La vita di un operaio vale una «medaglia al valore» ???

(«il proletario»; N° 1; Supplemento a «il comunista» N. 108 - Aprile 2008)

 

In occasione dello sciopero del 28 gennaio a Mestre, dopo i morti asfissiati al porto di Marghera,  – sono morti nella stiva di una nave che dovevano scaricare, senza più aria da respirare perché la farina di soia fermentando si era mangiata tutto l’ossigeno producendo anidride carbonica, il primo operaio sceso Paolo Ferrara 47 anni si era accasciato e il secondo Denis Zanon 39 anni, nel tentativo istintivo di soccorrerlo subito dopo – Epifani, capo della Cgil, propone dal palco :«Una medaglia all’eroe Denis» (la Nuova Venezia, 29.1.08). Ormai i sindacati tricolore si sono completamente allineati con i padroni nella guerra di concorrenza sul mercato, dove per ribassare i costi di produzione delle merci italiane ci si affida anche agli atti di eroismo, altro che «lotta dura» alle condizione di insicurezza e precarietà sul lavoro.

In realtà non servono norme, procedure, leggi nuove come vanno strombazzando continuamente; già esistono: l’art. 12 del decreto 272 del 1999 sulla sicurezza durante lo scarico delle navi in banchina prevede che  «1) il datore di lavoro, prima di far iniziare il lavoro in qualsiasi locale chiuso deve: a) provvedere che l’ambiente sia stato convenientemente areato;  b) far sottoporre ad adeguato periodo di ventilazione locali o depositi chiusi contenenti prodotti, merci o sostanze che possono emanare esalazioni tossiche e nocive per la salute del lavoratore. 2) Il datore di lavoro deve provvedere affinché il lavoratore che per primo accede ai predetti ambienti sia munito di cintura di sicurezza con corde di adeguata lunghezza e sorvegliato all’esterno dell’apertura di accesso in modo da poter essere tratto fuori tempestivamente in caso di emergenza».

Una procedura chiaramente non applicata quella notte: la stiva non era stata areata a sufficienza (meno di mezzora), Ferrara non era stato calato con l’imbragatura, tanto che Zanon ha perso la vita scendendo per salvarlo, nonostante sia noto che i cereali producono ossido di azoto e bruciano ossigeno quando fermentano.

È chiaro che le cause da combattere sono altre: l’aumentata concorrenza tra i lavoratori per l’entrata delle numerose ditte di appalto che si contendono al ribasso lo scarico delle merci, la generalizzata precarietà del lavoro, la continua pressione per far sbrigare in fretta le operazioni e per non pagare le penalità. Tutto questo  non è passato senza che il sindacato collaborazionista non ne fosse a conoscenza (e il fatto che un sindacalista della Uil sia stato cacciato in malo modo dai portuali durante il corteo di protesta è un preciso segnale),  ma vigliaccamente non abbia mai contrastato, organizzando i lavoratori con la lotta dura perché venissero rispettate determinate condizioni di lavoro e di sicurezza.

Ci scappa il morto? Gli si dia una medaglia, «al valore» naturalmente,e si continui a lavorare alle condizioni di prima!

Ma che se ne fanno gli operai di un sindacato del genere?

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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