Napoli: i disoccupati stretti tra le illusioni, le false promesse e la disorganizzazione di un SLL che ha ceduto sul piano della lotta e dell'unità nella lotta

(«il comunista»; N° 120; Aprile 2011)

 Ritorne indice

 

 

Lo stato di stallo delle lotte dei movimenti  “organizzati” del napoletano è emblematico,  proprio  perché questo momento, per così dire di “pausa”, si presenta in una fase in cui le contraddizioni sono rese ancora  più acute  dalle note vicende che hanno investito il clima politico e che l’attualità dei media ci rappresentano quotidianamente.

La fine dello stato sociale con gli ulteriori  tagli alla spesa pubblica vengono gestiti con parsimonia ed oculatezza, ed a maggior ragione  in Campania. Questa regione, e Napoli in particolar modo, è una polveriera  quasi alla pari dell’altra sponda del mediterraneo. Ma la politica imperialista della borghesia italiana, come del resto di tutti i paesi occidentali, riesce ancora a contenere quelle spinte che emergono costantemente,  ma a macchia di leopardo,  dal tessuto sociale, arginandole o convogliandole, a seconda dei casi, sul solito terreno meramente interclassista, arricchendole di democraticismo e, in quest’ultima fase, infarcendole di “ideali nazionalistici”, avvelenando ulteriormente  i crani  dei proletari già intossicati dall’opportunismo e riformismo politico e sindacale dei falsi partiti di sinistra e dai sindacati tricolore, oramai palesemente per tutti, svenduti ai tavoli delle  concertazioni  aziendali.

I tagli della giunta Caldoro investono in particolar modo i settori della sanità e del pubblico impiego ammantandoli di politica di ristrutturazione. La scomparsa di interi reparti, tagli dei posti letto o addirittura la chiusura di alcuni ospedali; il mancato pagamento degli stipendi o la paventata messa in mobilità  per esuberi del personale nel settore trasporti; la riduzione del personale  statale attraverso la scomparsa o l’accorpamento di vari comparti; la crisi Fiat che investe Pomigliano; sono alcuni esempi degli attacchi che subiscono i lavoratori e che sembrano non portare a nessuna reazione concreta che possa invertire il rapporto di forza ancora nettamente sfavorevole ai proletari. Ma da marxisti sappiamo che la quantità prima o poi si trasforma in qualità; e la quantità delle contraddizioni capitaliste, che sono destinate ad inasprirsi vertiginosamente, ci dicono che la qualità delle lotte prima o poi produrrà una impennata esplosiva e incontrollabile, come i paesi del nord Africa ci insegnano. La vecchia talpa continua a scavare! 

In questo contesto, si inserisce la dinamica dei disoccupati napoletani a salario zero e quella dei disoccupati con un salario di disoccupazione ammantato da un impiego fantasma in società altrettanto fantasma, ma che evidentemente rientrano in una certa politica di controllo sociale non scevro quindi di un certo clientelismo. Ciò non toglie ovviamente che questo salario sia stato ottenuto attraverso le lotte che hanno determinato un certo rapporto di forza favorevole ai disoccupati, ma che purtroppo nel tempo è stato mediato da una politica strategicamente vincente dell’assessorato locale.

L’ingresso nel calderone  della legge 223 di riforma della  cassa integrazione, all’epoca, fece cantare vittoria  all’ex “Movimento di lotta per il lavoro” e ai comitati disoccupati storici, (oggi Sll e Uap). Ma la rinuncia dei primi alla rivendicazione dell’assunzione nella pubblica amministrazione con CCNL, poneva le basi della loro sconfitta politica e delle conseguenze nefaste che queste società fantasma rischiano oggi. L’ostinazione a non voler denunciare la politica del “non lavoro” che  queste società perpetuano sistematicamente, è stato, è e sarà solo a tutto svantaggio dei proletari impegnati all’acquisizione di un salario per vivere. Su di loro pende la spada di Damocle dei tagli  regionali alle aziende improduttive! Dall’altro lato, i disoccupati molto meno  privilegiati del cosiddetto progetto Bros, o quelli di nessun  progetto, ma più illusi degli altri,  vivono oramai di speranze, illusioni e fandonie perpetrate ad arte dai vari “cavalieri” di turno, tatticamente riciclati  periodicamente.

Gli ultimi arresti effettuati dalla celere ai danni di dimostranti dell’ex progetto I.S.O.L.A. portati allo sbaraglio, sono molto più incisivi e determinanti di prima, allontanando nel tempo qualsiasi ipotesi che possa far pensare ad una pur minima soluzione per questi proletari  oramai  abituati storicamente a vivere alla giornata. Le suddette società fantasma, nella fattispecie Astir, Napoli servizi, Recam e Arpac Multiservizi, stanno ormai strette anche ai loro “ideatori”, e le vicende degli ultimi mesi, come la messa in discussione delle società stesse o il ritardo dei pagamenti, ci fanno ricordare che il salario per questi proletari sarà continuativo solo se non abbandoneranno definitivamente il terreno che ha permesso loro di ottenerlo: la lotta e l’unità, che la divisione strategica in queste pseudo aziende ha messo in discussione.

L’Sll avrebbe dovuto avere proprio questo compito, di sostenere e di organizzare la lotta e l’unità dei proletari nella lotta. Ma ha permesso, invece, ai Cobas ed altre forze opportuniste di metterci le mani perdendo il meglio delle proprie avanguardie e lasciando morire  le lotte sui tavoli legali e della “giustizia giusta”. Con la successiva cancellazione in massa dei propri iscritti, che mai si è fermata, l’Sll ormai è alla frutta anche dal punto di vista formale. I  proletari  di queste società che rischiano di andare alla deriva possono   contare, sì,  sulle proprie forze – e lo sappiamo che per questo hanno tutte le carte in regola – ma, purtroppo, senza poter contare su un organismo di lotta classista. I proletari dell’Sll devono liberarsi dall’opportunismo che li sta distruggendo e riconquistare quel patrimonio di classe che hanno ancora nel loro DNA.

Bisogna recuperare metodi e mezzi di lotta che sono l’unica carta vincente contro la tracotanza dei dirigenti aziendali e contro il democratismo e il riformismo di forze politiche aliene storicamente dalla lotta di classe. Ricordiamoci che le rivendicazioni non devono essere solo “desiderate” ma scritte! Verba volant, scripta manent! La chiarezza e la determinazione sono sempre state una caratteristica dei movimenti di lotta della classe.

La  rinascita di un’organizzazione di lotta coerente e determinata come era l’ex “Movimento di lotta per il lavoro” darebbe nuovo corso alle iniziative di lotta che si affacciano all’orizzonte. I dirigenti della vecchia direzione Sll sono come paralizzati da una dinamica che evidentemente non riescono ad accettare, più che a non comprendere.

La nostra è una  critica costruttiva, come sempre è stata, rivolta oggi soprattutto a dei compagni e a delle vecchie avanguardie che ci stanno a cuore; sarebbe una cocente sconfitta per il movimento di lotta se sprofondassero definitivamente nelle sabbie mobili dell’opportunismo. I loro errori e l’ostinazione a perseguire metodi e mezzi di lotta alieni dalla loro stessa esperienza storica li stanno mettendo fuori gioco completamente, perdendo definitivamente la stima degli iscritti agli organismi di lotta di cui facevano e fanno parte.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Top

Ritorne indice