Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1918

 

 

Le direttive marxiste della nuova Internazionale

(Da “L’Avanguardia” n. 537, del 26 maggio 1918; in Storia della Sinistra comunista, vol. I, p. 350)

 

 

Questo articolo discute la questione della ricostruzione dell’Internazionale proletaria, basandosi sull’affermazione che tutte le parti marce della Seconda Internazionale debbono essere tagliate via, anche nella Sezione italiana. Afferma che le basi teoriche e programmatiche della nuova Internazionale devono essere quelle stesse del marxismo rivoluzionario e del Manifesto del 1848. Invoca la soppressione della distinzione tra programma massimo e minimo e di ogni residuo di revisionismo riformista. È affermato il principio della conquista violenta del potere e confutata l’obiezione anarchica alla dittatura dello Stato comunista. È rivendicata ancora una volta l’esigenza del Partito strettamente centralizzato e disciplinato. Anche qui la censura ha avuto gran pascolo, ma è stata impotente ad infrangere le linee dorsali dell’argomentazione: noti solo il lettore che il termine “violento”, o “con la violenza”, costantemente soppresso e sostituito da uno spazio vuoto, è stato da noi reintegrato. In questo articoli sono sintetizzate tutte le posizioni di fondo sostenute dalla Sinistra comunista, e da Bordiga in particolare, con tenace coerenza e alle quali anche noi, partito comunista internazionale ricostituito nel secondo dopoguerra, facciamo direttamente riferimento.

 

 

L’enorme lavorìo polemico delle diverse scuole e tendenze socíaliste, spinto al massimo fervore in presenza della crisi bellica, deve essere coordinato ad una conclusione precisa nella ricostruzione della Internazionale.

Questa non deve essere un’accozzaglia di gruppi e metodi dísordinati, ma una compagine omogenea di forze miranti ad uno scopo unico, con metodo esattamente stabilito e delimitato.

Un simile criterio diminuirà forse il numero degli aderenti all’”atto costitutivo” del nuovo grande organismo rivoluzionario mondiale, ma l’avvierà a successo sicuro. Si può provare con svariati esempi, tratti anche dalla storia della rivoluzione russa, e dalla stessa vita del nostro partito in Italia, come ad ogni delibera equivalente ad una “restrizione” del campo della tattica socialista sia succeduto un notevole rifiorire del movimento.

 

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L’ossatura delle concezioni teoriche adottate dall’Internazionale non potrà essere altra che quella marxista, il metodo interpretativo dei fenomeni storici e deh’organismo sociale non potrà essere altro che il materialismo economico, lumeggiato nelle sue affermazioni basilari da una vasta indagine intorno all’esperienza storica oggi febbrilmente vissuta dal mondo. Per questo noi siamo e restiamo marxisti, nel senso piú alto e comprensivo della parola, ritenendo che il proletariato socialista moderno sia il continuatore dell’opera critica iniziata dai primi comunisti sul fondamento del Manifesto del 1847.

Nelle sue linee fondamentali, il comunismo critico costituisce il superamento non solo di tutte le dottrine ideologiche e metafisiche intorno alla vita deh’umanità, ma soprattutto delle ideologie democratiche borghesi di tutta la fìlosofia cresciuta dai germi dell’89 e tessuta intimamente sulla doppia trama del laicismo e del patriottismo quella filosofia che ha per coronamento le illusioni dell’ottimismo evoluzionista intorno allo sviluppo graduale e pacifico dell’umanità verso la civiltà e il progresso sulla base delle istituzioni presenti.

Nel tempo stesso il marxismo rivela definitivamente l’errore del socialismo utopistico, che, pur avendo scorto l’esistenza della questione sociale e la necessità di sopprimere la proprietà privata, s’illude di pervenirvi per lodevole inclinazione dei dominatori dell’oggi.

È indistruttibile il risultato del metodo marxistico in quanto esso serví a confutare questo triplice ordine di errori, edificando al loro posto le verità della lotta di classe e della rivoluzione proletaria collettivizzatrice del capitale. L’esperienza degli ultimi anni autorizza a respingere come erronee o tendenziose tutte le revisioni - borghesi o socialiste - del pensiero marxista, in quanto investano quei caposaldi essenziali...

La nuova Internazionale sarà una grande forza collettiva, esattamente situata nel campo sociale e nell’epoca storica che attraversiamo, intesa unicamente allo scopo di sostituire alla società capitalista quella comunista, col mezzo dell’azione proletaria di classe.

Tutto ciò è molto semplice, ma molto importante, perché vuol dire che la finalità del movimento sarà la trasformazione rivoluzíonaria delle attuali istituzioni economiche e politiche; e non la curatela delle condizioni di vita presenti degli operai negli aspetti di dettaglio offerti dalle varie categorie e dai vari paesi. Non laburismo o operaismo o riformismo dunque, ma socialismo proletario.

Soppressa l’antica capziosa distinzione tra programma massimo e minimo, lasciata alla democrazia borghese, se ne avrà tempo e voglia, la cura di riformare le istituzioni del capitalismo moríturo, affidata alle organizzazioni di mestiere la difesa quotidiana delle classi proletarie contro le cupidigie padronali, la Internazionale si darà ad organizzare le forze specificamente capaci di porre ovunque in atto il grande “passo” che l’umanità dovrà compiere.

 

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Questo compito grandioso è dunque d’indole sociale e quindi polirica. Sovvengono qui le prospettive marxiste...

 

[ Censura ]

 

Il motore primo dei fatti sociali e politici è, nella nostra concezione della società, l’economia.

Da questa verità scaturisce l’altra dell’avvicendamento delle classi al potere. Quando la tecnica della produzione è matura per nuove forme economiche, la classe che detiene il potere viene costretta a cederlo sotto l’urto violento dell’altra classe che ha interesse a dar vita alla nuova economia.

 

[Censura]

 

Il passaggio del potere da una classe all’altra è fatto politico, crisi politica che consente all’evoluzione economica di svolgersi liberamente compiendo un trapasso reso necessario dallo stadio della tecnica produttiva, ma inceppato dai vecchi istituti politici, difensori di sorpassati sistemi economici. Il proletariato moderno deve dunque condurre una lotta politica per arrivare, con la forza, ad impadronirsi del potere togliendolo alle classi borghesi, ed esercitarlo per rendere possibile l’economia comunista che è il metodo di utilizzazione razionale degli odierni progressi della tecnica. Ogni altra concezione di questo processo è irreale e non marxista. Cosí non sono accettabili le concezioni ed i metodi sindacalisti ed anarchici, secondo i quali la rivoluzione consisterebbe nella soppressione dell’attuale potere politico (Stato borghese) per sostituirvi “‘ipso facto’ l’assoluta libertà sociale che darebbe luogo alla produzione gestita spontaneamente dai sindacati di professione o in genere da libere associazioni di produttori. Una facile critica dimostra che tali programmi non sono rivoluzionari, perché non hanno un reale costrutto storico, ma si basano su astrazioni filosofiche intorno alle idee di libertà, di nefasta influenza di ogni potere e simili, prescindendo cosí dalla logica dello sviluppo della società umana.

Nessuna rivoluzione può liberarsi di colpo delle tradizioni del passato, delle sopravvivenza morbose di un regime secolare di sfruttamento per cui gli individui non sono suscettibili di diventare libere molecole moventesi ordinatamente nel “cosmos” sociale al solo infrangersi dell’autorità che oggi mantiene il regime del privilegio con tutte le sue nefaste derivazioni.

Il regime socialista [Censura] dovrà lottare contro le sopravvivenze dell’individualismo economico borghese, per stabilire la coordinazione razionale e perciò in massima volontaria degli sforzi produttivi dei singoli per trarne il maggiore benessere collettivo; avvalendosi anche della coercizione, almeno finché vi saranno dei borghesi restii alla espropriazione, e degli individualisti in genere, ancora dominati dalle conseguenze antisociali della miseria e della depressione presente.

Vi dovrà essere dunque un potere politico disciplinatone deh’organismo sociale. Il socialismo marxistico è veramente rivoluzionario, in quanto esso è ben situato nella storia e nella vita della società umana; è una leva il cui punto d’appoggio è solidamente stabilito nella realtà odierna e sulla cui impugnatura sicuramente agisce la “potenza” delle energie proletarie. La nuova Internazionale sarà dunque il partito politico socialista mondiale, organizzazione collettiva della classe lavoratrice per la conquista violenta del potere e l’esercizio di esso, per la trasformazione dell’economia capitalistica in quella collettiva. Tale partito aspira ad una collettiva e cosciente “disciplina” e sarà il vero ambiente della futura amministrazione proletaria universale.

A conclusione di questa rapida corsa attraverso i postulati che ci paiono essenziali per il programma dell’Internazionale di domani, aggiungiamo alcune ovvie delucidazioni su argomenti ampiamente dibattuti negli ultimi tempi.

Corollario del principio della lotta di classe è l’assoluta intransigenza tattica e l’esclusione di ogni accordo, anche temporaneo, con classi e partiti borghesi, qualunque ne sia la finalità. Ossia la condanna del blocchismo.

Altro corollario è l’assoluta reiezione di ogni guerra. [Censura] In altre parole, la condanna del socialnazionalismo.

Il postulato fondamentale della conquista del potere non va confuso con la sopravvalutazione dell’azione parlamentare.

Anzi, dovranno essere nettamente condannati i concetti secondo cui il proletariato può giungere ad impadronirsi del potere attraverso la maggioranza degli attuali istituti rappresentativi, che esso [Censura] sopprimerà per dar luogo ad organi rappresentanti la sola classe proletaria e non tutto il popolo nelle diverse classi che lo compongono, destinate a sparire gradualmente.

I fondamenti positivi sui quali dovrà basarsi la nuova Internazionale, in sintesi conclusiva, cosí ci proviamo a riassumerli:

dottrina: interpretazione marxista della storia e della società;

programma: conquista violenta del potere ed esercizio di esso per attuare la socializzazione dei mezzi di produzione;

metodo: azione politica intransigente di classe con disciplina collettiva.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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