La democrazia borghese non garantisce mai i diritti che promette anche con le leggi

(«il comunista»; N° 174 ; Luglio-Settembre 2022)

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Il fatto che la Corte Suprema americana abbia deciso, con sentenza del 22 gennaio 1973, di riconoscere il diritto all'aborto, anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto o di qualsiasi altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna, può essere ribaltato dalla stessa Corte Suprema. Nell'articolo qui a fianco si è fatto cenno al caso "Roe contro Wade", dove si richiedeva il riconoscimento per legge del diritto di Norma McCarvey (Roe) di abortire date le sue condizioni fisiche e sociali. Fino alla fine degli anni Sessanta, in America l'aborto era un reato inquasi tutti gli Stati, ma era praticato clandestinamente, come in tutti i paesi in cui era vietato (prima del caso Roe-Wade, le stime dicono che negli USA fossero 130.000 gli aborti clandestini). Ma nel decennio degli anni Sessanta esplodono due grandi crisi nella sanità pubblica che alimentano le manifestazioni per la libertà di aborto. Una riguardava il talinomide, un farmaco distribuito in Europa, ma presente nel mercato americano, venduto come rimedio contro le nausee mattutine, l'ansia e l'insonnia. Le statistiche dissero che circa 10.000 bambini nati da madri che avevano assunto questo farmaco presentavano gravi anomalie fisiche, e migliaia di donne avevano avuto aborti spontanei. La seconda riguardava un'epidemia del virus della rosolia: molti furono gli aborti spontanei tra le donne incinte che aveva no contratto questo virus e si stimò che 20.000 bambini nati da madri con la rosolia presentavano anomalie congenite come sordità, anatomia atipica, disabilità intellettive e problemi cardiaci. Ma le leggi in vigore vietavano l'aborto nei casi di donne che avevano contratto la rosolia e condannavano i medici che lo praticavano. La sentenza del 1973 sopra ricordata, se da un lato riconosceva il diritto delle donne ad abortire, anche se non in presenza di gravi situazioni di salute della madre o del feto, dall'altro manteneva il diritto dello Stato a "vigilare" sulla pratica dell'interruzione della gravidanza perché fosse tutelata la vita sia della madre che del feto. Insomma, nella società borghese non è possibile aspettarsi che le leggi dello Stato impediscano allo Stato di intervenire nella vita privata dei suoi cittadini. Una reale "libertà di scelta" anche in questo campo la può dare soltanto la società socialista perché lo Stato della dittatura proletaria è uno strumento non per ribadire il dominio di una classe sull'altra, ma per avviare la società ad una vita sociale che si libererà di ogni oppressione, di ogni sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della doppia oppressione cui è costretta la maggioranza delle donne, che è proletaria.

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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