Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1917

L’atteggiamento del Partito di fronte alla guerra e alla pace

 

 

Caporetto e la riunione di Firenze, 18 novembre 1917

 

 

Nell’estate 1917 la guerra si svolgeva ancora nel logorante ritmo delle trincee; a Claudio Treves toccò il celebre “infortunio” della frase: “quest’altro inverno non più in trincea”. La frase non era estremista sebbene decisa; essa, in fondo, esprimeva il vecchio concetto riformista secondo cui la pressione del proletariato avrebbe indotto le classi dominanti a trovare la via della pace. La Sinistra poneva invece chiaramente l’altra soluzione: porre fine alla guerra attraverso il rovesciamento della borghesia e del suo dominio. Treves voleva realmente la fine del conflitto, ma proprio per evitare che sboccasse in guerra civile. (...)

Nei moti dell’agosto 1917, ancora una volta furono gli operai di Torino a condurre una viva e vera azione di guerra di classe. La gravità della repressione e la violenza del processo avanti un tribunale militare contro tutti i capi locali del partito (...), oltre alle vivacissime discussioni che seguirono in seno al partito e alla coincidenza storica del rovescio di Caporetto avvenuto poco dopo, formarono intorno a questi moti quasi una leggenda. L’abile marxista Treves poté condannare l’errore di “localismo”, mentre i torinesi giustamente rampognavano il partito di averli lasciati soli, e nella polemica non seppero dire che il moto locale era causato dal fatto che, sotto la pressione di Treves e della loro tradizione, appunto perché non ignobile, la proposta di moto “nazionale simultaneo” e non locale sarebbe dovuta passare sui corpi dei Turati e Treves prima di trionfare, come da tutto il resto d’Italia noi sinistri rispondemmo alla “Critica Sociale” ponendo apertamente l’esigenza della scissione del partito come condizione alla presa delle armi in un’azione rivoluzionaria. (...).

Lazzari e la Direzione in quel momento erano fermamente decisi ad impedire quello che la forte maggioranza dei deputati voleva fare: se non proprio entrare in un gabinetto di “difesa nazionale”, per lo meno non negare il voto a un tale ministero e ai crediti per la difesa. Era un risultato che sembrò ai giovani dell’estrema ala marxista importante (...).In pratica i proletari soldati avevano applicato sia pure in modo insufficiente il disfattismo, disertando il fronte. Avevano gettato le armi invece di tenerle per azioni di classe, come nello stesso tempo avveniva sui fronti russi; se non avevano sparato sui loro ufficiali, era perché gli ufficiali erano scappati con loro (...).

Le masse avevano capito quanto possono capire, finché non fa maggior luce il partito rivoluzionario. Ora si trattava di impedire che il Partito socialista si unisse al grido: Riprendete le armi e tornate contro il nemico! In tal frangente non fu la sinistra della frazione intransigente, ma tutta la frazione, che si riuniì per lottare. (...) La riunione fu tenuta illegalmente a Firenze la notte del 18 novembre 1917. Essa era apertamente diretta contro gli atteggiamenti della destra del partito (...)

 

(Storia della Sinistra comunista, vol.I, p.113)

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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