Il governo del Quebec, come in Francia e in Italia, attacca i proletari immigrati
(«il comunista»; N° 184 ; Dicembre 2024)
La recente visita del primo ministro François Legault in Francia all’inizio di ottobre è stata un’occasione per il governo provinciale del Quebec di allinearsi con lo Stato francese per quanto riguarda le politiche legate all’immigrazione. In effetti, i vari governi francesi del passato hanno una lunga storia di politiche repressive contro i lavoratori stranieri. L’ultima “legge Darmanin” aggiunge un aspetto particolarmente razzista e antioperaio che rappresenta il culmine di attacchi particolarmente aggressivi da parte della borghesia contro le parti più sfruttate, più precarie e dominate del proletariato (1). È in questo contesto che Legault trae la sua ispirazione politica reazionaria in Francia. In Quebec, come in Francia, il problema sarebbe, come declamano alcuni settori della borghesia quebecchese e francese, un’immigrazione troppo massiccia. E Legault gli ha fatto eco: «Ho sentito Emmanuel Macron dire la settimana scorsa che i francesi si sentono messi sotto pressione dall’immigrazione. Provo esattamente la stessa cosa per gli abitanti del Quebec» (2).
Il governo del Quebec sta quindi utilizzando l’immigrazione per solleticare la già sensibile fibra nazionalista e sciovinista dei quebecchesi. Giocando sul fatto che all’interno del Canada i francofoni hanno storicamente una posizione di relativa inferiorità rispetto agli anglofoni, l’immigrazione diventa agli occhi dei conservatori della Coalition Avenir Québec (CAQ) – partito attualmente al potere – un pericolo esistenziale per la nazione del Quebec. Legault, con la sua presa di posizione durante la visita in Francia, prende infatti di mira direttamente il governo federale canadese accusandolo di voler inondare consapevolmente il Quebec di immigrati. Il governo Legault si fa passare quindi come vittima all’interno del Canada e gioca la carta xenofoba dell’”insicurezza d’identità” tra i cittadini del Quebec. In altre parole, il governo federale invierebbe deliberatamente un numero ritenuto proporzionalmente troppo elevato di immigrati estranei alla cultura occidentale (quindi, un pericolo per la civiltà in generale) e che non parlano francese (quindi, un pericolo per la nazione del Quebec in particolare) al fine di ridurre ulteriormente il peso dei francofoni nel Quebec e, in generale, nel Canada. Gli immigrati diventano ancora una volta il capro espiatorio delle dispute tra lo sciovinismo canadese e quello del Quebec.
Cosa propone Legault? Semplicemente di espellere la metà dei circa 160.000 richiedenti asilo attualmente presenti sul territorio del Quebec verso altre province canadesi. Allo stesso modo, Legault intende ispirarsi alle leggi francesi anti-immigrazione chiedendo «a Ottawa di istituire zone di attesa per i richiedenti asilo come avviene in Francia (…)» (3). In altre parole, Legault chiede al governo federale di creare quel tipo di centri di detenzione che la borghesia chiama con cinico eufemismo “zone di attesa” – che non sono altro che prigioni – in cui vengono rinchiusi i proletari migranti in situazione irregolare in attesa di poterli espellere, una pratica che è ormai moneta corrente in Francia, in Italia e come altrove in Europa.
In breve, quella che il governo Legault desidera portare avanti è una politica francamente reazionaria e razzista, una politica mirata direttamente a minare la potenziale unità della classe operaia e le sue lotte utilizzando le popolazioni immigrate come uno spaventapasseri politico molto conveniente. Infatti, «attaccando in modo particolare la parte immigrata del proletariato, è l’intero proletariato che la borghesia attacca» (4). In altre parole, quando il governo del Quebec lancia attacchi specifici contro i lavoratori migranti e privi di documenti, in realtà mira a prendere due piccioni con una fava: in primo luogo, tende ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro dei proletari immigrati per aumentare ulteriormente lo sfruttamento di coloro che riescono restare e per indebolire drasticamente l’esistenza degli espulsi; si tratta allora di imbrigliare i lavoratori “autoctoni” nel solco della concordia nazionale e della collaborazione di classe facendo loro credere che gli immigrati sono la causa delle loro difficoltà socioeconomiche.
I proletari devono rifiutare questo ricatto sciovinista imposto dalla borghesia del Quebec che mira soltanto a dividerli per attaccarli più efficacemente; essi formano una sola classe internazionale – qualunque sia la loro origine etnica, religiosa, nazionale – la cui difesa delle condizioni di vita e di lavoro richiede imperativamente la solidarietà di tutti i proletari contro i loro padroni diretti nei luoghi di lavoro in primo luogo, ma ancor più contro l’intera borghesia nazionale da un punto di vista generale.
La lotta contro ogni controllo sull’immigrazione è quindi una lotta che deve mobilitare tutti i proletari, non perché sarebbe un dovere morale «rivendicare ideali senza tempo, democratici e umanitari come “libertà”, “uguaglianza”, “diritto”», ma perché è una necessità internazionalista intrinseca alla lotta di classe quella di «unire le file proletarie, in particolare facendo comprendere ai lavoratori indigeni l’esigenza, per le necessità stesse della lotta di tutta la classe operaia, di rifiutare ogni situazione di privilegio, ogni discriminazione e ogni manovra di divisione da parte della borghesia» (5).
Contro il controllo dell’immigrazione, contro le politiche scioviniste,
Contro le discriminazioni e le espulsioni,
Per la libera circolazione dei lavoratori migranti!
Contro la collaborazione di classe e l’unità nazionale!
Per l’unificazione di tutti i proletari, per la difesa esclusiva degli interessi proletari!
(1) Cfr. “Lotta di classe contro la legge sull’immigrazione e tutti gli attacchi contro i lavoratori!", le prolétaire, n. 551.
(2) https://www.ledevoir.com/politique/quebec/821007/recu-premier-ministre-francais-matignon-legault-discute-immigration.
(3) https://ici.radio-canada.ca/nouvelle/2109456/francois-legault-france-matignon-immigration-barnier.
(4) “Solidarietà proletaria contro il controllo dell’immigrazione”, Brochure Le Prolétaire n° 12, gennaio 1980, https://pcint.org/40_pdf/18_publication-pdf/FR/12_contre-controle-immigration.pdf, pag. 15.
(5) Ibid., pag. 18.
Partito Comunista Internazionale
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