Abbasso il circo elettorale!

(«il comunista»; N° 148;  Aprile 2017)

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In vista della tornata elettorale in Francia, pubblichiamo la presa di posizione con cui sono usciti i compagni francesi; presa di posizione che, al di là dei "personaggi» e dei partiti che il circo elettorale mette in campo in terra francese, vale per qualsiasi tornata elettorale prossima e futura.

 

Da mesi e mesi, un incredibile circo elettorale occupa tutta l’attualità, gettando nell’ombra le “questioni sociali”, vale a dire le questioni fondamentali che riguardano la vita e il lavoro – o la mancanza di lavoro – dei proletari; eppure, nonostante le dichiarazioni del governo, la disoccupazione continua a crescere, i salari ristagnano o scendono e, in generale, la situazione dei lavoratori continua a deteriorarsi.

Abbiamo avuto prima le interminabili campagne per le primarie della destra, poi le primarie del PS, con i loro colpi di scena (eliminazione dei favoriti, ritiro di Hollande), seguite dalla vera e propria campagna presidenziale, con intrighi che si susseguono continuamente. Dopo di che ci sarà la campagna per le legislative, e si arriverà alla “pausa estiva”, che il nuovo governo, qualunque esso sia, userà senza dubbio per assestare i suoi colpi peggiori. I borghesi avranno avuto così più di un anno di tregua dopo le mobilitazioni contro la legge El Khomri, mentre i lavoratori si troveranno in una posizione più difficile per resistere agli inevitabili attacchi antiproletari necessari a soddisfare le esigenze del capitalismo francese.

Nuova dimostrazione del ruolo reazionario del sistema elettorale, che si presenta come mezzo di espressione della “volontà popolare”, mentre è esclusivamente al servizio degli interessi della classe dominante capitalista. Non c’è di che stupirsi: possedendo tutti i mezzi di comunicazione, appoggiandosi su tutta la rete delle innumerevoli istituzioni create e tenute in piedi per difendere l’ordine costituito, la classe dominante, la sola in grado di finanziare le campagne elettorali, forgia a suo piacimento l’”opinione pubblica”; e, in particolare, tiene in vita la preziosissima bugia secondo cui deponendo un pezzo di carta in un’urna è possibile determinare la politica dello Stato borghese! In realtà questa politica è determinata dagli interessi generali del capitalismo di cui lo Stato borghese è il baluardo e dagli interessi privati dei gruppi capitalisti più potenti. Ciò è dimostrato dal fatto che tutti i governi, di destra o di sinistra, che da una trentina d’anni si sono succeduti al potere, hanno seguito sostanzialmente le stesse politiche filocapitaliste e antioperaie. I partiti che prendono parte al gioco truccato delle elezioni e che chiamano i proletari a parteciparvi sostenendo che un nuovo governo di sinistra nato da una vittoria elettorale potrebbe migliorare le condizioni dei proletari e difenderli contro i padroni, non sono altro che furfanti bugiardi che difendono l’ordine costituito borghese.

Lo stesso vale per le centrali sindacali che pretendono di organizzare la lotta dei lavoratori contro gli attacchi capitalisti. L’anno scorso, dopo aver messo in scena un simulacro di lotta, controllando il movimento per evitare che traboccasse e prendesse un orientamento anticapitalista (l’unico che avrebbe potuto essere efficace), i sindacati avevano promesso di “riprendere la lotta” alla ripresa: non è successo nulla di tutto ciò e nel 2017 la lotta è stata semplicemente abbandonata; le centrali sindacali sono tornate alla loro vecchia pratica di poche mobilitazioni isolate, una dopo l’altra, di alcuni settori su qualche punto specifico. Queste organizzazioni, sostenitrici della collaborazione fra le classi, non si sognano neppure lontanamente di turbare il sacrosanto periodo elettorale, il momento supremo della pace sociale che è il loro obiettivo permanente!

 

A DESTRA COME A SINISTRA, CANDIDATI FILOCAPITALISTI

 

Le Pen, una dei due favoriti alle elezioni, ha tenuto un discorso diverso da quello tradizionale del Fronte Nazionale, che riprende rivendicazioni sociali abitualmente difese dai riformisti. Presentandosi come candidata del “popolo” contro le “élites”, ha potuto accrescere la sua audience elettorale, addirittura fra i lavoratori disgustati dai politici borghesi classici. Ma il FN, partito di estrema destra razzista e sciovinista, rimane un nemico giurato del proletariato. Questa è una ragione per cui tutti gli altri candidati sostengono di essere il migliore “baluardo” contro Le Pen, anche quando condividono con lei molte posizioni nazionaliste e antioperaie.

E’ il caso, infatti, di Fillon, il vincitore a sorpresa delle primarie della destra, il cui programma è il più apertamente antiproletario; che prevede (o comporta) fra l’altro l’abolizione delle 35 ore, l’aumento dell’IVA, lo spostamento dell’età di pensionamento a 65 anni, la soppressione di 500.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione, la fine della presa in carico della maggior parte delle cure da parte della Sanità pubblica (fatta eccezione per le malattie più gravi) ecc. ecc.

Macron, il preferito dai media, ha un programma “Fillon light”, in continuità con la sua azione quando era ministro delle Finanze di Hollande: miglioramento della “competitività” delle imprese e riduzione del “costo del lavoro” (in altre parole, aumento dei profitti capitalistici e aumento dello sfruttamento dei proletari), soppressione di 120.000 posti di lavoro nel settore pubblico, risparmio nella spesa sociale ecc. Inoltre, è un sostenitore della “uberizzazione”, cioè dell’eliminazione dei vari statuti e regolamentazioni che intralciano la “flessibilità” della manodopera e limitano gli investimenti capitalistici in alcuni settori. In poche parole, si tratta di una versione del programma di Fillon ammorbidita in modo da creare meno rischi di reazioni da parte dei proletari.

I due candidati “di sinistra” non sono in realtà in gara per vincere le elezioni, ma per rimettere in piedi una forza riformista credibile, in grado di deviare le lotte dei lavoratori che potrebbero scoppiare contro le misure antisociali del prossimo governo. In effetti, dopo il quinquennio di Hollande, il PS è troppo pesantemente screditato agli occhi dei lavoratori per svolgere efficacemente il ruolo di diga sociale di cui l’ordine capitalista ha bisogno. Ha quindi un imperioso bisogno di ridarsi una facciata di sinistra: è questo il vero scopo della candidatura di Hamon (candidato ufficiale del PS, sostenuto dai Verdi). Ma, in questo gioco, la demagogia di Mélenchon (candidato del Partito di Sinistra, sostenuto dal PCF) supera quella dell’ex ministro che, anche se “oppositore” alla legge El Khomri, non può prendere del tutto le distanze dall’azione di Hollande: Hamon ha dovuto, per esempio, abbandonare la sua opposizione alla legge El Khomri per poter essere appoggiato dall’apparato del PS.

Mélenchon, non esita a condannare il quinquennio che si sta concludendo; ma il suo orientamento di “sinistra” non è che una demagogia riformista, che mal nasconde posizioni filoimperialiste e antiproletarie. Ha sostenuto, in nome dell’”interesse nazionale”, l’intervento militare francese in Libia e in Africa, mentre questo interesse nazionale non è altro che l’interesse delle grandi aziende imperialiste, come Total e altre. Come la Le Pen, si oppone all’Unione Europea in nome della “sovranità nazionale”; come lei, denuncia i “lavoratori immigrati” che vengono “a rubare il pane ai francesi”, e sostiene che i lavoratori senza documenti che non hanno contratto di lavoro devono lasciare il paese. Ma la divisione tra lavoratori francesi e stranieri, tra lavoratori con o senza documenti, è un’arma classica usata da sempre dai padroni per paralizzare le lotte operaie; e la “sovranità nazionale” è un obiettivo esclusivamente borghese: i proletari non hanno patria!

Per quanto riguarda i candidati di “estrema sinistra”, pur essendo solo delle comparse del circo, contribuiscono comunque al lavoro sporco che consiste nel renderlo credibile agli occhi dei proletari.

 

NO ALLA PARALIZZANTE MISTIFICAZIONE ELETTORALE.

SÌ ALLA LOTTA DI CLASSE!

 

I proletari non possono difendersi, non possono difendere le loro rivendicazioni immediate o più generali e tanto meno possono farla finita con il sistema capitalista per mezzo di schede elettorali, che per i capitalisti non sono che pezzi di carta. La loro forza non si può esprimere sul terreno truccato delle elezioni, attraverso il sistema democratico in cui i cittadini godrebbero dello stesso peso politico, indipendentemente dalla loro appartenenza a questa o quella classe sociale. È solo attraverso la lotta che possono resistere ai capitalisti e al loro Stato, perché questo è il modo in cui hanno la possibilità di bloccare il funzionamento dell’economia; ma deve essere una lotta reale, condotta con mezzi e metodi di classe; una lotta che rompa con gli orientamenti collaborazionisti, democratici e pacifisti, delle organizzazioni riformiste che confidano solo nel “dialogo tra le parti sociali” e sabotano ogni lotta. Non è del dialogo con il loro nemico di classe che hanno bisogno, ma della lotta determinata contro di lui, il suo sistema e il suo Stato!

Qualunque sia l’esito delle prossime elezioni presidenziali, è facile prevedere nuovi attacchi antioperai. I lavoratori saranno meglio in grado di farvi fronte se avranno saputo respingere le illusioni elettorali, se non si saranno fatti abbindolare dalla propaganda di imbonitori di ogni genere, se avranno respinto gli appelli alla partecipazione al circo elettorale per sostenere un certo candidato o “ostacolarne” un altro: si può “ostacolare” non tanto un candidato di destra o di estrema destra, ma soprattutto il peggioramento dello sfruttamento e dell’oppressione capitalista soltanto con la lotta di classe!

Il rifiuto del circo elettorale, l’astensionismo rivoluzionario, non è il rifiuto della politica in generale: è il rifiuto della politica borghese, condizione per poter seguire una politica proletaria che non si svolge nelle urne e in parlamento, ma nelle strade e nei luoghi di vita e di lavoro; una politica rivoluzionaria i cui principi sono la solidarietà e l’organizzazione di classe del proletariato e il cui obiettivo è la distruzione del capitalismo.

 

- Abbasso il circo elettorale!

- Per il ritorno alla lotta e all’organizzazione di classe!

- Per l’unione internazionale dei proletari contro il capitalismo!

- Per la ricostituzione del partito di classe internazionale!

- Per la rivoluzione comunista mondiale!

 

02/04/2017

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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