioni, contatti con elementi che conosceva e ai quali proponeva la nostra stampa e la partecipazione alle riunioni. Dopo circa un anno e mezzo da simpatizzante, divenne militante a tutti gli effetti, costituendo una sezione locale di pochissimi elementi, ma molto attivi e riuscendo anche a riavvivare un contatto con un vecchio compagno di Imperia che nel tempo si era perso.

Lavorava in una rimessa dei trasporti pubblici di Genova e con i suoi compagni di lavoro aveva rapporti politici piuttosto blandi; nel dicembre 2003, in occasione dello sciopero ad oltranza degli autoferrotranvieri di Milano e di altre città, che ruppe con la disciplina dei sindacati tricolore, Claudio diffuse i nostri volantini e il giornale tra i suoi compagni di lavoro, ma ci disse che non ne ricavò nemmeno una discussione. Evidentemente non basta essere proletari per avere una spinta a lottare fuori dagli schemi della collaborazione di classe...

La sua propensione a fare della diffusione del giornale il perno della sua attività politica (durante le manifestazioni, gli scioperi, lo strillonaggio per le strade, la distribuzione del giornale casa per casa,  faceva a gara con la sua compagna di allora a chi ne “vendeva di più”) lo portava a pensare che fosse grazie alla diffusione del giornale che si potevano convincere degli elementi ad avvicinarsi al partito e, prima o poi, ad ingrossare le sue fila. La sua area di “intervento” non si limitava alla città di Genova, ma l’aveva allargata a Savona ed ad altre cittadine della riviera, con qualche puntata anche nelle città dell’alessandrino. In diverse occasioni, comprese le manifestazioni del 2001 a Genova in occasione del G8, abbiamo diffuso giornale e volantini insieme e sentivamo fisicamente la tensione che Claudio metteva in questa attività. Ma tutti questi sforzi, mentre portavano dei risultati in termini di denaro dovuto alla vendita di molte copie di ogni numero del giornale, non portavano risultati numerici al partito, in termini di militanti in più. Nonostante la messa in guardia continua da parte nostra di non attendersi questo tipo di risultato, poiché in assenza di una effettiva ripresa della lotta proletaria sul terreno classista, un partito come il nostro non poteva avere i successi numerici agognati; non era nemmeno pensabile che si potesse ottenere questo risultato adottanto qualche espediente tattico che attenuasse la nostra classica intransigenza, magari sul terreno elettorale. In effetti, sarà proprio la questione del “parlamentarismo rivoluzionario” – tattica alla quale la Sinistra comunista d’Italia era fondamentalmente contraria, ma che applicò per disciplina verso l’Internazionale Comunista – il nodo intorno al quale sorgeranno i suoi dissensi nei confronti della linea del partito; dissensi che, infine, dopo poco più di sei anni di militanza nel nostro partito, portarono Claudio e la sua compagna ad abbandonarci. La sua uscita è stata molto serena; nessun astio nei suoi confronti né da parte sua nei nostri confronti. Come sosteneva Amadeo Bordiga, chi non se la sente più di seguire il nostro lavoro, la nostra linea, la nostra prassi, non ha che da lasciarci e imboccare un’altra strada, e lui l’ha semplicemente fatto spiegando che non era più d’accordo con noi. Il ritiro alla vita privata non era nel carattere di Claudio. Rimase abbonato al nostro giornale fino alla sua morte perché, diceva, lo aiutava a capire molti punti a cui non sapeva trovare risposte nemmeno in altri gruppi.

Lo ricordiamo come va ricordato: da proletario comunista, non importa a quale gruppo politico lui abbia, di volta in volta, dedicato le sue forze.

 

 

Partito comunista internazionale

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