La socialdemocrazia tedesca, dopo il 4 agosto 1914 è un fetido cadavere

(«il comunista»; N° 157; Gennaio 2019)

 Ritorne indice

 

 

Paul Levi desidera adesso particolarmente guadagnare i favori della borghesia (e di conseguenza quelli della II Internazionale e dell’Internazionale due e mezzo, che sono i suoi agenti) ripubblicando proprio le opere di Rosa Luxemburg in cui essa ha avuto torto. Noi rispondiamo a ciò con le parole di una buona fiaba russa: accade a volte alle aquile di scendere persino più in basso delle galline, ma mai alle galline di salire al livello delle aquile. Rosa Luxemburg si è sbagliata sulla questione dell’indipendenza della Polonia; si è sbagliata nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo; si è sbagliata nella sua teoria dell’accumulazione del capitale; si è sbagliata quando nel luglio 1914, accanto a Plekhanov, Valdervelde, Kautsky ecc.., ha difeso l’unificazione dei bolscevichi e dei menscevichi; si è sbagliata nei suoi scritti dalla prigione nel 1918 (per altro, essa stessa, dopo essere uscita di prigione, alla fine del 1918 e all’inizio e del 1919 ha corretto una gran parte dei suoi errori). Ma malgrado i suoi errori essa è stata e rimane un’aquila; e non soltanto il suo ricordo sarà sempre prezioso per i comunisti del mondo intero, ma anche la sua biografia e le sue opere complete (nella cui pubblicazione i comunisti tedeschi mettono un ritardo impossibile; non li si può scusare parzialmente che in considerazione delle loro enormi perdite in una lotta durissima) costituiranno una lezione utilissima per l’educazione di numerose generazioni di comunisti del mondo intero. “La socialdemocrazia tedesca dopo il 4 agosto del 1914 è un fetido cadavere”: è con questa sentenza che il nome di Rosa Luxemburg entrerà nella storia del movimento operaio mondiale. Mentre invece nel cortile posteriore del movimento operaio, tra mucchi di letame, le galline come Paul Levi, Scheidemann, Kautsky e tutta questa confraternita ammireranno soprattutto, ovviamente, gli errori della grande comunista. A ciascuno il suo.

(Lenin, Note di un pubblicista, fine febbraio 1922, in Lenin, Opere, vol. 33, p. 189).

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Top

Ritorne indice