Italia-Slovenia: azioni repressive sui migranti nella «rotta balcanica»

(«il comunista»; N° 170 ; Settembre / Novembre 2021)

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Dal 30 luglio di quest'anno sono ripresi i pattugliamenti misti italo-sloveni lungo i 232 km di confine tra i due paesi. I pattugliamenti si appoggiano alla sorveglianza attuata con 55 droni che il governo sloveno ha acquistato appositamente per la frontiera. L'allarme lanciato in agosto dall'Unione europea, dopo il ritiro degli americani e delle forze Nato da Kabul, evidenziava il pericolo di una migrazione in massa di afghani che volevano sfuggire ai talebani tornati al potere. Ma questo allarme si è aggiunto a tutti i precedenti che riguardano flussi migratori sempre più numerosi e caotici causati soprattutto dalle guerre in Iraq, in Siria, in Libia, in Somalia, in Yemen ecc. La civilissima e campionessa dei diritti civili Europa non ha trovato di meglio che alzare muri alle proprie frontiere, stendere migliaia di km di filo spinato e sorvegliare i propri sacri confini con migliaia di soldati e poliziotti che si sono resi famosi per la repressione più brutale, fino alle torture, contro folle di migranti che fuggono da paesi che gli stessi imperialisti europei hanno invaso, bombardato, distrutto. Non fa eccezione il nostro governo che non ha bisogno di un Orban o di un Salvini per respingere e schiacciare i migranti o per lasciarli morire nel Mediterraneo. Il potere borghese di un paese industrializzato come l'Italia non si comporta in modo diverso dagli altri: è antiproletario e perciò è diretto anche contro le masse proletarie e proletarizzate dei paesi che l'Italia stessa ha contribuito a bombardare e distruggere, e che premono ai suoi confini per sfuggire alla fame, alla miseria, alla morte. Il contrasto dell'immigrazione illegale è, in realtà, il pretesto dietro al quale si cela più di un obiettivo:

1) impedire la libera circolazione delle persone per tutti coloro che non sono regolamentati dalle leggi del paese in cui vogliono entrare,

2) tenere fuori dai propri confini una massa di persone diseredate e affamate che non portano soldi, ma "problemi",

3) aumentare la concorrenza tra proletari, opponendo i proletari autoctoni a quelli immigrati,

4) scaricare sulle masse di migranti, immiserite ed emarginate, la responsabilità di atti criminali di ogni genere, ma, nello stesso tempo,

5) offrirle a imprenditori e caporali come braccia da sfruttare a proprio piacimento e,

6) mostrare ai proletari autoctoni in che condizioni potrebbero precipitare se si ribellassero alle condizioni di lavoro e salariali attuali. Il filo spinato che dal 1947 separava nel modo più assurdo la città di Gorizia in due parti, una italiana e l'altra jugoslava (Nova Gorica), è stato tolto nel 2004 poco prima che la Slovenia entrasse nell'Unione Europea. Ma non ha terminato la sua funzione: è solo stato spostato su un altro confine, quello tra Slovenia e Croazia, con militari e poliziotti che sorvegliano la frontiera affinché nessun migrante osi superarla. I migranti non li vuole nessuno Stato, né quello più ricco né quello meno ricco, e se li lascia passare, come ad esempio la Turchia con i profughi siriani, iracheni o afghani, lo fa solo per calcolo: li imprigiona in campi di concentramento, li sfrutta, li usa come arma di ricatto verso i paesi europei per incassare vantaggi economici e politici; o come la Libia le cui milizie li depredano, li violentano, li torturano, li uccidono... togliendo in questo modo una parte del "problema",ad esempio, al governo italiano. 

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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