Minatori in rivolta nel Kirghizistan

(«il comunista»; N° 130-131; aprile - luglio 2013)

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Negli ultimi giorni del maggio scorso, in una miniera d'oro di Kumtor, nel distretto settentrionale di Jeti Oguz, nel Kirghizistan, durante l'occupazione della miniera da parte dei minatori, interviene la polizia per sgomberarli ed iniziano subito gli scontri. La miniera d'oro è di proprietà del gruppo canadese Centerra Gold, che è anche uno dei principali investitori del paese centro-asiatico. I  minatori chiedono aumenti di salario e migliori condizioni di lavoro; non poteva mancare, per il condizionamento ideologico delle organizzazioni sindacali e dei partiti che inneggiano alla "nazionalizzazione" delle miniere, la richiesta della sua nazionalizzazione nell'illusione di impedire che il grosso dei profitti minerari vadano nelle tasche di capitalisti "stranieri". Negli scontri del 30 maggio, nei quali la polizia ha usato anche granate assordanti, vi sono stati molti feriti tra i lavoratori; sono stati fatti poi numerosi arresti (più di 90) quando la polizia è intervenuta per ripristinare l'erogazione di energia elettrica che i minatori avevano interrotto per impedire che in miniera si potesse lavorare o portare manodopera crumira. Invece di farsi intimidire dagli intereventi della polizia e delle unità antisommossa, non solo i minatori ma i loro familiari e i residenti del luogo hanno manifestato in appoggio alla lotta dei musi neri e per chiedere il rilascio degli arrestati. I media locali, come riporta una nota di "contropiano.org", riferiscono che la folla ha occupato gli edifici pubblici e bloccato le strade, e negli ulteriori scontri con la polizia altri 72 manifestanti sono stati arrestati.

Il Kirghizistan, ex repubblica dell'Urss, è governato dal partito socialdemocratico ed ha per presidente Almazbek Atambaiev che, in segito alla lotta dei minatori e agli scontri con la polizia, ha decretato lo stato d'emergenza fino al 10 giugno con coprifuoco dalle 20,00 alle 6,00 in tutto il distretto di Jeti Oguz. I sindacati e i partiti di opposizione, naturalmente, chiedono da bravi nazionalisti che il centro minerario torni sotto il controllo dello Stato, visto che gli introiti delle miniere di Kumtor rappresentano circa il 10% del PIL nazionale, e che una parte dei profitti invece di migrare verso le casse del gruppo canadese vengano utilizzati per togliere dall'indigenza la gran parte della popolazione del paese che vive al di sotto della soglia di povertà. (1) Il Kirghizistan non è nuovo alle rivolte della sua popolazione. Indipendente dal 1991, nel 2005 una rivolta popolare costrinse alla fuga il presidente Askar Akayev; nell'aprile del 2010 un'altra rivolta popolare costrinse l'altro presidente, Kurmanbek Bakiyev, a riparare all'estero. Si capisce perché il presidente attuale, di fronte ad una lotta locale e limitata sia intervenuto con la mano pesante. Non vorrebbe dover scappare dal paese come i suoi predecessori!

 


 

(1) Cfr. www.contropiano.org/esteri/item/16964-kirghizistan-minatori-in-rivolta-scontri-e-arresti 

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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