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Supplemento a «Il comunista»

Prima serie 1983 - 1984

 


 Il proletario - Prima serie 1983-1984

 Il proletario - Seconda serie dal 2008

 

 


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Presentazione della prima serie 1983-1984

 

 

Nell’ottobre del 1982 scoppiò nel partito una crisi così grave che lo mandò in pezzi. La crisi iniziò, formalmente, alla riunione di Parigi del 3 ottobre, convocata dal centro francese e alla quale partecipò anche un delegato delle sezioni tedesche e un delegato del centro italiano. A Parigi aveva sede il centro internazionale del partito i cui rappresentanti erano ovviamente presenti a quella riunione che, nelle intenzioni del centro francese, aveva lo scopo di dirimere le diverse contestazioni che erano sorte negli ultimi tempi in diverse sezioni. I contrasti che stavano maturando, inerenti in particolare alle questioni legate all’atteggiamento del partito verso i movimenti sociali intesi nel senso più ampio (antimilitaristi, antimperialisti, antinucleari, femministi, autonomisti ecc.), quindi non solo di segno proletario come i movimenti a carattere sindacale, mettevano in evidenza il fatto che nel partito si erano formate diverse tendenze, molte delle quali legate al movimentismo e al contingentismo che mettevano in discussione la stessa esistenza del partito. La stessa direzione del partito era messa sotto accusa, ritenuta incapace di portare il partito ad approfittare delle situazioni di fermento sociale, delle lotte antimperialiste rappresentate dai movimenti antinucleari in Europa e dai movimenti di liberazione nazionale, come quello palestinese, dai quali ci si aspettava nientemeno che l’inizio della rivoluzione comunista. Il sollevamento di buona parte delle sezioni contro il centro e contro il partito provocò l’éclatement, la rottura del partito nella sua organizzazione francese e tedesca, che andò letteralmente in frantumi. Nella successiva riunione di Milano, del 17 ottobre, alla quale furono invitati anche i compagni che contrastavano la linea politica e tattica che stava seguendo il partito negli ultimi anni, il risultato non cambiò: la distruzione del grosso dell’organizzazione di partito in Francia, compresa la sezione algerina che si occupava del periodico “el-oumami”, e in Germania era ormai un fatto compiuto; restava solo il compito di ritessere i collegamenti internazionali con i compagni che rimanevano nel partito. L’organizzazione di partito in Italia resistette allo scoppio della crisi dell’ottobre 1982, ma subì nei mesi successivi un ulteriore scossone, dopo quelli già subiti nell’81 e in precedenza, e dopo l’uscita nel settembre ’82 della sezione di Schio; lo tsunami movimentista che aveva travolto il partito non ci mise molto a travolgere anche l’organizzazione italiana. Il lavoro di ricucitura dei collegamenti internazionali e di riorganizzazione del partito che alcuni compagni francesi, svizzeri, greci, italiani hanno immediatamente cercato di mettere in atto non poteva che basarsi su un bilancio politico approfondito di quanto era successo, ed è questo specifico lavoro che costituirà la base della selezione ulteriore di compagni che riorganizzarono il partito per come si presenta oggi con le sue testate storiche “le prolétaire”, “programme communiste”, “el programa comunista”, alle quali si aggiungeranno nel 1985 “il comunista”, nel 2002 “Proletarian”, nel 2012 “el proletario”. 

Perché, in questa introduzione, stiamo ricordando questi fatti? Perché l’uscita di questo foglio di agitazione politica e del giornale “il comunista” fanno parte di una battaglia contro la liquidazione del partito che era cominciata prima della crisi esplosiva del 1982 e che continuò anche dopo per contrastare sia la tendenza che si svilupperà come “combat”, il cui scopo era di mediare tra il movimentismo liquidatore della prima ora e l’organizzazione di partito tutta da costruire, sia la tendenza, apparsa nel secondo semestre del 1983 e rappresentata da un gruppo di vecchi compagni del 1952, che svilupperà una difesa simbolica e sentimentale di quel che era il partito di ieri. Questo gruppo di vecchi compagni cadrà nella posizione che già fu di “battaglia comunista” all’epoca della scissione del 1952, cioè quella di ricorrere al tribunale borghese per imporre la proprietà commerciale della testata del partito (il programma comunista) sottraendola in questo modo a quella che veniva considerata una “cricca” che si era insinuata nel partito per distruggerlo (i rappresentanti di un sedicente “comitato centrale” democraticamente autoeletto), giustificando l’azione legale come l’unica in grado di salvare l’onore del partito. Certo che, rifiutando qualsiasi lotta politica all’interno del partito per combattere le tendenze devianti e ritirandosi nei confini italiani, a quei militanti sembrò che non rimanesse altro che usare lo strumento preferito dalla borghesia, l’azione legale. La lotta politica, necessaria nella situazione di crisi in cui era caduto il partito, o veniva subita – ed è quel che successe ai vecchi compagni del 1952 – o la si accettava, come facemmo noi e i compagni francesi che rimasero sulle posizioni permanenti del partito e che, grazie ad essa, riuscirono nell’intento di mantenere la continuità politica e organizzativa anche attraverso le testate storiche del partito in lingua francese e spagnola.

In Italia, il partito, già all’inizio del 1982, in vista di una possibile trasformazione del “programma comunista” in rivista, o di un possibile impedimento alla pubblicazione legale da parte della magistratura, si era preparato a continuare ad uscire legalmente con un giornale iscrivendo due nuove testate: “il proletario” e “il comunista”. Data la deviazione in cui stava precipitando anche il grosso delle sezioni italiane già nel 1983, e il controllo che il sedicente comitato centrale aveva sul giornale “il programma comunista”, noi, contrari totalmente all’azione legale utilizzando una “carpita proprietà commerciale” per togliere dalle mani del comitato centrale la testata storica del partito, proponemmo di utilizzare le nuove testate “il comunista” e “il proletario” (che non erano nella disponibilità dei prossimi liquidatori) per dare corpo alla battaglia politica in difesa del partito. Nel frattempo, per dare vita legale alle due testate, i compagni italiani che si opponevano ai liquidatori della prima e della seconda ora, iniziarono a pubblicarle anche se con mezzi di fortuna; continuarono nello stesso tempo a dare battaglia all’interno di quello che rimaneva come partito in Italia e che era ancora rappresentato da “il programma comunista”. Ma la nostra proposta non fu accettata. E così, quando l’azione legale si compì e i componenti del comitato centrale decisero di uscire con una nuova testata, che chiamaronno “combat”, noi ci trovammo nella situazione di combattere un’altra battaglia che, da un lato, cercava di chiarire anche con i compagni francesi le nostre posizioni distinte dal gruppo di “combat”, da un altro lato rigettava le posizioni assunte dal gruppo che si era impossessato del “programma comunista” grazie alla giustizia borghese, e da un altro lato ancora, combatteva la deriva movimentista e tendenzialmente antipartito che animava il gruppo di sezioni che esprimeva il comitato centrale. La conduzione della lotta politica interna nelle file di “combat”, visto che ancora non aveva rinnegato del tutto la storia del partito, mirava a strappare più compagni possibile alla deriva movimentista.

“Il proletario”, quindi, come foglio di agitazione politica e di propaganda, per tutto il 1983 e buona parte del 1984, svolse un duplice compito: esistere come testata regolarmente pubblicata e contenere dossier e critiche alle posizioni borghesi soprattutto sul tema dell’antimilitarismo che all’epoca impegnava molto i compagni rimasti nel partito. Il primo numero uscì nel maggio 1983 e i successivi proseguirono fino al n. 9, del giugno-luglio 1984; allo stesso tempo, pubblicammo anche “il comunista”, come bimestrale politico-economico-sindacale, come testata pronta per sostituire “il programma comunista” nel caso in cui la lotta politica interna non avesse dato lo stesso risultato che diede ai compagni francesi col “prolétaire”. Il primo numero de “il comunista” uscì in contemporanea con “il proletario”, nel maggio 1983. Ma, come detto, il gruppo di vecchi militanti che erano anch’essi del tutto contrari alla deriva movimentista decise di non unirsi a noi nel dare battaglia politica, preferendo la “battaglia” legale, il che ci allontanò definitivamente da essi. Perciò “il comunista”, dal febbraio del 1985 è diventata la testata del ricostituito partito comunista internazionale in Italia.

La pubblicazione de “il comunista”, come organo ufficiale del partito in Italia, assorbì completamente le pochissime forze che rimasero sul terreno delle posizioni di partito; perciò, la pubblicazione de “il proletario” fu sospesa. Riprese molti anni dopo, nell’aprile 2008, come foglio di intervento sul terreno immediato del partito per la riorganizzazione operaia indipendente e per la ripresa della lotta di classe. E la prosecuzione della sua pubblicazione, per ragioni burocratiche legate alle disposizioni postali, e per ragioni di ridimensionamento oggettivo dell’intervento da parte del partito nelle lotte operaie di fabbrica, sarà inevitabilmente come “supplemento a il comunista” e saltuaria.

 


 

Presentación de la primera serie 1983-1984

 

 

En octubre de 1982 estalló una crisis tan grave en el partido que lo destrozó. La crisis comenzó formalmente, en la reunión de París del 3 de octubre, convocada por el centro francés y en la que participó también un delegado de las secciones alemanas y un delegado del centro italiano. El centro estaba ubicado en París, cuyos representantes estaban obviamente presentes en esa reunión con la pretensión de dirimir las diversas disputas surgidas en los últimos tiempos en diferentes secciones. Los contrastes que iban madurando, inherentes en particular a las cuestiones ligadas a la actitud del partido hacia los movimientos sociales entendidos en el sentido más amplio (antimilitaristas, antiimperialistas, antinucleares, feministas, autonomistas, etc.), por tanto no sólo con presencia proletaria como en lo movimientos sindicales, destacó el hecho de que varias tendencias se habían formado en el partido, muchas de las cuales estaban vinculadas al movimientismo y al contingentismo que cuestionaban hasta la  existencia misma del partido. La propia dirección del partido fue acusada, considerada incapaz de llevar al partido a aprovechar situaciones de efervescencia social, de luchas antiimperialistas representadas por los movimientos antinucleares en Europa y los movimientos de liberación nacional, como la Palestina, de la que se esperaba nada menos que el comienzo de la revolución comunista. El alzamiento de la mayoría de las secciones contra el centro y contra el partido provocó el estallido, la ruptura del partido en su organización francesa y alemana, que quedó literalmente destrozada. En reunión posterior en Milán, el 17 de octubre, a la que los compañeros que divergían con la línea política y táctica que venía siguiendo el partido en los últimos años, el resultado fue el mismo: la destrucción de la mayor parte de la organización del partido en Francia, incluida la sección argelina que se ocupaba del periódico "el-umami", y en Alemania ya era un hecho consumado; Sólo quedaba la tarea de volver a tejer las conexiones internacionales con los compañeros que quedaban en el partido.

La organización del partido en Italia resistió el estallido de la crisis de octubre de 1982, pero sufrió en los meses  siguientes otra sacudida, tras la ya sufrida en el 81 y antes, y después de la deserción en septiembre de 1982 de la sección de Schio; al tsunami movimientista que había arrollado al partido no le costó mucho para arrollar incluso a la organización italiana. El trabajo de reparar las conexiones internacionales y la reorganización del partido que algunos compañeros franceses, suizos, griegos e italianos buscaron poner en marcha inmediatamente sólo podía basarse en un balance político completo de lo que había sucedido, y es este trabajo específico el que formará la base de la selección posterior de camaradas que reorganizaron el partido, tal como se presenta hoy con sus periódicos históricos “le prolétaire”, “comunist program”, “el programa comunista”, al que se sumarán en 1985 “Il comunista”, en 2002 “Proletario” y en 2012 “el proletario”.

¿Por qué, en esta introducción, estamos recordando estos hechos? Porque el lanzamiento de esta hoja de agitación política y del periódico "el comunista" forman parte de una batalla contra la liquidación del partido que había comenzado antes de la explosiva crisis de 1982 y continuó después con el fin de contrastar tanto la corriente que se desarrollará como “Combat”, cuyo fin era mediar entre el movimiento liquidador de la primera hora y la organización del partido a construir, como la tendencia que apareció en la segunda mitad de 1983 , siendo representada por un grupo de viejos camaradas de 1952, que desarrollará una defensa simbólica y sentimental de lo que fue el partido de ayer. Este grupo de viejos camaradas caerán en la posición que ya sostuvo "battaglia comunista" cuando se produjo la escisión de 1952, es decir pedir a la corte burguesa la propiedad comercial de la cabecera del partido (il programma comunista), arrancándole de las manos de la que venía a ser considerada como una "camarilla" que se había infiltrado en el partido para destruirlo (los representantes de un autodenominado "Comité central auto-elegido democráticamente"), justificando la acción judicial como la única capaz de salvar el honor del partido. Por supuesto, al rechazar cualquier lucha política dentro del partido para combatir las tendencias desviadas y retirándose dentro de las fronteras italianas, a esos militantes les pareció que no les quedaba otra que utilizar la herramienta preferida de la burguesía, la acción judicial. La lucha política, necesaria en la situación de crisis en la que había caído el partido, o se la sufría – y esto fue lo que pasó con los viejos camaradas de 1952 – o se la aceptaba, tal como hicimos nosotros y los camaradas franceses que permanecieron sobre las posiciones invariables del partido y que, gracias a ella consiguieron mantener la continuidad política y organizativa, también a través de las publicaciones históricas del partido en francés y español.

En Italia, el partido, ya a principios de 1982, ante una posible transformación de "il programa communista” en revista, o un posible impedimento a su publicación legal por parte de la magistratura, se había preparado para seguir saliendo legalmente con un periódico, inscribiendo dos nuevas cabeceras: "il proletario" y "el comunista". Dada la desviación en la que incluso la mayor parte estaba cayendo de las secciones italianas ya en 1983, y el control que el autodenominado comité central tenía sobre el diario “il programma comunista ", nosotros, totalmente opuestos a la acción legal utilizando una " propiedad comercial sustraida” para arrancar de las manos del comité central el periódico histórico del partido, propusimos usar los nuevos periódicos “il comunista” e “il proletario” (que no estaban disponibles para los próximos liquidadores) para dar sustancia a la batalla política en defensa del partido. Mientras tanto, para dar vida legal a los dos periódicos, los camaradas italianos que se opusieron a los liquidadores de primera y segunda hora, comenzaron a publicarlos aunque sea con medios improvisados; al mismo tiempo dentro de lo que quedó como partido en Italia y que todavía estaba representado por "el programa comunista" siguieron dando la batalla. Pero nuestra propuesta no fue aceptada. Y así, cuando se cumple la acción legal y los miembros del comité central deciden sacar un nuevo periódico, al que llamaron "Combat", nos encontrábamos en la situación de librar otra batalla que, por un lado, intentaba aclarar también con nuestros camaradas franceses nuestras posiciones distintas a las del grupo de "Combat", por otro lado rechazó las posiciones tomadas por el grupo que se había apoderado del "programma comunista" gracias a la justicia burguesa, y a mismo tiempo que combatió la deriva movimientista y tendencialmente antipartido que animaba al grupo de secciones que representaba el comité central. La conducción de lucha política interna en las filas de "Combat", ya que aún no había renunciado por completo a la historia del partido, pretendía arrastrar el mayor número posible de camaradas hacia la deriva movimientista.

“Il proletario”, por tanto, como hoja de agitación política y propaganda, a lo largo de 1983 y buena parte de 1984, llevó a cabo una doble tarea: existir como periódico de publicación regular y contener expedientes y críticas a las posiciones burguesas, especialmente en el tema del antimilitarismo que en ese momento a los compañeros que quedaron en el partido les ocupaba mucho tiempo. El primer número salió en mayo de 1983 y los siguientes continuaron hasta el n. 9, de junio-julio de 1984; igualmente publicamos “il comunista”, como bimestral político-económico-sindical, como periódico dispuesto a sustituir “il programma comunista” en caso de que la lucha política interna no hubiera dado el mismo resultado que dio a los camaradas franceses con "le prolétaire". El primer número de “il comunista” salió al mismo tiempo que "il proletario", en mayo de 1983. Pero, como se mencionó, el grupo de viejos militantes que también totalmente opuesto a la deriva movimientista decidió no unirse a nosotros en la batalla política, prefiriendo la "batalla" legal, que definitivamente nos alejaba de ellos. Por lo tanto, "il comunista", de Febrero de 1985 se convirtió en el periódico del Partido Comunista Internacional reconstituido en Italia.

La publicación de “il comunista”, como órgano oficial del partido en Italia, absorbió completamente las poquísimas fuerzas que quedaban en el terreno de las posiciones partidistas; Por ello la publicación de "El proletario" fue suspendida. Se reanudó muchos años después, en abril de 2008, como una hoja de intervención inmediata del partido para la reorganización de los trabajadores independientes y para la recuperación de la lucha de clases. Y la continuación de su publicación, por razones burocráticas relacionadas con disposiciones postales, y por razones de reducción objetiva de la intervención del partido en las luchas de los obreros de fábricas, será inevitablemente un "suplemento a il comunista" y de manera ocasional.

 

 

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