La Repubblica Italiana è fondata sui morti di lavoro
(«il comunista»; N° 188 ; Agosto-Ottobre 2025)
Riprendiamo queste parole da uno dei tanti articoli pubblicati nei giornaloni che difendono il capitale e la democrazia e che commentano l’ennesima strage di operai sul lavoro:
«Ancora morti sul lavoro. L’operaicidio continua, ogni giorno, si diffonde in tutto il Paese, da Riposto a Roma, da Torino a Monza, ma colpisce sempre gli operai, soprattutto stranieri. Giovanissimi o anziani che a settanta anni non dovrebbero stare su una gru. Persone che non tornano a casa perché qualcuno ha voluto risparmiare su una cintura di sicurezza o perché ha pressato per far tutto e più velocemente possibile.
«Il Paese che fonda la propria democrazia sul lavoro, su quel lavoro che nell’idea dei padri costituenti avrebbe dovuto generare diritti, libertà e dignità, non solo non riesce ad arginare l’eccidio permanente, quotidiano, di operai ma ha ormai consolidato l’idea di un lavoro che uccide e ferisce, una normale fatalità, mera cronaca da liquidare come un ordinario bollettino di una guerra minore» (la Repubblica, 9/9//2025).
Abbiamo sottolineato noi le parole “operaicidio” e “eccidio permanente”: la borghesia superdemocratica è capacissima di giungere a denunciare le pecche della propria società, come fa un avvocato della difesa in tribunale, e ad usare parole “forti” contro coloro che obbligano i lavoratori a svolgere le loro mansioni più in fretta (il tempo è denaro!!!) o che risparmiano sulle misure di sicurezza.
Ma questo è un ritornello ormai logoro, usato sempre in presenza di morti sul lavoro che “fanno notizia” – 4 morti in un giorno e in città lontanissime tra loro è argomento da “prima pagina”... – ed è l’occasione per dare alla “coscienza democratica”, alla “coscienza civile” motivo di essere nuovamente vivificata in una denuncia che nella realtà lascia il tempo che trova, come è successo da sempre.
Questa volta è stata anche l’occasione per criticare il governo Meloni che ai democratici sinceri sta sullo stomaco.
La Meloni, in effetti, proprio il Primo Maggio scorso ha colto l’occasione per rivolgersi ai lavoratori italiani, via tv, annunciando un decreto legge urgente per «mettere al centro la sicurezza del lavoro».
Naturalmente l’urgenza si è fermata alle parole... e la sicurezza del lavoro è andata a farsi benedire. A dimostrazione che le parole di commemorazione delle tragedie sul lavoro servono soltanto a “pulire la coscienza” della borghesia dominante che succhia sudore e sangue dalle masse proletarie senza mai fermarsi, ci ha pensato, come sempre, anche il presidente della Repubblica, Mattarella che, il 30 agosto, in occasione del 60° della strage di operai a Mattmark, nel cantone svizzero del Vallese, in cui morirono in 88, di cui 56 italiani, ha inviato un comunicato al Comitato Mattmark 2025 e all’Associazione Italia Valais, in cui scrive queste parole:
«È parte incancellabile della nostra identità di italiani che porta la Repubblica a farsi promotrice, in Patria, a livello europeo e internazionale, di regole che garantiscano un lavoro equo, sostenibile, sicuro. La dignità umana passa attraverso la tutela dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro, troppo spesso trascurati da logiche di mero profitto» (https://www.quirinale.it/elementi/138307).
Ma le logiche di mero profitto sono le uniche logiche che fanno stare in piedi la società capitalistica e dettano i comportamenti non solo degli imprenditori, ma di tutte le istituzioni borghesi, statali regionali e municipali. Le parole di commozione che i politici usano ad ogni tragedia sul lavoro esprimono un congenito disprezzo per la vita delle masse proletarie.
Intanto i dati ufficiali Inail sulle morti sul lavoro dicono che nei primi 7 mesi del 2025 hanno perso la vita 607 lavoratori (+ 5,2% sullo stesso periodo 2024), che gli infortuni sono stati 349.444, quasi come nel 2024 e che la fascia d’età dei lavoratori (soprattutto stranieri) più colpita è quella tra i 50 e 54 anni.
Partito Comunista Internazionale
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