Francia. Sciopero illimitato e senza preavviso: i ferrovieri di Châtillon mostrano la strada da seguire!

(«il comunista»; N° 162 ; Dicembre 2019)

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Dal 21 ottobre, centinaia di ferrovieri del “Technicentre” di Châtillon (Hauts de Seine) sono in sciopero. Il Technicentre (TATL) presiede alla manutenzione obbligatoria dei TGV, e i ferrovieri, scioperando, hanno provocato rapidamente una paralisi quasi totale del traffico dell’arco atlantico della rete TGV.

Contrariamente a quanto è stato affermato da alcuni media che lo hanno attribuito al sindacato SUD-Rail, lo sciopero si è  innescato spontaneamente, al di fuori dei sindacati. Per di più, gli scioperanti hanno dato il via al movimento senza rispettare l'obbligo di depositare un preavviso previsto dalla legge – misura, questa, che serve ad indebolire la forza dello sciopero dando il tempo alla direzione di prepararsi per affrontare al meglio la situazione – istituendo, inoltre, un fondo indipendente per sostenere lo sciopero. Finora hanno resistito alla campagna di propaganda dei media e del governo che riprendono la vecchia accusa secondo cui lo sciopero danneggia gli utenti, ma tra gli utenti molti sono proletari che potrebbero solidarizzare con una lotta operaia.

I lavoratori delle ferrovie, inizialmente, si sono mobilitati contro il piano della direzione di sopprimere dieci giorni di ferie contro un premio di 7.000 euro; il progetto è stato ritirato, ma la lotta continua contro i bassi salari e le cattive condizioni di lavoro: 7 giorni su 7, in tre turni giornalieri di otto ore, sotto una costante pressione per mantenere i tempi di percorrenza stabiliti al fine di limitare il più possibile i tempi di fermo dei treni.

Nella dichiarazione del 27 ottobre gli scioperanti affermano:

«Noi lavoratori alle attrezzature del Technicentre di Châtillon, sulla rete TGV Atlantique, abbiamo smesso in massa di lavorare dalla sera di lunedì 21 ottobre, senza consultare o essere inquadrati dai sindacati. La direzione considera il nostro sciopero illegittimo, poiché non abbiamo rispettato il preavviso minimo di 48 ore, ma era l’unico modo per essere ascoltati (...).

«La nostra collera è reale e profonda, siamo determinati a batterci fino alla soddisfazione delle nostre richieste, per il rispetto e la dignità. Non possiamo più accettare di lavorare con salari vicini allo SMIC (1) e congelati per 5 anni, sotto organico e con personale che si dimette continuamente. Ci vergogniamo di vedere come la SNCF [la rete ferroviaria francese, NdR] gioca con la sicurezza o il comfort dei viaggiatori, per questioni di flessibilità e redditività. Rispetteremo le scadenze di preavviso il giorno in cui la direzione stessa rispetterà i salariati ma anche i viaggiatori (...). «Ne abbiamo piene le tasche di riorganizzazioni, di bassi salari, di tagli di posti di lavoro e personale insufficiente! Ci appelliamo a tutti i ferrovieri perché alzino la testa con noi, perché la situazione di oggi a Chatillon è in realtà il riflesso di una politica nazionale (...).

«Abbiamo lasciato fare per troppo tempo senza dire niente, ma oggi al TATL diciamo basta a questa politica aziendale. Non venderemo la nostra dignità, la nostra sicurezza, né la nostra salute!» (2).

 

I POMPIERI SOCIALI CONTRO LO SCIOPERO

 

L’appello degli scioperanti agli altri ferrovieri e l’esempio della loro determinazione hanno suscitato una prima eco: degli scioperi si sono svolti giovedì 31 ottobre nei centri tecnici di Le Landy (Seine Saint Denis) che si occupa dei TGV dell’asse nord e in quello di Villeneuve Saint Georges (Val de Marne) per la rete sud-est.

Il sindacato SUD-Rail, reputato il più combattivo, che ha ammesso di essere stato sorpreso dallo sciopero di Châtillon, ha fatto un grande passo allineandosi al movimento di sciopero, ma per sabotare l’estensione della lotta! Ha agitato la minaccia di un appello allo sciopero illimitato in questi centri «da giovedì sera o da lunedì». Ma dopo aver fatto lo spaccone, ponendo una sorta di ultimatum alla direzione («Abbiamo dato alla direzione fino a 18 ore per soddisfare le nostre richieste»), SUD ha chiamato i ferrovieri a riprendere il lavoro: «Giochiamo al gioco (del dialogo sociale). Nel frattempo, il lavoro riprende, i treni cominceranno ad uscire» (3).

La direzione ha ripreso l’iniziativa organizzando un incontro con i sindacati e il SUD ha smesso di evocare la possibilità di uno sciopero...

Mentre gli scioperanti di Châtillon chiamano gli altri ferrovieri ad unirsi a loro, ed hanno bisogno del loro sostegno per piegare la direzione, SUD li lascia isolati «giocando al gioco del dialogo sociale». La collaborazione di classe ha la precedenza sulla solidarietà di classe: «Non possiamo dire di non dare una via d’uscita alla gestione dei conflitti», ha dichiarato Fabien Monteil, delegato di SUD-Rail Landy (4).

Questo atteggiamento non dovrebbe sorprendere; a dispetto del suo discorso contestatario, SUD faceva parte dell’Intersyndicale che l’anno scorso aveva organizzato la sconfitta dei ferrovieri con una lotta molto «articolata» con giorni di sciopero annunciati in anticipo (5). Aquesto proposito Le Parisien scrisse: questo movimento «è stato inutile, ringhia un ferroviere, sindacalizzato. Abbiamo rispettato le regole, presentato i [preavvisi]. Con questo sistema, la direzione si organizza, il movimento non ha alcun impatto e non si ottiene nulla» (6).

È' l’esperienza amara, ma salutare, della sconfitta del 2018 a spiegare l’azione degli scioperanti di Châtillon, che hanno preso direttamente in mano la loro lotta, violando le misure legali anti-sciopero: non è possibile battersi con qualche possibilità di vittoria lasciando la conduzione del movimento alle organizzazioni collaborazioniste e alle loro tattiche che rendono gli scioperi il più inoffensivi possibile!

È questa conclusione che spiega anche l’ondata di interruzioni del lavoro dei ferrovieri dopo l’incidente di un TER nelle Ardenne il 17 ottobre scorso (75 feriti leggeri): il macchinista, anche lui ferito, il solo ferroviere su quel treno, ha dovuto fare 3 km a piedi tra andata e ritorno per attivare manualmente un segnale e poter fermare un altro treno in arrivo!

In quel caso, i conducenti hanno utilizzato una disposizione legale («diritto di ritiro») per mettersi spontaneamente in sciopero prima in Champagne-Ardenne, poi nell’Ile-de-France e in buona parte del territorio. Hanno protestato contro il fatto di trovarsi soli a bordo dei treni, secondo una pratica che esiste già da tempo nella regione di Parigi, ma che la direzione vuole generalizzare per motivi di redditività (riduzione del personale); più in generale, però, sono il deterioramento delle condizioni di lavoro e i bassi salari, la causa del malcontento dei ferrovieri.

I ferrovieri in sciopero di Châtillon l’hanno capito: per difendersi e poter vincere, i lavoratori possono fare affidamento solo sulle proprie forze. Devono prendere la loro lotta nelle proprie mani, indipendentemente dalle organizzazioni collaborazioniste che cercano solo di fornire vie d’uscita alle direzioni; è necessario organizzarsi e combattere con mezzi e metodi di classe: sciopero illimitato, senza preavviso con l’occupazione dei locali o con picchetti di sciopero, estensione ad altri stabilimenti, comitati di sciopero ecc.

Qualunque sia il seguito dell’attuale movimento, è una lezione cruciale da ricordare per gli inevitabili futuri conflitti, non solo alla SNCF, ma ovunque i proletari devono affrontare ovunque le stesse condizioni e subire il sabotaggio delle organizzazioni collaborazioniste.

 

Via la lotta e lo sciopero dei ferrovieri di Châtillon!

Per l’estensione e la generalizza-zione del movimento!

Per la ripresa della lotta di classe indipendente!

 

1/11/12019

 


 

(1) SMIC: Salario minimo orario al di sotto del quale le aziende non possono andare. Nel 2015 lo SMIC orario lordo era pari a 9,61 euro, che corrisponde a 1.457,52 euro lordi mensili per 35 ore settimanali (Le SMIC, Ministère du Travail, de l’Emploi, de la Formation professionnelle e du Dialogue sociale, 19 gennaio 2015).

(2) http://malakoffantilberal unitaire.over-blog.org/2019/10/with-the-chools-of-technical-centre-chatillon.html

(3) AFP 31/10/19

(4) Libération, 31/10/2019. I partiti trotskisti stanno attenti a non criticare questo atteggiamento: sono presenti nella direzione del SUD!

(5) Secondo il quotidiano molto borghese L’Opinion (29/9/10) - preoccupato per l’attuale prospettiva di scioperi selvaggi e la perdita di influenza dei sindacati - al contrario nel 2018: "con una buona organizzazione e un sistema informativo funzionante, la SNCF era in grado di far funzionare i treni. Le comunicazioni, che devono essere inviate con 48 ore di anticipo, hanno permesso di elaborare piani di trasporto relativamente soddisfacenti. Servizio degradato, sicuramente a disagio, ma il paese non è stato bloccato".

(6) Le Parisien, 28/10/19

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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