Diritto di manifestare” ?

Sì, a parole, ma la polizia “democraticamente” reprime!

(«il comunista»; N° 162 ; Dicembre 2019)

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Napoli, 4 dicembre 2019.

Per iniziativa del SiCobas, il 30 novembre si sono tenute diverse manifestazioni contro la repressione  nelle città di Milano, Bologna e Napoli  con migliaia di partecipanti. In concomitanza, anche a Cagliari si è avuta un’iniziativa del “Movimento contro l’occupazione militare in Sardegna”. Questa organizzazione denuncia un’accanita repressione contro i suoi militanti; 45 di loro sono stati indagati  e  5, accusati di terrorismo, sottoposti a sorveglianza speciale.

Con le manifestazioni contro la repressione, promosse anche all’assemblea tenuta all’Università di via Mezzocannone, a Napoli, il SiCobas intende denunciare la politica antiproletaria del governo Conte bis perché, sostiene, sarebbe venuto meno all’impegno di abolire il decreto sicurezza Salvini. In base  anche al precedente decreto Minniti, l’attuale governo sta rafforzando, nel totale silenzio di tutta la stampa borghese, un’ondata repressiva molto dura con denunce, fogli di via e divieti di dimora per chi lotta, per difendere salario e posto di lavoro, fuori dei sindacati collaborazionisti e indipendentemente da loro. Il SiCobas si fa, quindi, promotore di un’opposizione alla repressione tentando di unire più movimenti di base possibile, ma nel pieno rispetto di una democrazia che si fonda sulle stesse leggi che prevedono la repressione di tutti i movimenti e degli elementi che si ribellano a organizzazioni e a pratiche che paralizzano preventivamente ogni espressione di lotta proletaria.

Anche a  Napoli si è attuata l’iniziativa del SiCobas che, insieme col “Movimento disoccupati 7 novembre”, ha sfilato per le vie del centro. Un corteo  partito da piazza Matteotti ha raggiunto la prefettura gridando slogan del tipo “Vogliamo lavoro e ci danno fetenzia, questa è la loro democrazia”. Poco prima della fine del corteo un gruppo di manifestanti si è arrampicato sulle impalcature poste sulla facciata del teatro San Carlo stendendo uno striscione in cui campeggiava la scritta: “Basta con processi e tribunali, i disoccupati a lavorare”. Due giorni dopo, lunedì 2 dicembre, un gruppo del “Movimento disoccupati 7 novembre” ha partecipato ad un presidio sotto la questura di Napoli promosso dagli studenti in risposta alle cariche della polizia subite nella stessa mattinata durante la protesta contro il riscaldamento climatico e contro il fermo di due di loro.

Indiscutibilmente i disoccupati napoletani possono contare su una lunga storia di lotte, ed è sempre positivo che trovino tutte le volte la forza di riorganizaarsi, di ricominciare daccapo. Ma perché i vari tentativi di organizzazione non finiscano, prima o poi, nei meandri di un politicantismo immediatista che li fa fallire ogni volta, devono darsi una piattaforma di lotta che unifichi realmente gli interessi di classe dei proletari in quanto tali, disoccupati e occupati, stagionali e precari, cassintegrati  e interinali, autoctoni e immigrati, superando i recinti professionali e di categoria in cui li hanno abituati i sindacati collaborazionisti. Allora anche la lotta contro la repressione non sarà più una lotta separata, alla quale si sentono convolti soltanto coloro che effettivamente vengono colpiti in quel dato momento dalla repressione, ma sarà parte integrante della lotta proletaria classista nella difesa in generale delle condizioni di vita, di lavoro e di lotta.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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