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La guerra in Ucraina serve agli USA per indebolire l’Europa

(«il comunista»; N° 176 ; Gennaio-Febbraio 2022)

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A proposito degli armamenti utilizzati nella guerra dall’Ucraina, e di quelli insistentemente richiesti da Zelensky, come i carri armati Leopard 2 tedeschi e i carri armati Abrams americani, così scrive “Analisi Difesa” del gennaio 2023 (1), alzando un grido d’allarme sull’indebolimento dell’Europa rispetto, non tanto alla Russia, quanto agli Stati Uniti:

«Se si escludono le nazioni più bellicose nei confronti della Russia e già oggi molto esposte nel conflitto (come Gran Bretagna, Polonia e repubbliche Baltiche) appare evidente che la Germania e altre nazioni europee non vogliono esporsi a una ulteriore escalation del confronto con Mosca fornendo armi pesanti e “offensive” come i carri armati che l’Ucraina chiede per rinnovare nei prossimi mesi le sue capacità di riconquistare i territori perduti. Una fonte del governo tedesco ha detto al Wall Street Journal che il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito più volte, a porte chiuse, che la condizioni per dare a Kiev i carri armati Leopard 2 è che vengano inviati in Ucraina anche i carri armati statunitensi Abrams».

Sul piano politico «la valutazione del governo tedesco è ben comprensibile poiché implica che gli europei esasperino ulteriormente un confronto con Mosca che ha già indebolito l’Europa sul piano energetico ed economico e in più procedano a passi rapidi a indebolire sempre più il proprio apparato militare continuando a fornire a Kiev armi e munizioni di cui nessun paese europeo della NATO dispone in quantità sufficiente».

Ma la pressione degli USA nei confronti della Germania perché invii quei suoi carri armati non cessa. «Paradossale – continua “Analisi Difesa” – che gli Stati Uniti, che dispongono di molte centinaia di carri Abrams in riserva, non intendano fornirli all’Ucraina ma premano affinché gli europei si privino delle loro già limitate scorte di carri armati di produzione tedesca. Paradossale anche perché Washington sta per fornire 100 ruotati da combattimento 8x8 Styker e probabilmente anche razzi di precisione per gli MLRS HIMARS e M270 con raggio d’azione di 150 chilometri del tipo Ground-Launched Small Diameter Bomb, in grado di colpire in profondità la Crimea e il territorio russo». Il paradosso in realtà non c’è perché, come ammette lo stesso “Analisi Difesa”, «l’indebolimento delle forze armate europee, corazzate e di altro tipo, favorirà (e di fatto già favorisce in molti paesi dell’est Europa) l’acquisizione di equipaggiamenti statunitensi nuovi o di seconda mano, considerato che l’industria della Difesa europea avrebbe bisogno di ampi investimenti e diversi anni per produrre nuovi mezzi e sistemi d’arma (tank inclusi) in quantità rilevanti. La guerra in Ucraina continua quindi a ledere gli interessi di un’Europa sempre più debole, più povera, meno competitiva e sempre meno armata, destinata ad esse un alleato sempre più docile degli Stati Uniti». Si dimostra, così, che gli Stati Uniti d’America, sulla guerra in Ucraina, si sono posti un obiettivo di cui nessun grande media borghese parla: indebolire l’Europa (leggi: la Germania soprattutto), renderla più docile verso gli interessi imperialistici degli USA.

L’aggressione della Russia all’Ucraina ha dato agli Stati Uniti l’occasione per esercitare una sua ulteriore aggressione all’Europa. Perché parliamo di ulteriore aggressione all’Europa da parte degli Stati Uniti? Perché, con la seconda guerra imperialista mondiale e la sua conclusione, gli Stati Uniti hanno di fatto aggredito, invaso, occupato l’Europa con le loro truppe e i loro capitali. Inghilterra, Francia, Germania, Russia, la stessa Italia, vecchie potenze e prepotenze coloniali si sono fatte la guerra in un continente in cui i confini sono a un tiro di schioppo. Ma, intervenendo nella guerra, gli Stati Uniti hanno deciso che New York o San Francisco si difendono “sul Reno o sull’Elba, sulle Alpi o sui Pirenei”. Il proprio “spazio vitale” la Germania lo difendeva nel continente, dai 1052 km che dividono Berlino da Parigi, ai 1324 da San Pietroburgo, ai 1504 km da Roma, ai 1825 da Mosca. «Lo spazio vitale dei conquistatori statunitensi – scriveva nel 1949 Bordiga – è una fascia che fa il giro della terra» (2), che ricorda tanto il metodo che Esopo racconta nella sua favola del lupo e dell’agnello che gli intorbidiva l’acqua pur bevendo a valle. Ovvio il paragone, il lupo è rappresentato dagli Stati Uniti, l’agnello dagli Stati europei. Che gli USA siano il più potente gendarme del capitalismo mondiale, nessuno dubita, e che abbiano sempre avuto l’obiettivo di piegare la Russia – ieri come oggi – ai loro interessi, nemmeno questo è in dubbio, salvo per i citrulli democratici che credono ancora alla favola dell’imperialismo “buono” che combatte contro quello “cattivo”. Quel che va messo in evidenza è che gli interventi degli Stati Uniti nelle guerre europee (nel 1917 e nel 1942), con la predominanza militare, economica e politica nel successivo dopoguerra, hanno rappresentato «il coronamento del concentrarsi di una immensa forza militare e distruttrice, in un supremo centro di dominio e di difesa dell’attuale regime di classe, quello capitalistico», che equivale alla «costruzione dell’optimum delle condizioni atte a soffocare la rivoluzione dei lavoratori in qualunque paese» (3). Si ribadisce, quindi, che tra gli obiettivi vitali dell’imperialismo – che altro non è se non lo sviluppo del capitalismo monopolistico – non vi è soltanto la guerra di concorrenza tra i diversi blocchi imperialisti per la spartizione del mondo, ma anche la creazione delle condizioni utili per soffocare la rivoluzione del proletariato in qualunque paese. E, per creare quelle condizioni, si è visto finora come non era necessaria una guerra tra gli Stati Uniti e la Russia (il condominio russo-americano sull’Europa e sul mondo che ha funzionato dalla fine della seconda guerra imperialista mondiale fino al crollo dell’URSS è lì a dimostrarlo) e non sarà necessaria, come afferma l’articolo di Bordiga citato, «se il vassallaggio della seconda [la Russia] potesse essere assicurato, anziché con mezzi militari e una vera e propria campagna di distruzione e di occupazione, con la pressione delle forze economiche preponderanti della massima organizzazione capitalistica del mondo – forse domani lo stato unico Anglo-Americano di cui già si parla – con un compromesso attraverso il quale la organizzazione dirigente russa si farebbe comprare ad alte condizioni; e Stalin avrebbe già precisata la cifra in due miliardi di dollari». Per come si sono svolte le cose finora, tra Stati Uniti, Europa e Russia, l’ipotesi descritta da Bordiga, nei suoi tratti generali, si è effettivamente attuata, salvo il fatto che le forze economiche preponderanti degli USA-Gran Bretagna, alleate alle forze economiche rinate a nuova potenza della Germania, hanno già ottenuto un notevole risultato: la caduta dell’impero di Mosca e la sua riduzione a potenza imperialistica di seconda grandezza, ma non ancora nella situazione di essere disposta a farsi comprare per molti più miliardi di quelli promessi nel 1949 a Stalin.

L’altro cambiamento nei rapporti di forza interimperialistici rispetto a quello del 1949 e del 1989, riguarda la Cina, nuova potenza imperialistica che si erge contro l’imperialismo yankee (o anglo-americano) con ambizioni e prospettive ben più ampie di quelle che caratterizzavano l’URSS di Stalin. E l’attuale guerra russo-ucraina sta rivelando non solo una debolezza militare e politica europea nei confronti degli Stati Uniti, ma anche una difficoltà congenita nell’affrontare le sfide di una spartizione del mondo dovuta agli inevitabili contrasti interni tra i paesi europei; cosa di cui ovviamente Stati Uniti e Cina approfittano per consolidare le reciproche posizioni in vista di un futuro eventuale scontro di guerra nel quale la Russia non sarebbe più il co-protagonista principale.   

 


 

(1) Cfr. https://www.analisidifesa.it/2023/01/leuropa-fornira-allucraina-carri-armati-e-missili-che-non-ha/ 

(2) Cfr. Aggressione all’Europa (Alfa), “Prometeo” n. 13, agosto 1949. Consultabile nel nostro sito www.pcint.org. Alfa era uno degli pseudonimi usati da Amadeo Bordiga in quegli anni.

(3) Ibidem.

 

 

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