Dopo le elezioni presidenziali in Venezuela

(«il comunista»; N° 183 ; Agosto-Settembre 2024)

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Domenica 28 luglio, al termine della giornata elettorale, il presidente Maduro è stato ufficialmente dichiarato vincitore dalla CNE (Commissione elettorale nazionale) con oltre il 50% dei voti espressi. Ma questa proclamazione è stata immediatamente contestata a causa di numerose irregolarità, in particolare il fatto che solo l’80% dei voti era stato registrato secondo lo stesso CNE, che ha segnalato una pirateria informatica; che i verbali delle votazioni non sono stati pubblicati (non lo sono ancora oggi) ecc.

In assenza di questi conteggi, gli osservatori del «Centro Carter», incaricato di monitorare la regolarità del voto, hanno lasciato il paese dopo aver dichiarato che le elezioni non potevano essere dichiarate democratiche.   

Le opposizioni di destra e di estrema destra, da parte loro, hanno affermato che il loro candidato aveva effettivamente vinto le elezioni con oltre il 70% dei voti! Diversi paesi dell’America Latina hanno denunciato brogli elettorali: Argentina, Perù, Cile ecc.; in totale quasi 60 paesi hanno contestato i risultati; il presidente brasiliano Lula e il suo omologo americano Biden hanno pubblicato una dichiarazione congiunta – fatto piuttosto eccezionale – per esigere la pubblicazione dei dati completi dei seggi elettorali ecc.

Ma Russia e Cina, così come Nicaragua e Bolivia, hanno riconosciuto i risultati delle elezioni.

Il giorno dopo l’annuncio dei risultati ufficiali, manifestazioni di protesta e disordini sono scoppiati spontaneamente nelle zone proletarie della metropoli di Caracas in vari quartieri di Petare, come La Dolorita, San Blas e altre zone tradizionalmente chaviste; i manifestanti si sono poi diretti verso il centro della capitale dove si sono verificati scontri con la polizia. Manifestazioni si sono svolte anche in altre città del paese.

Il giorno successivo l’opposizione di destra ha indetto manifestazioni contro la proclamazione della vittoria di Maduro.

La repressione è stata brutale: centinaia di arresti, una ventina di morti, mentre il potere gridava al tentativo di «colpo di Stato fascista» e prendeva misure contro l’opposizione… Le organizzazioni di sinistra e di «estrema» sinistra hanno dimostrato ancora una volta il loro cretinismo democratico.

«La otra campaña», un gruppo di «chavisti di sinistra», trotskisti e riformisti di ogni tipo, ha pubblicato, il 29 luglio, un comunicato stampa in cui denuncia minacce contro «l’imparzialità delle istituzioni» che minerebbero il «diritto che noi come popolo abbiamo nell’autodeterminarci, a decidere del nostro futuro collettivo, in democrazia» e chiedendo alla polizia di «rispettare rigorosamente le norme sui diritti umani» e ai leader politici di «esercitare i propri diritti con responsabilità e senza ricorrere alla violenza». Il comunicato termina dicendo: «non importa chi governa, i diritti devono essere rispettati!» (1). In altre parole, ciò che conta è che la forma democratica e i metodi del dominio borghese siano rispettati! Questo è un vero e proprio grido piccolo-borghese antiproletario: per i proletari ciò che conta è che la borghesia di destra o di sinistra smetta di governare e non che rispetti i «diritti» degli sfruttati…  

«Marea Socialista», che fa parte del gruppo che chiedeva di votare scheda bianca, proclama nella sua dichiarazione del 30/7 che «il popolo ha il diritto costituzionale di sapere come è stato trattato il suo voto e di farlo rispettare» (2).   

Il diritto costituzionale del popolo a far rispettare la farsa elettorale non ci interessa: ciò che ci interessa è che il proletariato si renda conto che le elezioni, con o senza brogli, sono un inganno e le Costituzioni sono pezzi di carta destinati a legittimare il potere della classe dominante e che non vengono rispettati se non nella sola misura in cui conviene alla borghesia: la difesa degli interessi della classe proletaria non sarà mai ottenuta attraverso le elezioni e in un quadro costituzionale, ma fuori e contro l’ordine borghese, il suo Stato e il suo sistema politico, che sia più o meno democratico.

Le manifestazioni dei quartieri proletari si spiegano essenzialmente con la drammatica situazione delle masse proletarie dopo anni di attacchi antioperai. Per anni, il governo ha agito a favore degli interessi dei padroni mettendo in discussione una serie di misure di protezione sociale concesse in tempi di crescita economica, ha abolito i contratti collettivi nazionali, ha ridotto notevolmente il diritto di sciopero e ha autorizzato i padroni a modificare unilateralmente le condizioni di lavoro e a licenziare i lavoratori a loro piacimento. L’inflazione dilagante ha ridotto le prestazioni sociali e i salari a livelli di miseria. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il tasso di disoccupazione sarebbe salito dal 6,7% nel 2014 al 56% nel 2024. Ciò ha provocato l’emigrazione di milioni di persone per cercare sostentamento fuori dal paese, mentre le misure repressive contro i lavoratori colpevoli di voler lottare per la difesa dei loro interessi hanno rappresentato un ulteriore fattore di paralisi della classe operaia.

In questa situazione, apparentemente senza speranza, è comprensibile che alcuni proletari credessero che l’arrivo al governo dell’opposizione di destra potesse essere un male minore mettendo fine al governo Maduro e alle sue politiche antioperaie. Ma questo è solo un miraggio: l’opposizione di destra che rappresenta i settori borghesi tradizionali più reazionari è antiproletaria quanto Maduro e i suoi amici: i suoi modelli sono il presidente argentino Milei e le sue politiche ultraliberali. Fondamentalmente verrebbe continuata la politica attuale, peggiorandola ulteriormente.

Per resistere in attesa di avere la forza di porre fine a questo sistema che vive di miseria, di ingiustizia e di sfruttamento, i proletari e le masse povere dovranno intraprendere la via della lotta di classe contro i capitalisti, i loro politici e i loro lacchè di ogni genere.

Non sarà facile, ma non c’è un’altra soluzione: i proletari devono solo perdere le loro catene, hanno un mondo da guadagnare!

 


 

(1) https://surgentes.org.ve/2024/07/29/la-otra-campana-demanda-transparencia-como-garantia-de-los-derechos-politicos/  Questo slogan è anche quello del Partito Comunista del Venezuela.

(2) https://lis-isl.org/2024/07/30/venezuela-ante-los-muy-dudosos-resultados-electorales-y-la-movilizacion-popular-por-el-respeto-de-los -votos-reales/. Ad esempio in Francia diversi partiti di sinistra, dal PS agli Ecologisti passando per l'NPA di Besancenot, hanno firmato un appello dello stesso gruppo socialdemocratico "per un'uscita dall'alto (sic!)", a favore di un "controllo cittadino pubblico e pluralista (…) affinché prevalga la volontà espressa nelle urne” (amen!) e chiedendo “la creazione di una rete di solidarietà internazionalista con il popolo venezuelano, per sostenere le sue aspirazioni democratiche e le sue lotte di emancipazione. http://www.gds-ds.org/solidarite-avec-les-revendications-democratiques-du-peuple-venezuelien/

Ovviamente nessuna questione di solidarietà con il proletariato venezuelano e di sostegno alle sue lotte di classe: sarebbe antidemocratico...

 

 

Partito Comunista Internazionale

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