Drammatico aumento degli omicidi negli Stati Uniti

(«il comunista»; N° 169 ; Giugno / Agosto 2021)

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Durante lo scorso anno, gli Stati Uniti hanno conosciuto un aumento senza precedenti dopo molto tempo di omicidi e di crimini gravi: un bilancio provvisorio stima questo aumento al 30% nelle città, ciò che lo farebbe il più alto da più di 50 anni (1). A Chicago, città già conosciuta per la sua violenza, l’aumento del numero di omicidi è stato del 56% raggiungendo la cifra di 774, quasi tre volte di più che in Italia. A New York gli omicidi hanno sfiorato il +45% (e le fucilate del 97%), nella regione di San Francisco +36%, in quella di Washington +19% (va notato che i crimini polizieschi, che hanno fatto 1.127 morti nel 2020, non sono naturalmente compresi nel totale di queste statistiche) (2). La stessa cosa si constata, sebbene in modo meno pronunciato, fin nelle piccole città (+20%  nelle città con meno di 10.000 abitanti) e nei distretti rurali (quasi il +15%). I primi mesi del 2021 confermano questa tendenza.

Questo aumento è ancor più sorprendente dopo aver registrato un abbattimento nell’arco di una ventina d’anni (meno 50% di omicidi dal 1993 al 2019). I criminologhi si perdono in congetture per spiegarlo. Alcuni la causa la indicano nei giovani sfaccendati forzati per la pandemia che avrebbe facilitato “l’escalation” dei conflitti fra di loro; ma molti altri fanno ripiombare la responsabilità di questo aumento degli omicidi sulle manifestazioni di protesta in seguito all’uccisione di George Floyd che avrebbe “scoraggiato” l’attività dei poliziotti e minato la fiducia nella polizia! Per questa gente protestare contro i soprusi e i crimini della polizia è già, se non un delitto, almeno un incoraggiamento al delitto!

In realtà la violenza intrinseca dei rapporti sociali nella società borgehse, che nei paesi ricchi è più o meno mascherata nei periodi di prosperità da una batteria di ammortizzatori sociali, si rivela chiaramente nei periodi di crisi acuta. Negli Stati Uniti, il paese più potente al mondo, gli ammortizzatori sociali sono meno sviluppati che in altri paesi perché storicamente la classe borghese non è mai stata direttamente confrontata con la minaccia proletaria come in Europa. Di conseguenza, la violenza dei rapporti capitalistici vi si sono sempre manifestati nella loro crudezza.

Non è per caso che il numero di persone in galera è il più elevato al mondo, tanto in cifra bruta che in proporzione alla popolazione (questa popolazione carceraria essendo composta per la maggior parte da proletari, neri in particolare). E quando scoppia una crisi profonda che priva milioni di proletari del loro posto di lavoro, gettandoli nella povertà e mettendoli sotto minaccia di essere gettati in strada, non è da stupirsi che tutto questo si traduca in un alzo della criminalità in generale. Descrivendo nel 1844 “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, Engels spiegava l’aumento della criminalità con l’aggravamento delle tensioni sociali, e ne deduceva: “In questo paese è scoppiata la guerra sociale; ciascuno si difende e lotta per se stesso contro tutti (...) E questa guerra (...) diventa anno dopo anno più violenta, più passionale, più implacabile; i nemici si dividono poco a poco in due grandi campi, ostili l’uno all’altro: qui la borgehsia, là il proletariato”. Questo annuncia “un’esplosione generale di quel che si manifesta in modo sporadico come criminalità”.

Ma perché questa esplosione generale degli antagonismi sociali apra la via alla possibilità di una rivoluzione vittoriosa che mette fine al capitalismo e a tutte le sue conseguenze mortali, bisognerà che prima il proletariato ritrovi la via della sua organizzazione politica di classe, dirigendo la sua lotta sulla base del programma comunista autentico.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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