Guerra al virus? Guerra ai lavoratori!

(«il comunista»; N° 170 ; Settembre / Novembre 2021)

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Pubblichiamo un ottimo volantino diffuso in Spagna dalla "Caja de resistencia" di Valladolid, sull'attacco borghese a tutto il proletariato col pretesto della pandemia di Covid-19. Questo organismo di lotta proletario, attivo da decenni,  esprime l'atteggiamento classista che dovrebbero avere tutti gli organismi di lotta proletari in ogni paese.

 

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Il lungo anno e mezzo trascorso dall’annuncio dell’inizio della pandemia di Covid-19 ha visto il maggiore sviluppo di misure repressive adottate in tempo di pace. L’imposizione di uno stato di allarme con il quale i diritti fondamentali come quelli di espressione, movimento e riunione sono stati limitati a misure eccezionali come il coprifuoco, i poteri illimitati dati alla polizia e alla Guardia Civil per reprimere la popolazione, questa volta hanno costituito un aumento del potere repressivo dello Stato che sicuramente non si ridurrà con la fine della pandemia. 

All’inizio, le borghesie di tutti i paesi non avevano ben chiaro come si sarebbe sviluppato il virus: se stesse portando verso il collasso delle principali economie mondiali a causa di una massiccia infezione della popolazione o se, addirittura, la situazione potesse evolvere verso qualcosa di simile a quanto accade con le epidemie di Ebola in Africa occidentale. Hanno perciò adottato due tipi di misure: 1) la prevenzione economica, intervenendo in tutti i settori produttivi con un nuovo tipo di legislazione per garantirne il funzionamento; 2) il contenimento del proletariato, imponendo tutta una serie di misure repressive, portando gli eserciti in piazza, sospendendo i diritti fondamentali ecc., per dare allo Stato il margine di manovra necessario per evitare qualsiasi tipo di esplosione sociale.

I due tipi di misure, presi insieme, danno una visione molto chiara di una mobilitazione sociale di tipo bellico che, ovviamente, è stata accompagnata dal lancio di un immenso apparato di propaganda di guerra a cui hanno partecipato all’unisono tutti i media, i social network ecc. Con l’aiuto di questa propaganda di guerra, le misure antioperaie sono state spacciate per iniziative volte a garantire la salute pubblica, ritenendo la stessa popolazione attiva responsabile della diffusione del virus per il mancato rispetto delle misure sanitarie ecc. Mentre la popolazione attiva era costretta ad andare al lavoro, mentre nelle case di cura migliaia di persone sono state abbandonate al loro destino, e sono morte, per ordine dei funzionari sanitari in quanto la loro vita era considerata superflua per le esigenze economiche di tutti i paesi, mentre i poliziotti agivano come veri membri di gang per le strade delle grandi città, la stampa faceva appello a gran voce alla “mobilitazione dei cittadini” per la “guerra contro il virus” e con molti altri slogan  cercava di distogliere l’attenzione dalla vera guerra che stava (e sta) avvenendo.

Anche nel campo della produzione industriale abbiamo assistito a fenomeni caratteristici di una guerra: il rapido trasferimento di risorse economiche alle multinazionali farmaceutiche, l’utilizzo di tutte le risorse pubbliche per sviluppare vaccini che di solito richiedono decenni per essere prodotti, la commercializzazione di questi in tempi record, superando tutti gli ostacoli alla loro distribuzione e conservazione in condizioni ottimali; tutto ciò ha a che fare più con uno sforzo di concentrazione e di accentramento economico, che con una coerente politica di tutela della salute. Va ricordato che la stragrande maggioranza dei proletari che hanno mantenuto il proprio posto di lavoro durante la pandemia sono stati costretti a lavorare, recandosi al lavoro in mezzi pubblici affollati, facendo il proprio lavoro in luoghi che non garantivano affatto le misure minime di profilassi... La borghesia presumeva che il virus dovesse diffondersi e che, per evitarlo, sarebbe stato necessario paralizzare a tempo indeterminato la produzione nazionale e, pur affermando che il suo unico obiettivo era la difesa della salute pubblica, si poneva come fine, come unica via d’uscita possibile dalla pandemia, lo sviluppo di vaccini utili da parte dell’industria farmaceutica: è stato dato per buono che l’unica via d’uscita possibile fosse quella che coinvolgeva un business multimiliardario per le big pharma.

Il penultimo passo in questa “guerra al virus” – dopo aver imposto per più di un anno misure repressive “eccezionali”, giustificate solo dallo scopo di bloccare la classe proletaria, e dopo aver dato le necessarie risorse economiche e sanitarie alle grandi aziende farmaceutiche – è stato l’attuazione di uno sviluppo logistico mai visto in tempo di pace per poter vaccinare l’intera popolazione. Mentre nei giorni più duri della pandemia è stato dato ordine di far morire gli anziani per mancanza di risorse atte a garantire loro la respirazione assistita, in pochi mesi le autorità sono state in grado di attrezzare strutture per il trasporto, lo stoccaggio e la fornitura di milioni di vaccini. Allo stesso modo, hanno saputo mobilitare l’intera popolazione suscettibile di essere vaccinata, dimostrando una capacità più che sospetta di tenere registri per età, professione ecc. di un'intera nazione. Nei paesi in cui la propaganda volta a mobilitare la popolazione è stata sufficiente perché questa campagna di vaccinazione fosse un successo, la pressione dello Stato è consistita solo nel mantenere la legislazione eccezionale, intensificandola soprattutto contro la popolazione giovane e mantenendo il discorso riguardo la salute sopra tutto il resto.

Negli altri paesi in cui la campagna di vaccinazione non ha avuto successo, è stato sviluppato un secondo pacchetto di misure legislative per rendere obbligatoria la vaccinazione. È il caso degli Stati Uniti, della Francia, dell’Italia. In questi paesi vengono imposte, attraverso le aziende che li impiegano, misure repressive contro i lavoratori che rifiutano di essere vaccinati. Negli Stati Uniti, tutti i lavoratori federali devono esibire il certificato di vaccinazione se non vogliono perdere il lavoro; in Italia tutti i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, dovranno essere vaccinati nel prossimo periodo  o le aziende li dovranno sospendere dal lavoro e dal salario. Infine, in Francia questa misura è per il momento applicata nei confronti degli operatori sanitari. Queste norme, che verranno imposte in qualsiasi paese dove siano considerate necessarie, sono volte a incolpare la popolazione attiva della diffusione del virus, imponendo misure repressive che servono a dare l’esempio e a costringere il proletariato a rispettare gli ordini della borghesia in materia sanitaria. La propaganda gioca qui, ancora una volta, un ruolo essenziale: si premia l’atteggiamento “responsabile”, sottomesso e obbediente agli ordini che vengono dall’alto – cioè l’atteggiamento da “buon cittadino” che marcia semplicemente al ritmo fissato dalle autorità – opponendolo alle posizioni identificate con le correnti “negazioniste”, “complottiste” e così via. Non si tratta di vaccinarsi o meno, ma di tutte le norme che spostano il peso politico, economico e sociale della pandemia sulle spalle della classe proletaria; i proletari sono resi responsabili della situazione vissuta, sono minacciati e costretti e, se del caso, vengono licenziati in nome di una politica sanitaria che non mira a difendere la salute della popolazione, ma quella dell’economia.

Per neutralizzare qualsiasi tipo di opposizione, il trucco sta nell’identificarla con correnti di estrema destra, fasciste e simili al fine di annullare la sua potenziale forza. A tal fine, d’altra parte, i gruppi nazisti che lavorano agli ordini del ministero dell’Interno e scendono in strada ogni volta che gli fa comodo, si prestano molto felicemente.

Ai proletari, con questa pandemia, è stata data una lezione: si è mostrato loro qual è il vero potere di mobilitazione e repressione a disposizione della borghesia, è stato loro insegnato come tutte le sue correnti, dall’estrema destra all’estrema sinistra, dai padroni ai sindacati, dai media all’ultima azienda di qualsiasi paese, possono marciare insieme per imporre i propri bisogni alla classe operaia. Quest’ultimo anno e mezzo va considerato come una visione della situazione che verrà vissuta quando la classe proletaria dovrà essere mobilitata non solo in una pandemia, ma in vista della guerra.

Ed è proprio la classe proletaria che deve trarre gli insegnamenti per poter affrontareuna situazione che, sicuramente, verrà vissuta in un futuro sempre meno remoto.

 

3 ottobre 2021

Caja de resistencia, Valladolid

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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