Guerra a Gaza, guerra in Ucraina, « economia di guerra »

Il capitalismo è guerra, guerra al capitalismo !

(«il comunista»; N° 182 ; Maggio-Luglio 2024)

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A 8 mesi dal suo inizio, la guerra condotta a Gaza dall’esercito israeliano ha causato la morte di quasi 36.000 palestinesi, in maggioranza civili disarmati, tra cui, secondo l’UNICEF, il 70% di donne e bambini (ne sarebbero stati uccisi quasi 14.000, più che in 4 anni di guerra nel resto del mondo), mentre tutte le infrastrutture civili (dalle scuole agli ospedali passando per la flotta peschereccia e gli impianti agricoli) venivano danneggiate o distrutte fino a rendere inabitabile il territorio, e l’85% degli abitanti (quasi due milioni) è stato costretto a lasciare le proprie case per rifugiarsi in campi di fortuna: la popolazione è stata sottoposta ad una vera e propria politica di affamamento. Secondo le Nazioni Unite, migliaia di prigionieri sono sottoposti a trattamenti degradanti e torture, talvolta a esecuzioni sommarie. La guerra a Gaza è accompagnata anche da raid mortali da parte dell’esercito e dei coloni in Cisgiordania che hanno provocato centinaia di morti palestinesi e bombardamenti in Siria e Libano. Questa politica bestiale non solo è stata implicitamente approvata dagli Stati occidentali in nome del cosiddetto «diritto di Israele a difendersi», ma è stata resa possibile dalla fornitura di armi e munizioni all’esercito israeliano da parte di questi stessi Stati, Francia inclusa (1). Ciò non impedisce al governo francese, come ai suoi colleghi europei, di reprimere come «antisemitismo» la denuncia dei crimini israeliani e come «sostegno al terrorismo» la solidarietà con la dura prova delle masse palestinesi (2).

Dopo due anni, la guerra in Ucraina ha provocato la morte di decine di migliaia di soldati su entrambi i lati del fronte e la morte di oltre 10.000 civili ucraini; i «crimini di guerra» perpetrati dalle truppe russe contro i civili sono stati ampiamente documentati e denunciati dai media occidentali (a differenza di quelli commessi dall’«unica democrazia del Medio Oriente», Israele). Oltre 10 milioni di ucraini (su una popolazione di 37 milioni) hanno dovuto abbandonare le proprie case, di cui più di 6 milioni si sono rifugiati all’estero, soprattutto in Germania, Polonia e Repubblica Ceca, mentre da parte russa si stima che più di 800.000 persone sono fuggite dal paese per evitare la coscrizione. Sono aumentati i bombardamenti russi contro le installazioni elettriche ed energetiche civili ucraine e più di 250.000 edifici residenziali sono stati distrutti o danneggiati (pari all’8,6% del patrimonio abitativo), soprattutto nelle zone di combattimento dell’Est. È stato grazie al sostegno armato degli Stati Uniti e dei paesi europei che l’esercito ucraino è riuscito a mettere in scacco l’invasione russa; ma di fronte alla stagnazione del conflitto, l’unica prospettiva avanzata è un’escalation militare con la consegna di armi sempre più letali, mentre Macron ha più volte ventilato l’invio di soldati francesi a combattere in Ucraina. In realtà, la presenza di «consiglieri militari» francesi, americani, inglesi e di altre nazionalità a fianco delle truppe ucraine è un segreto di Pulcinella…

In tutta Europa, i budget militari stanno aumentando drasticamente e i governi parlano di «economia di guerra»; e non è solo una questione di parole: i governi si stanno apertamente preparando per guerre più ampie verso le quali il capitalismo si sta inesorabilmente dirigendo; ed economia di guerra significa inevitabilmente guerra sociale, perché sono sempre i proletari ad essere vittime delle guerre, sia come carne da cannone nelle zone di guerra, sia come carne da sfruttare nelle retrovie.

A Gaza, in Ucraina, in Africa e in qualunque altro luogo è il sistema capitalista nel suo insieme a causare, alimentare ed esacerbare le guerre e non solo un pugno di governanti: perché il potere dei capitalisti non venga rovesciato e l’intero sistema non venga distrutto, a partire dalle metropoli imperialiste, ci saranno sempre più guerre fino a quando non scoppierà una terza guerra mondiale. È il capitalismo, quindi, che va combattuto, ritornando ai principi e agli orientamenti della lotta di classe rivoluzionaria.

Solidarietà di classe con i proletari e le masse palestinesi e tutte le vittime delle guerre imperialiste!

Abbasso lo sciovinismo e l’unità nazionale, viva l’unione dei proletari di tutti i paesi contro tutti gli Stati borghesi!

Per la ricostituzione del partito di classe internazionale e la rivoluzione comunista mondiale!

 


 

 (1) I recenti dati del SIPRI di Stoccolma dicono che gli Stati Uniti è il maggiore fornitore di armi di Israele, tra il 2019 e il 2023, col 69% (3,5 mld di dollari) e che, tra i principali fornitori di armi a Tel Aviv, c’è in seconda posizione la Germania, col 30% (300 mln di euro solo nel 2023), e l’Italia in terza posizione con una quota piuttosto piccola, lo 0,9%, seguiti poi da Regno Unito, Francia, Canada ecc.

(2) Il ministro israeliano per l’uguaglianza sociale (sic !), May Golan, ha dichiarato il 21/2/24 alla Knesset : « Sono orgoglioso di vedere Gaza in rovina, e che ogni bambino, anche tra 80 anni, racconterà ai suoi nipoti che cosa hanno fatto gli ebrei ». Denunciare un governo del genere equivarrebbe a sostenere il terrorismo e l’antisemitismo...

 

 

Partito Comunista Internazionale

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