Il programma comunista

Organo del partito comunista internazionale


 

13  – 27 giugno 1973  -

Nota di rettifica dell'articolo « Il Medio Oriente sulla prospettiva classica del marxismo rivoluzionario »

 

 

In questo articolo, in cui si richiamano posizioni generali del marxismo rivoluzionario rispetto allo Stato di Israele come avamposto dell’imperialismo mondiale, e perciò mondiale, e rispetto al fallimento del panarabismo circa la possibilità storica della formazione di un unico Stato borghese rivoluzionario che compredesse tutti i popoli arabi e al suo reale ostacolo alla lotta di classe proletaria, trattando delle prospettive della rivoluzione proletaria in Medio Oriente e nel mondo emergono chiaramente delle illusioni sia sulla potenzialità rivoluzionaria delle masse sfruttate palestinesi («I profughi palestinesi hanno la forza dei senza riserva e particolarmente dei senza terra, e, trovandosi al punto di saldatura della grande massa contadina dei fellah con il proletariato nascente, racchiudono un’alta carica esplosiva che tutte le forze della conservazione politica e sociale hanno sempre cercato di disinnescare o, come di recente in Libano, di annegarle nel sangue»), nonostante le organizzazioni della resistenza palestinese concorressero «a disarmare e tradire questo potenziale rivoluzionario», sia sulla capacità del proletariato delle metropoli imperialistiche di «paralizzare, prima di distruggerli, questi centri nervosi della conservazione e dello sfruttamento nel mondo intero». Si stava avvicinando l’esplosione di una grande crisi capitalista a livello mondiale prevista dal partito, vent’anni prima, per il 1975, in corrispondenza della quale nel partito diversi compagni, anche a livello dirigenziale, si attendevano una rapida ripresa della lotta di classe internazionale nella quale l’alta carica esplosiva delle masse oppresse e dei proletari palestinesi avrebbe giocato un ruolo di primaria importanza.

Questo genere di illusioni alimenterà in seguito, nonostante i tentativi di raddrizzare il tiro, una tendenza ad agire secondo tattiche e formalità organizzative contrarie alle linee stabilite dal programma del partito volte a recuperare il ritardo alla «ricostituzione del Partito Comunista mondiale», come se questo dipendesse soltanto dalla volontà dei militanti. L’inevitabile disillusione successiva spingerà quei militanti a dichiarare il fallimento del partito portandolo ad una crisi, questa sì esplosiva, che lo manderà in mille pezzi.

La «questione mediorientale» e, in particolare, «palestinese», tornerà in primo piano negli anni successivi. Nel 1982 i combattenti palestinesi dell’OLP, riorganizzatisi in Libano, parteciparono decisamente alla guerra civile libanese, ma, a fronte dell’invasione del Libano da parte dell’esercito di Israele, che giunse fino a Beirut, persero e furono costretti ad abbandonare il paese concentrandosi soprattutto in Tunisia. Nel settembre 1982 esce su «il programma comunista» l’articolo Il Medio Oriente al limite fra due epoche (vedi relativa nota di rettifica) nel quale si ripresenta una sopravalutazione della situazione mediorientale e anche della capacità del proletariato delle metropoli imperialistiche di lottare sul terreno di classe collegandosi alla lotta palestinese.

 

 

Partito Comunista Internazionale

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