Nel comparto tessile di Prato e provincia si lavora 12 ore al giorno con scarse o inesistenti misure di sicurezza

(«il comunista»; N° 168 ; Aprile / Maggio 2021)

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Nei primi tre mesi del 2021 sono stati 185 gli infortuni mortali sul lavoro; nel 2020 i morti sul lavoro sono stati 2 al giorno.

Al lavoro come in guerra!

3 maggio 2021. La tragica morte di Luana d'Orazio, operaia di 22 anni in un'azienda tessile di Montemurlo in provincia di Prato, straziata dall'orditoio sul quale stava lavorando, è una delle morti sul lavoro che le statistiche registrano cinicamente come morti "bianche".

La sua morte ha fatto notizia perché era molto giovane, perché era madre di un bimbo di 5 anni, e perché aveva fatto parte del cast del film di Pieraccioni dal titolo Se son rose. Ma è una morte che i politici, i sindacalisti, i media dimenticheranno presto, perché altre morti sul lavoro e altre disgrazie dovute a manutenzioni mai effettuate nelle fabbriche, nelle strade, in montagna, nelle città, negli edifici, andranno a sommarsi a quelle di oggi, di ieri, dell'altro ieri, dell'anno scorso e degli anni precedenti, in un continuum che sembra non avere mai fine.

Anche nel caso di Luana la causa è stata la mancanza di sicurezza sul lavoro; infatti le protezioni al macchinario a cui era addetta erano state rimosse per qualche motivo e non più risistemate al loro posto. Come in tutti i casi di infortunio e di morte sul lavoro la "fatalità" non c'entra minimamente. Questi sono omicidi!

Lo sfruttamento dei lavoratori salariati, soprattutto nelle piccole e medie aziende di cui l'Italia è piena, non solo si esprime in salari bassi, lavori in nero e mancanza di misure di sicurezza per i lavoratori, ma si esprime anche nell'aumento delle ore di lavoro giornaliere col classico ricatto del posto di lavoro: se vuoi lavorare devi farlo per 12 ore al giorno! E' quello che è successo ad esempio alla stamperia tessile Texprint di Prato.

Gli operai sono da tre mesi in sciopero per rivendicare il rispetto del contratto che prevede 8 ore di lavoro al giorno; e le ore in più sono da considerare straordinarie e devono essere pagate in più.

Alla Texprint non succedeva, anzi, l'iscrizione di alcuni operai al sindacato Si Cobas è stato il pretesto per l'azienda per metterli in cassa integrazione e, successivamente, per licenziarli. Lo sciopero continua, ma i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL si guardano bene dal mobilitare gli altri operai del comparto tessile in solidarietà degli operai della Texprint. Non c'è modo migliore per dimostrare che quei sindacati stanno dalla parte dei padroni!

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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