Italia : Un camionista in uscita col suo tir dal deposito territoriale della Lidl di Biandrate, si lancia contro il picchetto dei lavoratori della logistica in presidio durante lo sciopero nazionale del settore, investe tre lavoratori, ne uccide uno – Adil Belakhdim – e ne ferisce altri due

(«il comunista»; N° 169 ; Giugno / Agosto 2021)

 Ritorne indice

 

 

Biandrate, provincia di Novara, centro logistico della catena di supermercati Lidl. E’ uno dei tanti magazzini davanti ai quali i lavoratori della logistica, da tempo in lotta contro condizioni di lavoro disumane e contro i licenziamenti, manifestano la loro combattività non solo contro un padronato particolarmente cinico, che usa guardie private armate per aggredire gli operai in sciopero, ma anche contro il complice collaborazionismo delle maggiori confederazioni sindacali che hanno dimostrato per l’ennesima volta di essere dalla parte dei padroni e dei loro profitti contro i proletari che lottano e che, per lottare, si organizzano al di fuori degli apparati di Cgil, Cisl, Uil.

 

Adil Belakhdim, 37 anni, padre di due figli, cittadino italiano di origini marocchine, un vero combattente e organizzatore del SiCobas nel novarese (uno dei pochi sindacati di base che lottano in difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori della logistica, lavoratori tra i più sfruttati e oppressi perché in gran parte immigrati e da sempre “dimenticati” dalle organizzazioni sindacali confederali), è stato travolto e ucciso da un camion lanciatosi contro il picchetto che alcune decine di lavoratori stavano effettuando davanti ai cancelli del centro logistico Lidl di Biandrate.

Non si è trattato di un gesto “folle” di un camionista “impazzito”: è quanto sostiene nel suo comunicato del 18 giugno il SiCobas nazionale: «i padroni volevano il morto e ci sono riusciti»! Come, d’altra parte, successe cinque anni fa a Piacenza, davanti ai cancelli della Gls, quando un tir travolse, uccidendolo, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, di 53 anni, durante una vertenza tra il sindacato di base Ubs e l’azienda.

Solo pochi giorni prima, l’11 giugno, un presidio di una quarantina di lavoratori Fedex di Piacenza (quasi tutti del SiCobas), davanti alla Zampieri Holding di Tavazzano (in provincia di Lodi) – che affitta i propri magazzini alla Fedex-Tnt – è stato aggredito a colpi di bastone, frammenti di bancali, sassi e bottiglie da una cinquantina di guardie private assoldate dai padroni e sostenute da qualche crumiro. Durante gli scontri un lavoratore, Abdelhamid, è finito in ospedale con la testa fracassata, ma fortunatamente non in pericolo di vita. La polizia presente all’aggressione non ha mosso un dito per impedirla, ma una volta intervenuta ha fermato alcuni facchini di Piacenza nei confronti dei quali sono stati emessi 15 fogli di via. Naturalmente questa aggressione è stata trasformata dalla Questura in «una semplice rissa  scatenata dal malcontento dei lavoratori per i continui scioperi», ma i video in possesso del SiCobas dimostrano chiaramente che l’azione armata era stata preparata dai mazzieri della Zampieri Holding che si serve di guardie private della Skp Global Intelligence, nota agenzia milanese di security, già conosciuta per i suoi molteplici interventi squadristici contro i magazzinieri in sciopero, come quello del 26 maggio scorso al magazzino Zampieri di San Giuliano Milanese.

In effetti è da parecchio tempo che i padroni delle grandi compagnie della logistica e del trasporto (dalla Fedex -Tnt alle Poste Italiane, dalla Gls alla Dhl, da Amazon alla Brt, dalla Sda alla Ups e altre ancora) hanno ingaggiato uno scontro sistematico contro i propri lavoratori che osano ribellarsi a condizioni di lavoro intollerabili. La violenza usata contro i lavoratori da parte del padronato è spalleggiata apertamente dalle forze di polizia chiamate regolarmente a schiacciare le manifestazioni di protesta e gli scioperi. L’obiettivo dei padroni – che trovano a loro difesa lo Stato – non è solo di schiacciare gli scioperi; è anche di rimangiarsi le concessioni che hanno dovuto fare a fronte delle lotte operaie precedenti. L’esempio della Fedex-Tnt è emblematico: un suo nuovo piano industriale prevede 6.300 esuberi in Europa e, in Italia, ha iniziato col licenziare i 300 lavoratori dell’hub di Piacenza. Altri lavoratori di altri hub hanno dovuto scegliere tra l’assunzione diretta in Fedex o lavorare in subappalto: potrebbe sembrare una “scelta” facile, ma in realtà l’assunzione diretta in Fedex avverrebbe alle condizioni del contratto nazionale firmato dalle grandi confederazioni sindacali che è «assai meno remunerativo di quello aziendale strappato a colpi di scioperi e picchetti» (cfr. “il fatto quotidiano”, 19.6.2021). E, alla fine di questo processo di ristrutturazione, continua il quotidiano citato, «la multinazionale avrà più dipendenti diretti, ma avrà scaricato i subappalti per cui era comunque responsabile in solido: potrà non solo tenersi alcune ditte satelliti, ma iniziare a usare interinali e c., liberarsi dei lavoratori più sindacalizzati, cancellare le conquiste contrattuali del decennio precedente. L’accordo che glielo permette è stato firmato dalla Filt Cgil, che ovviamente lo difende». Allora si capisce perché l’interesse del padronato combacia con quello della Cgil: il padronato ci guadagna su tutta la linea, piegando i lavoratori alle sue esigenze, e la Cgil emargina i sindacati di base che nell’ultimo decennio si sono conquistati iscritti e credibilità.

In ballo ci sono profitti enormi che queste compagnie hanno intascato negli ultimi anni, e soprattutto durante l’ultimo anno e mezzo di pandemia da Covid-19 in cui il traffico di merci e di consegne (il cosiddetto B2C, business to consumer) è aumentato enormemente. Per citare solo le consegne a casa, ad esempio Amazon è passata, nel mercato “deferred” (consegne entro 3-5 giorni) dal 17% del 2016 al 59% del 2019, mentre la Gls si è impossessata del 40% del mercato delle consegne “espresse”.

Mentre i padroni delle multinazionali della logistica e del trasporto merci sfruttano e ricattano sempre più pesantemente i lavoratori del settore, che fa la triplice confederale Cgil-Cisl-Uil? Da più di un decennio questi lavoratori sono stati abbandonati nelle mani dei padroni e dei loro aguzzini; ma si sono organizzati nei sindacati di base, hanno lottato e continuano a lottare a mani nude sapendo bene che contro di loro agiscono non solo i padroni coi loro ricatti e i loro soprusi, ma anche poliziotti, picchiatori, crumiri, infiltrati. E che ne è dei diritti sindacali tanto sbandierati in questa magnifica democrazia italiana? Per questi lavoratori non esistono, soprattutto quando si ribellano e lottano contro condizioni di lavoro e di vita disumane. Ma, di fronte a episodi chiaramente di aggressione armata di tipo squadristico contro lavoratori pacifici in lotta, Cgil-Cisl-Uil suonano il solito ritornello: «Fermare questo clima da Far West», grida Maurizio Landini, segretario Cgil; un clima che la stessa Cigil e i suoi degni compari Cisl e Uil hanno contribuito a creare, rafforzando col loro viscido collaborazionismo la prepotenza padronale. Landini, dopo l’assassinio di Adil Belakhdim, dichiara solennemente: «La morte di un sindacalista, investito durante un presidio sindacale, è un fatto gravissimo inaccettabile, sul quale è necessario fare presto piena luce» (il manifesto, 19.6.2021); e se fosse morto non un “sindacalista” ma un semplice lavoratore, sarebbe stato più accettabile? Resta il fatto che la triplice sindacale Cgil-Cisl-Uil non ha mosso un dito perché non si producessero situazioni di questo genere, né, tantomeno, si è mai mossa nell’immediato con azioni di sciopero di solidarietà in tutto il paese. Lo sciopero che la triplice sindacale ha proclamato per la morte di Adil ha tutto il sapore di una pezza messa per non fare una figuraccia, tanto più che lo stesso presidente del consiglio Draghi – noto uomo della finanza internazionale – ha usato le stesse parole di Landini: «è necessario che si faccia subito luce sull’accaduto». Chi dei due ha copiato?

Che cos’hanno fatto in dieci anni di lotte dei lavoratori della logistica? Se le condizioni salariali e di lavoro hanno avuto un minimo miglioramento, non è certo per il buon cuore delle multinazionali della logistica e del trasporto merci, né tantomeno per l’attività della triplice sindacale – che firma contratti a perdere! –, ma per le combattive azioni di sciopero e picchettaggio che i lavoratori hanno messo in piedi e che la triplice sindacale, a braccetto col padronato, intende schiacciare.

Il futuro prossimo, non solo quello lontano, dei lavoratori salariati è nelle loro mani, nelle loro azioni di lotta dirette, nell’uso dei mezzi della lotta di classe con cui rispondere in modo organizzato e continuo in solidarietà con tutti coloro che vengono, di norma, colpiti localmente. Il sindacalismo di base, tipo SiCobas, è certamente una prima risposta al vigliacco collaborazionismo dei sindacati tricolore, e i lavoratori della logistica e del trasporto merci stanno dimostrando, con la loro stessa lotta e con i loro morti, che la via da seguire per difendere i propri diritti non è la via del “confronto civile” con le “controparti”, ma la via della forza, dello sciopero a oltranza, senza preavviso, delle trattative con lo sciopero in piedi e coinvolgendo non solo i lavoratori dello stesso settore economico ma allargando le azioni di sciopero anche agli altri settori, perché i capitalisti sfruttano bestialmente e colpiscono allo stesso modo in tutti i settori!

Solidarietà senza se e senza ma alla lotta dei magazzinieri, dei lavoratori della logistica e del trasporto merci, immigrati e autoctoni, con la regolarizzazione di tutti i lavoratori cosiddetti “clandestini” che sono i più sfruttati in assoluto come dimostrato ampiamente nelle campagne. Se nelle campagne ci sono i caporali, negli hub ci sono i mazzieri: sostanzialmente hanno lo stesso compito, piegare alla volontà padronale la forza lavoro salariata, con le “cattive” tutte le volte che con le “buone” (ossia con il ricatto) non riescono nel loro intento.

Nel prossimo futuro l’uso delle guardie private, dei vigilantes, dei picchiatori, non solo nella logistica ma in ogni settore, sarà sempre più diffuso. I proletari non si devono far trovare impreparati, devono organizzarsi sindacalmente, certo, difendendo i propri interessi e la propria vita, ma devono anche guardare più lontano, alla prospettiva della ripresa della lotta di classe che si svolge contro ogni forma e pratica collaborazionista!

 

20 giugno 2021

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Top

Ritorne indice