Nuova pubblicazione di partito:

« el proletario »

(«il comunista»; N° 128; novembre 2012 - gennaio 2013)

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Nell’agosto del 2002 iniziammo a pubblicare un foglio di propaganda politica come “Supplemento” alla nostra rivista in lingua castigliana “el programa comunista”; l’obiettivo che ci siamo dati è stato fin da allora quello di portare al proletariato di lingua spagnola la voce del partito non solo attraverso la rivista teorica – in cui sono trattate questioni di fondo, storiche e di principio – ma anche con prese di posizione e articoli sui fatti della cosiddetta attualità che danno obiettivamente l’occasione di presentare la risposta del partito ai proletari più interessati alla loro causa di classe e ad un orientamento politico di classe.

Il primo numero del “Supplemento”, ad esempio, si occupò del fallito golpe in Venezuela e del suo significato per le condizioni sociali del proletariato di quel paese. Ne seguirono altri, dedicati sempre all’America Latina ma anche alla Spagna, come si può vedere dagli indici contenuti nel nostro sito www.pcint.org sotto la voce “el programa comunista”.

Come ogni pubblicazione di partito, anche questo Supplemento risponde alla necessità, oltre che alla volontà, di dare continuità, sostenendola, ad un’attività di propaganda politica nelle aree in cui il partito, nei decenni scorsi, era già presente e operante. Nonostante la brutale crisi che il partito ha subito negli anni ’80, e la conseguente scomparsa delle sezioni spagnole e latinoamericane, abbiamo continuato a tener viva la voce del partito nell’idioma che poteva facilitare, in quelle aree, il successivo contatto da parte di elementi che le condizioni sociali avrebbero spinto, prima o poi, a ricercare risposte classiste e, quindi, rivoluzionarie alle questioni legate alla lotta operaia e al suo sbocco storico.

Le forze di partito, ricostituite dopo la crisi degli anni ’80 intorno ai giornali “le prolétaire” e “il comunista”, in Francia, Svizzera e Italia, oltre a dedicarsi al lavoro di bilancio delle crisi che colpirono il partito nel corso del suo trentennio di storia, combatterono con determinazione la tendenza localista e immediatista che caratterizzò gli altri gruppi scissionisti che si chiusero per tutto un periodo nei confini  nazionali con l’idea di poter far “rinascere” il partito che si richiama alla corrente della Sinistra comunista d’Italia solo grazie ad una supposta qualità superiore che solo i militanti “italiani” avrebbero posseduto. Già durante e dopo la crisi, nell’opera di ricostituzione del partito comunista internazionale, la nostra visione e la nostra attività, per quanto quest’ultima fosse inevitabilmente limitatissima sia quantitativamente che geograficamente, non hanno mai ceduto al localismo e, tanto meno, al complesso di superiorità “italiana” di cui la gran parte degli scissionisti italiani hanno dato triste prova.

Il lavoro di riappropriazione del patrimonio teorico, politico, tattico e organizzativo del partito che abbiamo intrapreso durante e soprattutto dopo la crisi del 1982-84, non poteva svolgersi se non attraverso l’attività centralizzata e centralistica di sezioni nazionali di un unico partito internazionale, per quanto ridotto ai minimi termini, espressa per mezzo di quegli indispensabili e vitali “organizzatori collettivi” che sono i giornali di partito. Ed è grazie alla continuità di questo lavoro, e all’attività di propaganda poiettata sempre internazionalmente, che nel 1987 abbiamo potuto riprendere la pubblicazione della rivista teorica del partito “programme communiste” (col n. 89) e, nel 1990, della rivista in lingua spagnola “el programa comunista”(col n. 41); seguirono poi nel febbraio 2002 l’uscita del nuovo periodico in lingua inglese “proletarian” e, nell’agosto dello stesso anno, l’uscita del primo numero, in lingua spagnola, di un Supplemento a “el programa comunista” destinato a superare, negli anni successivi, la saltuarietà con cui iniziò ad apparire.

Le riviste di partito, nelle diverse lingue in cui le forze di partito permettono di uscire, rispondono alla necessità di trattare in forma teorica e più approfondita i differenti temi che attengono appunto a questioni teoriche, storiche, programmatiche e di impostazione politica generale, ed hanno tendenzialmente una irradiazione che, partendo da un punto centrale, si diffonde verso i paesi in cui l’attività di propaganda del partito attecchisce anche se in forma molto limitata. Non è mancata ieri, e non manca oggi, la volontà politica di dotare il partito di strumenti di propaganda teorica e politica nelle lingue che la storia stessa della corrente della Sinistra comunista d’Italia ha fissato nella sua tradizione, come l’italiano, il francese, lo spagnolo e l’inglese, le lingue del capitalismo più antico e più sviluppato. E non mancheranno un domani, grazie allo sviluppo del partito di classe a livello mondiale, le forze che trasmetteranno il bagaglio teorico e politico del marxismo non adulterato – come lo hanno sempre difeso, contro ogni cedimento opportunista, Lenin e la Sinistra comunista d’Italia – nelle molte altre lingue parlate dai proletari arabi, cinesi, indiani, iraniani, tedeschi o russi che ritroveranno nella storia del movimento proletario e comunista le loro radici di classe ricongiungendosi con una tradizione e un “filo del tempo” che la storia non cancella mai. Ma tutto ciò avverrà non per un volontarismo a base intellettualistica o per un artificiale  aumento editoriale di testate di partito; avverrà grazie ad un effettivo radicamento di forze del partito nei diversi paesi del mondo, non importa se questo radicamento richiederà quinquenni, ventenni o cinquantenni.

Le posizioni del partito di classe, che derivano direttamente dal programma del partito e dalle conferme che i bilanci dinamici delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni consegnano alle generazioni di militanti comunisti che si succedono, sono il perno intorno al quale ruota la critica politica, e teorica, che il marxismo, nella sua dialettica invarianza storica, porta al capitalismo su tutti i piani – ideologico, economico, sociale, politico – nei modi più fermi e taglienti non solo contro la dichiarata difesa della società borghese e dell’eternità del capitalismo ma anche, e per certi versi soprattutto, contro le mille varianti opportuniste con cui la boghesia intossica e confonde le masse proletarie paralizzanadole e mantenendole soggiogate al regime salariale.

La stampa di partito, che ha obiettivamente il pregio di durare nel tempo più delle parole dette, è nello stesso tempo punto di partenza e punto d’arrivo dell’attività di propaganda, di studio, di agitazione del partito; il giornale politico, in particolare, è l’organizzatore collettivo perché integra l’attività di partito che necessariamente si svolge nel tempo e nello spazio in momenti e luoghi diversi – ma indirizzati nella stessa direzione – e con forze diverse, a seconda delle condizioni di sviluppo della lotta di classe e della lotta politica del partito – ma integrate e centalizzate in un movimento omogeneo e disciplinato, rispondente sempre agli stessi criteri organizzativi e permeato sempre dallo stesso spirito di lotta.

Nel lungo periodo di controrivoluzione borghese che stiamo attraversando, dopo che la rivoluzione russa del 1917, rimasta isolata a livello europeo e mondiale, fu sconfitta e dopo che anche il partito comunista rivoluzionario che la guidò fu sconfitto da un processo di degenerazione virulenta che intossicò l’Internazionale Comunista e il movimento rivoluzionario mondiale; e dopo che nel secondo dopoguerra la piccola schiera di comunisti marxisti rimasta fedele ai principi e al programma comunista difesi dalla corrente di Sinistra comunista – unica al mondo a non cedere alle lusinghe, alla pressione e alla repressione dello stalinismo, del fascismo e del democratismo – si mise al lavoro nella “dura opera di restauro della dottrina marxista e dell’organo rivoluzionario per eccellenza, il partito di classe”, il compito che abbiamo assunto è quello di difendere la continuità nel tempo e nello spazio del patrimonio teorico, politico, tattico e organizzativo del marxismo e di lavorare alla ricostituzione del partito di classe mondiale seguendo coerentemente il tracciato che il nostro partito di ieri aveva già segnato, “a contatto con la classe operaia e la sua lotta di resistenza quotidiana alla pressione e all’oppressione capitalistiche e borghesi, fuori del politicantismo personale ed elettoralesco, fuori di ogni forma di indifferentismo, di codismo, di movimentismo o di avventurismo lottarmatista”, come si legge nella nostra manchette “Distingue il nostro partito”.

E’ dunque la continuità, sia teorico-politica che organizzativa, e l’attività di partito ad essa coerente, la base reale su cui poggiamo la nostra attività di stampa. La formazione di una sezione di partito anche in Spagna, dopo tanto tempo, e la sua regolare attività di propaganda, di studio e di intervento nelle lotte e negli organismi immediati operai, portata avanti per anni, ha fatto da base ad una periodicità meno saltuaria del Supplemento per poi sfociare nella necessità di un periodico che svolga in modo più completo il ruolo del giornale di partito in lingua spagnola.

Nasce quindi “El proletario, organo del partido comunista internaciónal”. Chi ci segue da tempo sa che nella crisi che sconvolse il partito nel 1982-84 le stesse testate di partito subirono traiettorie differenti, a seconda del gruppo che se ne impossessò; è successo per “il programma comunista” in Italia, ed è successo per “el comunista” in Spagna. Non siamo scesi sul terreno della diatriba legale o formale allora, non lo facciamo ora né lo faremo domani; ciò che conta per noi è la lotta politica che il partito svolge coerentemente in ogni aspetto della sua attività, anche nella obbligata attività legale, ma mai scenderemo, e il partito fin dal 1952 non è mai sceso, sul terreno della difesa legale di una fittizia  proprietà commerciale che risponde esclusivamente al diritto borghese. Non potendo, quindi, riprendere il titolo della vecchia testata spagnola di partito, diamo il titolo “El proletario” al giornale in lingua spagnola, che è titolo perfettamente coerente con altre testate di partito, e riporteremo, a sua integrazione permanente, la manchette “Distingue il nostro partito”, cosa che la differenzia da qualsiasi altra testata in lingua spagnola che si presenta, dopo averla  carpita, con lo stesso nome di partito.

Noi ci rivolgiamo principalmente agli elementi d’avanguardia del proletariato, a coloro che non solo hanno a cuore la causa storica del proletariato nella prospettiva rivoluzionaria dell’abbattimento del regime borghese, dell’instaurazione della dittatura proletaria esercitata dal partito comunista rivoluzionario come unica linea di classe in grado di opporsi frontalmente alla dittatura capitalistica e imperialistica, e dell’intervento dispotico sull’economia capitalistica con l’obiettivo di distruggerla per sostituirla con un’economia non più mercatile e basata sullo scambio, ma anche a coloro che sono spinti a trovare risposte politiche alle contraddizioni della società capitalistica e a lottare in modo organizzato e consapevole per obiettivi che non siano dettati da ambizioni personali o da pruriti intellettuali o di carriera, ma da interessi di classe, specificamente proletari, interpretabili storicamente soltanto dai comunisti rivoluzionari. Ci rivolgiamo a coloro che hanno maturato un sano disgusto per le illusioni democratiche, pacifiste, legalitarie, collaborazioniste, che hanno lottato e vogliono continuare a lottare contro i capitalisti e i loro difensori politici e sindacali, maturando la necessità di inquadrare questa lotta in un quadro più ampio che comprenda anche la lotta contro le diverse varianti opportuniste che si sono susseguite e che si susseguono nel tempo.

Quando il nostro partito, nell’agosto 1974, pubblicò il primo numero del giornale in lingua spagnola, che portava il titolo, per l’appunto, di “el comunista” come supplemento della rivista “el programa comunista”, nell’editoriale in cui si annunciava l’uscita del giornale, tra le altre cose, scrivemmo:

«No pocas agrupaciones, come es sabido, dicen que se oponen al oportunismo, y algunas incluso perciben, de manera mas o menos consciente y profunda, la necesidad de armarse de los instrumentos caracteristicos del comunismo revolucionario. Per estas aspiraciones estan condenandas a quedarse en el plano de los deseos estériles (y a permitir verdaderas estafas políticas) hasta que no se traducen en la aceptación integral y sin reservas de la orinetación y del método del comunismo científico de Marx, Engels y Lenin, que forman un bloque homogéneo e invariable en la misma medida en que subsisten inmadificadas, las relacionese de producción que han sido objecto de la crítica revolucionaria de los clásicos.

«Los elementos vanguardistas, que han sacado de sus experiencia y vivencias de luchas la conclusión de que la lucha contra el oportunismo forma parte imprescindible de la lucha anticapitalista ; los que no se contentan con esperar pasivamente el colapso automático del sistema, o la ‘toma de conciencia espontánea de las masas’, o la conversión milagrosa del oportunismo; los que non creen en la salvación por parte de capas sociales ‘marginales’ y extrañas al proceso de producción capitalista; los que non reconocen como fines del proletariado las mejoras de la esclavitud asalariada, obtenidas a traves del rechazo de la acción de clase y de la aceptación del orden burgues como si fuera eterno ; estos elementos, a los cuales nos dirigimos, constituyen hoy, ciertamente, una minúscula fracción de la ya muy pequeña minoria representada por las fuerzas que tienden a cortar los lazos con el oportunismo. Pero su papel es fundamental y decisivo para la conquista de las capas proletarias mas avanzadas, y subsecuentemente – en la perspectiva estratégica del comunismo revolucionario – de las propias masas trabajadoras. Por otro lado, este papel no podrán jugarlo si no es bajo la condición de poseer una orientación política clara y acabada y una estructuración organizativa correspondiente. Esta hoja expresa nuestros esfuerzos para contribuir a esas tareas».

E’ lo stesso compito che riprendiamo oggi, nello sforzo di continuare a trasmettere agli elementi d’avanguardia del proletariato che, nello sviluppo della sua lotta classista, si riformeranno, lo stesso indirizzo di battaglia, con gli stessi metodi di allora, che sempre ci hanno distinto sapendo che non ricominciamo da zero perché i bilanci delle crisi di partito ci hanno permesso di radicare un lavoro e un’esperienza che non andrà perduta e ci hanno confermato che, nell’invarianza della teoria marxista, la lotta contro le forze dell’opportunismo e del collaborazionismo sarà sempre decisiva.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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