“Lotta Comunista”: dal commercio dei principi al puro commercio
(«il comunista»; N° 188 ; Agosto-Ottobre 2025)
1. BREVE INQUADRAMENTO STORICO
Il partito che viene comunemente chiamato “Lotta Comunista” (e che chiameremo d’ora in avanti con la sigla L.Com) in realtà formalmente si chiama Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista. Questo nome, tranne che nella dicitura sul giornale, non viene ormai più citato: evidentemente questo gruppo non sente più la pressante necessità di rivendicare l’appartenenza alla Sinistra Comunista ora che questo nome non è più così conosciuto come quando è stato fondato, nel 1965, da Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi. Per quanto L.Com, in ambito pubblico, stia ben attenta a non ricordare le sue origini storiche, nella pubblicazione di un’ingombrante serie di tre volumi a opera di Guido La Barbera (successore di Cervetto alla direzione del Partito nel 1995, alla morte del maestro) come storia del Partito è costretta ad ammettere quali siano le reali origini di tale gruppo.
Arrigo Cervetto nasce politicamente come partigiano antifascista. Nel 1944, influenzato dal Partito Comunista Italiano in clandestinità, comincia a combattere, con il nome di battaglia “Stalin”, in una brigata (1). Anche Parodi, che diverrà suo collaboratore, viene coinvolto dalle attività della Resistenza pur non iscrivendosi al PCI (cosa che Cervetto farà nel ’45, alla caduta del fascismo). Subito dopo la fine della Guerra, però, nel ’46, Cervetto lascia il PCI definendosi esplicitamente “anarchico” e confluisce nella Federazione Anarchica Italiana. Terrà queste posizioni anarchiche per lungo tempo, per quanto i suoi attuali seguaci vogliano far credere il contrario. Il 24-25 febbraio del 1951 Cervetto fonda con Parodi i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP), rifacendosi sia all’anarchismo che alle proprie radici resistenziali (i GAP, Gruppi di Azione Patriottica, di cui richiamano la sigla erano infatti organismi partigiani del PCI durante la Resistenza). È facile notare sia la derivazione anarchica che resistenziale delle posizioni di Cervetto. Nel 1953 i GAAP di Cervetto collaborano con il PC Internazionalista di Damen (ormai separatosi dal ceppo marxista rivoluzionario) redigendo degli articoli per la rivista Prometeo, che rivendicano la natura imperialista e “capitalista di Stato” dell’URSS, negando ovviamente le posizioni di Bordiga. Nel 1956 Cervetto si appella al proletariato affinché vengano votati alle elezioni amministrative “candidati operai”: pur non candidandosi né candidando membri dei GAAP, interviene comunque nel dibattito elettorale senza denunciare la democrazia e il parlamentarismo (2). Nello stesso periodo entra in contatto con Livio Maitan della IV Internazionale trotskista. Il 28 aprile del 1957 i GAAP si sciolgono a favore del cosiddetto Movimento della Sinistra Comunista (MSC) di Giulio Seniga, fuoriuscito dal PCI, il cui organo era Azione Comunista (su cui Cervetto scriverà fino alla fine della sua pubblicazione). Anche a questo livello si noti non soltanto la natura completamente spontaneista del gruppo di Cervetto, ma il preciso parassitismo nei confronti di testate “accreditate” per diffondere le sue posizioni caratteristiche. Nel 1958 Parodi propone di confluire nel PC Internazionalista di Damen, ma Cervetto rifiuta, inizialmente per interessi economici verso le casse del PCI che erano ancora, almeno parzialmente, nelle mani di Seniga; poi estromette Seniga e costituisce un comitato con Damen e Fortichiari per l’unificazione del MSC nel PC Internazionalista-Battaglia Comunista (ma il progetto fallisce).
La linea politica e teorica del gruppo eterogeneo che in quegli anni si era costituito intorno a Cervetto, e che andrà poi a costituire L.Com, è del tutto confusa. Non solo Cervetto oscilla tra le posizioni di Damen e quelle anarchiche, ma si appella a qualunque forza esterna al PCI per tentare di ottenere quanta più eco mediatica possibile. Una prova della palese confusione e dissenso teorico che vigevano nel Movimento è l’assunzione di posizioni completamente diverse in base alle fazioni interne: il 6 dicembre del 1964, in una riunione del Centro Nazionale del MSC, si ha una rottura ad opera di molti membri che sostengono posizioni risolutamente filo-cinesi e maoiste (3). Il MSC virtualmente si distrugge e il giornale Azione Comunista collassa. L’anno dopo, dalle rovine lasciate da questa dirompente scissione, sorgono i Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista e, a dicembre, il loro organo (che è rimasto tale nel tempo ed è anzi diventato il nome quasi ufficiale del gruppo), Lotta Comunista. Il gruppo che viene a formare finalmente questo partito è dunque di origine disparata: antifascisti, anarchici, trotskisti, damenisti e “alternativi” senza alcuna coerenza tra loro. La teoria di Cervetto li mette d’accordo proprio perché è sufficientemente vaga e pone l’accento solo sull’analisi geopolitica e sulla strategia svincolata dalla teoria marxista.
2. ATTIVITÀ SINDACALI
L.Com mostra il suo carattere ambiguo e opportunista anche nella questione sindacale, evitando di riconoscere il ruolo apertamente collaborazionista dei sindacati tricolore. I militanti di L.Com affermano di vedere nel loro rapporto con i sindacati una battaglia per influenzarli e prendere la direzione degli stessi (4). Questa situazione ha portato molti esponenti del loro partito a integrarsi con le direzioni dei sindacati (specialmente CGIL) non solamente conciliatorie ma direttamente aliene a qualsiasi concezione di classe del sindacato o del partito. Ciò significa che la loro è un’alleanza diretta con le direzioni dei sindacati che agiscono con scopi eminentemente collaborazionisti (5). Nell’ atteggiamento assunto, gli scopi dei loro militanti sembrano essere sempre più quelli di un proselitismo fine a sé stesso e l’integrazione in organi come quelli sindacali diventano un semplice mezzo per farsi pubblicità con la finalità ultima di concentrare risorse economiche, prescindendo totalmente dal ruolo attuale di questi sindacati e dal terreno di lotta della classe proletaria. Il problema essenziale sembra infatti essere il totale fraintendimento del ruolo attuale dei sindacati confederali, che L.Com vede come il terreno per attuare una battaglia per la direzione, battaglia che intende vincere per sfruttare il ruolo “rivoluzionario” che i sindacati, nel suo mondo idealista, dovrebbero avere. Questa linea si scontra con la CGIL di oggi che L.Com considera virtualmente “rossa” , quando ben sappiamo che non è altro che un sindacato tricolore. Il risultato di questa linea è un’aperta collaborazione con organismi che ormai svolgono esplicitamente una funzione di conciliazione di classe, utile a prolungare il più possibile la vita del capitalismo. I militanti di L.Com finiscono semplicemente per collaborare con i sindacalisti “ufficiali”, che hanno il compito di difendere gli interessi della classe dominante a scapito delle condizioni proletarie. Fraintendendo il momento storico, nonché il ruolo sociale del sindacato tricolore, L.Com non riuscirà certo nel suo intento, a meno che non sia quello di ottenere un’effimera visibilità al prezzo di sostenere degli organismi della lotta operaia, ma dalla parte della borghesia. In effetti, la sua finalità è proprio quella di ottenere visibilità e di vendere il suo giornale, poco importa se per giungere a tale scopo ci si deve sempre alleare con la corrente maggioritaria della CGIL. La visione falsata dei sindacati e la collaborazione con la direzione antiproletaria si traducono quindi nel malcelato sostegno alla classe borghese nella lotta contro il proletariato.
La dimostrazione dell’azione contro-rivoluzionaria di L.Com sta nel suo atteggiamento all’interno dei sindacati, non solo conciliatorio, ma apertamente collaborazionista rispetto alle risoluzioni socialdemocratiche (per capirsi, del “centro” area PD), che non esita a sostenere puntualmente (6). L.Com non ha dunque una linea sindacale se non quella del proselitismo a scopo economico: la sua è una linea di convenienza dettata da scopi di profitto e non agisce sul terreno rivoluzionario. L.Com tenta dunque d’influenzare i settori più combattivi del proletariato all’interno della CGIL con l’obiettivo paradossale (per dei marxisti rivoluzionari) di farli tornare sul centrismo patriottico e nazional-democratico.
3. ATTIVITÀ POLITICHE E SOCIALI
L’analisi dell’organizzazione interna di L.Com evidenzia una struttura il cui funzionamento si fonda non su principi marxisti o su una pratica rivoluzionaria coerente, ma su meccanismi estranei e in aperta contraddizione con la tradizione della Sinistra Comunista. Al centro di tale impostazione si colloca una sistematica subordinazione della militanza agli obiettivi economici, dove il criterio principale di selezione, promozione e giudizio dei militanti è costituito dalla loro capacità di contribuire materialmente al finanziamento dell’organizzazione.
L’attività politica viene così ridotta a un pretesto per garantire la riproduzione di un apparato autoreferenziale, che misura il successo non in termini di chiarezza teorica, radicamento nella classe o sviluppo del programma rivoluzionario, ma attraverso indicatori quantitativi del tutto estranei al metodo comunista. In questa logica, la vendita del giornale, la partecipazione alle iniziative pubbliche e l’organizzazione delle conferenze assumono un carattere meccanico, finalizzato alla realizzazione di obiettivi finanziari prefissati, e non alla costruzione del partito di classe.
Secondo testimonianze ritrovabili su internet, le riunioni organizzative si configurano come vere e proprie sedute motivazionali aziendalistiche, paragonabili a quelle del marketing piramidale. Il tempo pieno, figura centrale nel sistema L.Com, è soggetto a continue pressioni per raggiungere obiettivi finanziari irrealistici, sotto la minaccia implicita o esplicita del licenziamento. Il meccanismo ricorda da vicino il sistema di ricatto salariale tipico della società borghese (7). L’organizzazione incentiva, o quanto meno tollera, la falsificazione sistematica dei dati: vendite fittizie di giornali, numeri gonfiati di partecipanti a cortei o conferenze, diffusione simulata di materiali. Questa prassi non è un’eccezione marginale, ma un comportamento strutturalmente integrato nella vita dell’organizzazione. L’accumulo di punti organizzativi avviene attraverso l’inganno e l’autoinganno: una dialettica contraffatta che nulla ha a che vedere con la trasformazione rivoluzionaria della realtà, ma tutto con la mistificazione dei dati a fini di auto-legittimazione interna (8).
Un ulteriore aspetto che merita attenzione è l’iniziativa crescente, da parte di L.Com, in ambiti come il volontariato sociale, la distribuzione alimentare e la cosiddetta spesa solidale. Queste attività, spesso presentate come forme di intervento militante nei quartieri popolari, tradiscono in realtà una concezione profondamente deformata della funzione del partito comunista. L’assistenza ai bisognosi, pur animata da intenzioni apparentemente altruistiche, rientra nella logica dell’opera caritatevole, più vicina alla tradizione della Chiesa cattolica e delle organizzazioni confessionali che a quella della sinistra rivoluzionaria. Il partito comunista non nasce per gestire la miseria del proletariato, ma per indicarne la causa storica – il modo di produzione capitalistico – e per organizzare la sua soppressione. Il tentativo di colmare col volontarismo le lacune di una lotta sul terreno di classe conduce inevitabilmente a una forma mascherata di integrazione nell’ordine esistente, in cui l’organizzazione assume il ruolo di mediatore sociale e non di guida rivoluzionaria. In tal modo, L.Com finisce per porsi non contro lo Stato borghese, ma al suo fianco, svolgendo una funzione sussidiaria e pacificatrice del conflitto sociale (9).
Il profilo che emerge è quello di un apparato autoreferenziale, che sopravvive grazie alla sussunzione di pratiche e strutture proprie della piccola borghesia più retriva e parassitaria. La logica della scalata interna, la promozione di militanti con maggiore disponibilità economica, l’assenza di reale centralismo organico sostituito da una gerarchia burocratica e clientelare: tutto questo allontana L.Com da qualsiasi concezione marxista dell’organizzazione di partito. Non esiste traccia di una continuità teorico-pratica con la tradizione della Sinistra comunista, né una reale comprensione della funzione del partito come organo storico della classe proletaria. La degenerazione organizzativa non è solo teorica e politica, ma ha anche conseguenze gravi sul piano umano. Giovani militanti vengono spinti a indebitarsi, a mentire, a vivere in condizioni di precarietà materiale e psicologica. In breve riproducono i sistemi più meschini propri delle organizzazioni criminali e settarie.
4. ATTIVITÀ EDITORIALI
I lavori editoriali di L.Com sono decisamente vivaci. Il centro della loro attività è il giornale, fondato nel 1965 (come il partito). Il giornale in questione è sostanzialmente una rivista di geopolitica che ripete continuamente le posizioni di analisti borghesi e i commenti di Arrigo Cervetto a queste. La scienza marxista che si presuppone debba essere applicata lascia spazio, più che altro, a commenti “marxisti” a interventi di economisti, politici e accademici borghesi: spesso il giornale sembra più una rassegna stampa che l’organo di un partito politico. Si impegna dunque a informare rispetto alla cronaca geopolitica da un’ottica borghese e impiegando giusto qualche riga per dei commenti o delle citazioni di Marx, Engels e Lenin (10). Viene anche portata avanti un’intensa opera di ripubblicazione dei testi dei grandi autori marxisti. Se questa operazione può, a un primissimo sguardo, sembrare utile, in realtà è dettata da scopi ben poco nobili. L.Com tenta evidentemente di ottenere un monopolio completo sul mercato librario delle opere marxiste (come in passato i vari Editori Riuniti, Feltrinelli, Einaudi ecc.). Dietro all’apparente nobile scopo di diffondere i testi base del marxismo sta la finalità di sfruttare, invece, la fama di Marx, Engels e Lenin per far conoscere L.Com con l’obiettivo di monopolizzare le pubblicazioni in modo da rimandare chiunque possa essere interessato alle letture marxiste al suo partito e soprattutto alle sue posizioni. Le nuove opere scelte di Marx ed Engels, il rilevamento del lavoro degli Editori Riuniti e la pubblicazione delle opere complete Marx ed Engels hanno l’obiettivo chiaro di rimandare a L.Com ogni qualvolta si cerchi un testo. Ha fornito le sue edizioni a diverse biblioteche, in modo da far sì che anche un semplice curioso che voglia sfogliare un testo di Marx si trovi rimandato a quel partito e ai suoi commenti (11). Queste opere sono riempite di appositi apparati di note e introduzioni che stravolgono il contenuto dei testi in senso cervettiano (come facevano gli stalinisti di un tempo con le loro edizioni). A questo obiettivo si affianca l’evidente volontà di dirsi continuatori dell’esperienza della Sinistra Comunista, nonostante L.Com non abbia alcun collegamento formale o storico con questa. Ciò è confermato dalla pubblicazione della Struttura a nome A. Bordiga, così da farlo sembrare un loro predecessore. Tali pubblicazioni non sono altro che operazioni inscritte in una strategia di marketing mirante a ottenere un monopolio che permetta a L.Com di oscurare i continuatori della via percorsa dalla Sinistra Comunista d’Italia. Questa duplice operazione, rispetto alle opere di Marx ed Engels da una parte e rispetto alla Sinistra Comunista dall’altra, è ben inserita in un quadro generale che mostra come L.Com, con logiche borghesi e di profitto capitalistico, tratti tutta la sua opera editoriale come se fosse un’azienda capitalista (12). Proprio a questo scopo difende veementemente la sua proprietà intellettuale sul giornale, sui volumi e sulle traduzioni.
5. CULTO DELLA PERSONALITÀ
Il culto della personalità è in questo gruppo un fenomeno caratteristico. Fin dall’inizio, come visto nella sezione dedicata alla sua origine e storia, l’organizzazione dei GAAP, del MSC e poi di L.Com è stata galvanizzata e subordinata alla persona di Arrigo Cervetto. Il lavoro di Partito, invece di essere svolto da un organismo collettivo e impersonale, era alla fine da ritenere come estensione delle funzioni personali di Cervetto stesso (13). I suoi libri erano e sono i manuali su cui studiano i giovani entrati in L.Com e suoi sono gli articoli assiduamente citati nei nuovi numeri del giornale. Viene data a Cervetto la funzione non tanto di restauratore del marxismo e basta, quanto più di vero e proprio continuatore, innovatore della teoria di Marx, Engels e Lenin alla luce di geniali nuove teorie (imperialismo unitario, vera spartizione, legge di non corrispondenza e altri elementi eclettici generati dalla fusione improvvisata di visioni spesso discordanti). Questo abbaglio di un marxismo variante, di un marxismo nuovo in continuo aggiornamento diviene la base per giustificare la continua riproduzione dell’analisi geopolitica delle principali riviste e think tank borghesi. Dopo la scomparsa di Cervetto nel 1995, la venerazione nei suoi confronti a opera del suo successore al timone dell’azienda, Guido La Barbera, è stata immensa: si è rapidamente approntata la pubblicazione degli scritti di Cervetto in una lussuosa edizione delle sue Opere in decine di volumi, dei quali solo quattro sono in realtà costituiti da interventi pubblicati di Cervetto e il resto è composto da appunti e lettere. Nel 2024 è uscito un nuovo volume di materiali inediti che sono stati “ritrovati” nell’archivio del gruppo.
Questo nuovo canone teorico viene sempre affiancato alle opere di Marx-Engels e a quelle di Lenin, cementificando Cervetto nella lista dei grandi teorici del passato e trasformandolo in oggetto di continui ossequi teorici (14). La stessa cosa accade, su un piano inferiore, con La Barbera ancora vivo. I loro militanti sono istruiti a difendere la sua opera e i suoi interventi con violenza, sbottando contro chiunque abbia il coraggio di contestarlo, cosa che accade spesso quando si discute con loro.
6. LA “LEGGE DI NON CORRISPONDENZA”, UN CASO TEORICO
La cosiddetta «legge di non corrispondenza tra struttura ed elementi sovrastrutturali» elaborata da Lotta Comunista (e Arrigo Cervetto, dunque) costituisce uno dei cardini teorici più controversi dell’organizzazione: essa appare come un tentativo di giustificare l’abbandono del materialismo storico in favore di un approccio sovra-strutturalista che, pur mantenendo un lessico marxista, si allontana significativamente dal nucleo scientifico del pensiero di Marx ed Engels. Quello che in realtà L.Com propone è un rovesciamento del metodo dialettico marxista. Invece di partire dall’analisi dei rapporti di produzione e della dinamica dell’accumulazione capitalistica – come fa il Capitale – essa costruisce una teoria geopolitica che guarda agli Stati come soggetti quasi autonomi, analizzati attraverso una lente che attinge in modo esplicito alla scuola realista borghese delle relazioni internazionali, da Paul Kennedy a Henry Kissinger. Gli articoli pubblicati sul loro giornale sono spesso collage di fonti giornalistiche, incorniciati da qualche richiamo vago a Marx ed Engels, a cui però viene attribuito arbitrariamente un ruolo di precursori del realismo geopolitico. Questo approccio trasforma il marxismo in un’ideologia vuota, ridotta a un timbro d’autenticità apposto su analisi profondamente estranee alla sua metodologia.
La legge di non corrispondenza viene così utilizzata in modo funzionale e strumentale: ogni volta che un avvenimento politico sfugge alle previsioni o all’analisi scientifica del laboratorio teorico del partito, si richiama questa legge per giustificare l’anomalia. In questo senso, non è tanto una legge quanto un espediente retorico, una clausola di salvaguardia per evitare il confronto critico con le proprie lacune teoriche. Esempio di ciò è l’azzardata interpretazione della Guerra di Spagna come crisi di non corrispondenza (15).
Non meno preoccupante è il rifiuto implicito della teoria della crisi economica del capitalismo come motore fondamentale della rivoluzione proletaria. L.Com arriva ad affermare che la rivoluzione non sarebbe collegata a queste crisi strutturali, ma soltanto a una “rottura dell’ordine mondiale” e dell’equilibrio geopolitico tra potenze (16). Si tratta di un’impostazione che spezza il legame organico tra economia e rivoluzione e che, così facendo, liquida la centralità del capitale come categoria strutturale. Il risultato è un paradigma teorico in cui lo studio della diplomazia ha sostituito quello dell’economia.
Questo slittamento ha conseguenze politiche gravi: anziché concentrare l’attenzione sulla composizione di classe, sull’analisi dei rapporti sociali e sull’organizzazione della forza-lavoro, L.Com insegue, di fatto, il mito di una rivoluzione prodotta solamente da spostamenti geopolitici e da fratture inter-statali. La conseguenza più paradossale è che, nel tentativo di presentarsi come l’organizzazione più marxista e scientifica esistente, essa finisce per adottare una prospettiva idealista, nella quale la storia è mossa dalle sovrastrutture, dai governi e non più dai rapporti sociali e dalle contraddizioni interne del modo di produzione capitalistico. Facile è vedere l’origine di questa impostazione: è il movimentismo libertario e attivistico alla base dei primi vent’anni di politica di Cervetto, il cui lascito è ancora ben vivo nei suoi geniali continuatori.
In definitiva, la “legge di non corrispondenza” si rivela non solo un’aberrazione concettuale, ma anche il sintomo di un più ampio cedimento teorico: quello che, abbandonando l’analisi del capitale, si rifugia in una “geopolitica di sinistra” che ha perso di vista proprio ciò che Marx ed Engels volevano afferrare, cioè il movimento reale della storia sulla spinta delle contraddizioni materiali della società capitalista. La battaglia per il marxismo rivoluzionario, nel XXI secolo, non potrà prescindere da una critica frontale a questo tipo di mistificazioni.
7. CONCLUSIONI
Dall’insieme del quadro qui presentato risulta una visione chiara del fenomeno. L.Com è famosa ovunque non per la sua capacità politica o sindacale, quanto per le sue politiche aziendali di violenta espansione, che portano i militanti a una febbrile attività di propaganda finalizzata, più che all’espansione dei ranghi di un partito politico, all’aumento delle vendite personali da poter riportare ai propri superiori. L’analisi teorica di L.Com si riduce fondamentalmente a una facciata di teoricismo pseudomarxista sotto il quale, alla fin fine, sta l’analisi geopolitica di scuola “realista” elevata a modello scientifico. Sulla base di questa premessa viene elaborata una strategia che travisa la situazione generale e che si fonda su un’interpretazione arbitraria dei fenomeni economici, cosa che a sua volta ricade sull’organizzazione del Partito che, per L.Com, è una faccenda di pura strategia.
Non stupisce il metodo utilizzato dei pestaggi contro gli studenti filo-palestinesi l’anno scorso (17), giacché questo gruppo non solo ha usato i mezzi più vili ogni volta che è stato possibile, ma anche l’esistenza stessa dell’organismo che è stato messo in piedi si fonda sull’eliminazione degli avversari politici visti come concorrenti commerciali in un mercato dell’ideologia della “sinistra radicale”.
La falsificazione del marxismo operata da L.Com, fondata sulle logiche più capitaliste, dev’essere quindi contrastata e smascherata per quello che è: un’operazione commerciale atta all’appropriazione di un patrimonio che non le appartiene, né mai le potrà appartenere.
1) Guido La Barbera, Lotta Comunista, il gruppo originario (1943-1952), p. 38, 2012, Edizioni Lotta Comunista, Milano.
2) Guido La Barbera, Lotta Comunista, verso il partito strategia (1952-1965), p. 19, 2015, Edizioni Lotta Comunista, Milano.
3) Guido La Barbera, op. cit., p. 22
4) Cfr. ad esempio il ruolo di Stefano Bonazzi nel Bollettino di cooperazione degli ingegneri e tecnici dei militanti della Leonardo di Genova, numero di giugno 2021. I militanti e dirigenti di Lotta Comunista intervengono anche sul bollettino internazionale della FIOM di Genova.
5) Per quanto si parli di “lotta per la direzione”, si può notare dal tenore delle pubblicazioni di questi organismi come l’obiettivo sia sempre e comunque la “mediazione” tra le parti e l’interclassismo.
6) Come riportato in La voce delle lotte: “Insorgiamo!”: la GKN e la possibile evoluzione della lotta di classe in Italia (6/10/2021). Nel 2007, alla morte dell’operaio Enrico Formenti, L.Com ha sostenuto la linea della CGIL: tentare una mediazione sulle norme di lavoro e non provare ad imporre nulla ai padroni.
7) Tipicamente, l’attività centrale del militante a tempo pieno è la vendita dei giornali presso i quartieri popolari, le fabbriche o le università. Le riunioni periodiche dei membri hanno il solo scopo di coordinare le entrate economiche e le campagne pubblicitarie della casa editrice.
8) Come riportato anche da utenti intorno a Battaglia Comunista al link: https://www. leftcom.org/en/forum/2017-06-08/lotta-comunista-%E2%80%9Cladruncoli-di-un-patrimonio-teorico-creduto-incustodito%E2%80%9D
9) Cfr. l’apologia che ne fanno nell’articolo “Apartheid all’italiana”, “Lotta Comunista” n° 646, giugno 2024 e nei numerosi avvisi e comunicati. L’immagine, assimilabile a quella della Chiesa Cattolica, è stata diffusa in modo concertato da diverse testate giornalistiche, ad esempio parlando di angeli rossi del volontariato (Qui Monteverde, 28 dicembre 2020).
10) Del numero 621, del maggio 2022, possiamo notare ben 9 pagine su 20 occupate da articoli di commento a testi ed articoli di analisti borghesi americani, italiani, cinesi, russi ecc. ecc.
11) Ad ogni volume delle Opere di Marx ed Engels è stata apposta una nuova prefazione. Queste prefazioni, raccolte in due volumi, sono poi state fornite al pubblico ad un prezzo ribassato.
12) Ad esempio, possiamo citare il documento dal titolo Mese dell’Editoria, pubblicato dai circoli operai in tutte le città. Riferentesi al gennaio 2025, si tratta della notifica di un’offerta: tre volumi sulla Cina, al posto di 55 euro, vengono a costare solo 30. Quest’attività viene definita: Uno sforzo necessario […] per non subire impotenti le ideologie e le scelte di chi ci comanda.
13) La storia di Lotta Comunista, nei suoi primi due volumi ufficiali scritti da Guido La Barbera (da noi citati), è una raccolta di manoscritti, note, lettere ed osservazioni di Arrigo Cervetto. Tutta la storia della loro organizzazione, dunque, dal 1943 al 1965, è sommariamente riassumibile nella sola biografia del dirigente.
14) Ad esempio, vedasi: Guido La Barbera, Lotta Comunista, il gruppo originario (1943-1952), pp. 88-9, 94-5, 132, 135, 190, 214-5, 230-1, 2012, Edizioni Lotta Comunista, Milano, in cui l’autore riproduce i manoscritti originali di Cervetto e talvolta li trascrive a fronte per renderli leggibili.
15) Nella prefazione a G. Munis, Lezioni di una sconfitta, promessa di vittoria. Critica e teoria della rivoluzione spagnola 1930-1939, 2007, Edizioni Lotta Comunista, Milano.
16) Del già citato numero 621, del maggio 2022, possiamo notare ben 14 pagine su 20 occupate da interventi esclusivamente su problemi geopolitici.
17) Leggasi: Le imprese dei «leninisti» di «Lotta Comunista», nostra presa di posizione del 26 maggio 2024, in https://www.pcint.org.
Partito Comunista Internazionale
Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program
www.pcint.org