Vatti a fidare delle Poste Italiane

(«il comunista»; N° 142;  Febbraio 2016)

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Ogni numero del giornale che leggete viene stampato e regolarmente spedito attraverso le Poste nella forma di abbonamento postale, forma prevista per i periodici che vengono pubblicati con regolarità. L'abbonamento postale, per piccolissimi editori come siamo noi, risulta essere ancora la forma di spedizione più economica rispetto a quella con  normale affrancatura. Tutti sanno perfettamente che le tariffe postali da alcuni anni sono aumentate considerevolmente, e molti sanno che lettere, pacchi o pacchetti giungono spessissimo con gravi ritardi. Negli ultimi mesi ai ritardi si sono sommate le sparizioni: lettere e pacchi spediti non sono mai arrivati a destinazione! Alcuni media, ultimamente, hanno scritto che sono stati trovati, per puro caso, sacchi di posta gettati come spazzatura in fossi o discariche: chi aveva il compito di fare le consegne evidentemente si è autonomamente diminuito una parte del carico di lavoro assegnatogli. Ma episodi simili sono già successi anche nel passato.

Anche noi siamo stati oggetto di queste sparizioni; alcuni pacchi del nostro giornale non sono mai arrivati a destinazione. A più di due mesi di distanza crediamo che quei pacchi che contenevano il nr. 140-141 de "il comunista", e spediti per ben due volte a un mese di distanza l'una dall'altra, saranno finiti purtroppo in qualche discarica. Verrebbe da pensare, visto che quelli spariti erano destinati in entrambi i casi alla nostra sezione di Napoli, che il fatto non sia casuale; ma non vogliamo alimentare l'idea di una cospirazione contro il nostro partito o i nostri compagni locali. Resta il fatto che questo accidente ci ha impedito di distribuire a Napoli quel nr. di giornale nelle solite librerie e di fare la diffusione militante.

Ogni lettore può immaginare lo sforzo finanziario che facciamo per uscire regolarmente con la stampa; le nostre risorse finanziarie contano soprattutto sulle quote dei militanti e sulle sottoscrizioni, a cui si aggiungono gli  abbonamenti. Per far arrivare la nostra stampa alle sezioni e agli abbonati non abbiamo molta scelta: o la via postale, che risulta essere ancora la più economica, o la spedizione attraverso i corrieri privati, ma a prezzi troppo alti. 

Il giornale, in verità, può essere rintracciato facilmente nel sito di partito; e questo può essere un mezzo col quale il singolo lettore è sicuro di non perdere nemmeno un numero. Ma per la distribuzione del giornale alle librerie, alle edicole, alle biblioteche e ai singoli abbonati, è necessaria la copia cartacea. Perciò, nonostante il fatto che le Poste italiane si facciano pagare salate per un servizio che non funziona, che anzi diventa un disservizio, dobbiamo correre ancora questo rischio chiedendo ai simpatizzanti e ai lettori di comunicarci sempre se il giornale non è arrivato e di fornirci eventualmente un indirizzo mail perché, alla malparata, il numero appena uscito glielo possiamo spedire nel formato pdf.

Sappiamo bene che i lavoratori delle Poste, come i lavoratori di qualsiasi altra azienda, sono proletari sfruttati, pagati male e spesso sottosposti perché precari o lavoratori stagionali, perciò schiacciati dall'insicurezza del posto di lavoro e quindi del salario; e che i carichi di lavoro, soprattutto per i corrieri, sono spesso bestiali e insopportabili. Ma la lotta più efficace contro lo sfruttamento non la si fa gettando nella spazzatura la posta, ma unendosi nello sciopero per la diminuzione dei carichi di lavoro, per la diminuzione dell'orario giornaliero, per l'aumento del salario; lottando contro la concorrenza fra proletari e sul terreno di una comunanza di interessi che superino l'ambito individuale. Più si è isolati, più ci si ripiega nell'individualismo e più ci si espone ad uno sfruttamento ancora più bestiale e ad una maggiore insicurezza poiché, come dimostrano i fatti, nessun lavoratore, singolarmente preso, è al riparo dalla pressione fisica e psicologica del sistema capitalistico di sfruttamento, nessuno è al riparo dalle umiliazioni o dal licenziamento. Prendersela con i sacchi della posta può essere un modo di scaricare la propria tensione e la propria rabbia, ma non diminuisce di un grammo l'oppressione capitalistica.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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