Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1920 - 1921

Il secondo Congresso dell’Internazionale Comunista 

(luglio-agosto 1920)

 

 

Il programma del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

 

Al convegno nazionale della Frazione comunista del PSI di Imola (28-29 novembre 1920), sciolta la Frazione comunista astensionista in seguito all’accettazione di tutte le tesi della Terza Internazionale (comprese quelle del parlamentarismo rivoluzionario, ritenute tattiche e non di principio dalla stessa Internazionale), e in vista del successivo Congresso Nazionale del PSI, parteciparono diversi gruppi: oltre ai comunisti astensionisti, elementi “intransigenti” della direzione del PSI (come Gennari) e della sua destra (come Graziadei). Bordiga, nel suo intervento, fisserà i limiti del convegno: “La nostra mozione prende le mosse dai dettami del marxismo, dalle esperienze che derivano dalle passate battaglie del nostro partito,dagli insegnamenti della rivoluzione proletaria mondiale oggi in atto. La disciplina alle decisioni di Mosca di cui noi, fautori della assoluta centralizzazione dell’azione, siamo fautori convinti, sbocca nelle stesse conclusioni, a cui la vera e migliore tradizione della sinistra del nostro partito ci conduce. ...L’esperienza delle rivoluzioni estere ci prova che nel momento decisivo i socialdemocratici sono i complici della reazione borghese. ...La nostra mozione mira ad eliminare dal partito i socialdemocratici cancellando l’equivoco di Bologna che tollerava sotto il pretesto di una male impostata,e poi non rispettata, disciplina, la presenza nel partito di quelli che non ne accettavano il nuovo programma comunista”. La mozione, firmata da Bombacci, Bordiga, Fortichiari, Gramsci, Misiano, Polano e Terracini, contenendo anche il programma che si dava il Partito comunista (così doveva chiamarsi il Partito aderente alla 3a Internazionale), farà da base alla costituzione del PCd’I a Livorno 1921.

 

 

Il Partito Comunista d’Italia (Sezione dell’Internazionale Comunista) è costituito sulla base dei seguenti principi:

 

1) Nell’attuale regime sociale capitalista si sviluppa un sempre crescente contrasto fra le forze produttive e i rapporti di produzione, dando origine all’antitesi di interessi ed alla lotta di classe fra il proletariato e la borghesia dominante.

2) Gli attuali rapporti di produzione sono protetti e difesi dal potere dello Stato borghese che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l’organo della difesa degli interessi della classe capitalistica.

3) Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione, da cui deriva il suo sfruttamento, senza l’abbattimento violento del potere borghese.

4) L’organo indispensabile della lotta rivluzionaria del proletariato è il partito politico di classe.

Il Partito Comunista, riunendo in sé la parte più avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per l’emancipazione rivoluzionaria del proletariato.

Il Partito ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali di azione, e di dirigere, nello svolgimento della lotta, il proletariato.

5) La guerra mondiale, causata dalle intime, insababili contraddizioni del sistema capitalistico che produssero l’imperialismo moderno, ha aperto la crisi di disgregazione del capitalismo, in cui la lotta di classe non può che risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici ed il potere degli Stati borghesi.

6) Dopo l’abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell’apparato di stato borghese e con l’instaurazione della propria dittatura, ossia basando le rappresentanze dello Stato sulla base produttiva ed escludendo da ogni diritto politico la classe borghese.

7) La forma di rappresentanza politica nello Stato proletario è il sistema dei Consigli dei lavoratori (operai e contadini), già in atto nella Rivoluzione russa, inizio della Rivoluzione proletaria mondiale e prima stabile realizzazione della dittatura proletaria.

8) La necessaria difesa dello Stato proletario contro tutti i tentativi contro-rivoluzionari può essere assicurata solo col togliere alla borghesia ed ai partiti avversi alla dittatura proletaria ogni mezzo di agitazione e di propaganda politica  e con la organizzazione armata del proletariato per respingere gli attacchi interni ed esterni.

9) Solo lo Stato proletario potrà sistematicamente attuare tutte quelle successive misure di intervento nei rapporti della economia sociale con le quali si effettuerà la sostituzione del sistema capitalistico con la gestione collettiva della produzione e della distribuzione.

10) Per effetto di questa trasformazione economica e delle conseguenti trasformazioni di tutta l’attività della vita sociale, eliminando la divisione della società in classi, andrà anche eliminandosi la necessità dello Stato politico il cui ingranaggio si ridurrà progressivamente a quello della razionale amministrazione delle attività umane.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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