Sindacato dei Lavoratori in Lotta: facilitare la concorrenza tra proletari o riguadagnare il terreno della lotta unitaria di classe

(«il proletario»; N° 3; Supplemento a «il comunista» N. 111 - Gennaio 2009)

 

Napoli, 7 marzo 2009.

 

L’assemblea indetta dal «Sindacato Lavoratori in Lotta per il sindacato di classe» il 9 febbraio scorso all’Università Centrale di via Mezzocannone riveste un momento significativo nell’evoluzione di questa organizzazione.

Avere la capacità di fare, ma anche di ricevere, critiche costruttive diventa indispensabile soprattutto se si tiene conto del rapporto che bisognerebbe impostare con la classe al determinarsi di nuove dinamiche con le conseguenti direttive da prendere. Tali direttive dovrebbero ovviamente rientrare nel quadro di eventuali discriminanti tattiche che una strategia di lotta dovrebbe prevedere. Strategia espressa dal programma di una piattaforma di lotta che al momento manca  proprio.

Una piattaforma di lotta è indispensabile per vincolare i delegati delle varie strutture all’impostazione di classe che nel caso specifico è soltanto espressa dalla volontà di una certa ala sinistra sempre più minoritaria. Ala sinistra che viene costantemente ingabbiata e neutralizzata da un sempre più incisivo burocratismo, ma soprattutto da un corporativismo oramai consolidato.

Se la capacità, ma innanzitutto il coraggio, di lanciare critiche da una platea come quella dei disoccupati, indipendentemente che siano  giuste o sbagliate, viene scambiata  per «lamentela», allora significa non comprendere che invece bisogna incoraggiare il dibattito tra i proletari e, indirettamente, significa impedire ai disoccupati di crescere e imparare a prendere decisioni riguardo la loro lotta e l’organizzazione della lotta. La tacita e sibillina esclusione dei nostri compagni dal Coordinamento dei disoccupati corona un lungo ed accurato lavoro dell’opportunismo. Le responsabilità dei vertici non mancano e non è stato fatto mai nulla di concreto per controbattere i metodi, di basso rango, usati da taluni cosiddetti responsabili, che preferiamo non descrivere. Una cosa  però la vogliamo dire. Senza l’esclusione dei nostri compagni sarebbe stato molto difficile chiudere le iscrizioni dei disoccupati; essi avrebbero continuato ad operare per  far capire l’importanza dell’allargamento della lotta a quanti più proletari possibile.  Uno dei pilastri della lotta di classe è la forza numerica. Limitare l’aggregazione dei proletari significa regalare un vantaggio enorme alla controparte sia dal punto di vista della piazza che dal punto di vista delle rivendicazioni. Attualmente solo una parte dei proletari disoccupati possono accedere ad una misera indennità di disoccupazione che il progetto I.SO.LA.(Inserimento Sociale attraverso il Lavoro) rappresenta.

L’ Assessorato si sta giocando questa partita a mani libere. I criteri che sta adottando sono sempre più selettivi e frammentari per il controllo del movimento. La contrapposizione di varie tipologie di disoccupati ( progetto isola,  seconda tranche e disoccupati “semplici”) tende a isolare gli elementi  più combattivi della classe. L’ulteriore «esamino» con test  psico-attitudinale a carico della seconda tranche, vale a dire di quei disoccupati che avevano già sostenuto la fase di orientamento, per poi accedere ad una nuova tipologia di progetto che sembra si chiamerà work-esperience, ha di fatto escluso una parte dei senza lavoro che non hanno «superato» la prova. Il SLL non si è opposto a questa  ulteriore selezione e una parte dei suoi iscritti si è trovata tagliata fuori.

Pare che l’Assessorato formalmente non possa fare altrimenti e che debba rispettare un suo iter; ma poi, alla fine, vi accederanno «tutti» [quel certo numero, ovviamente] come vi fosse un accordo tacito tra le parti. Ma questa non si chiama concertazione?

Comunque sia, all’assemblea del 9 febbraio dalla platea è giunta una protesta. Alcuni proletari, esprimendo un certo malcontento che oramai serpeggia non solo tra i disoccupati ma un po’ in tutti i settori,  lanciavano  un’accusa ben precisa  al SLL : Gli esami di selezione non dovevano essere accettati e bisognava lottare per questo. Se i disoccupati rappresentano una forza per il SLL , questo deve dare delle garanzie ai suoi iscritti”.

A questo assunto il SLL  ne contrapponeva un altro: “ Chi lotta va a lavorare. E  poiché alle manifestazioni la presenza dei disoccupati  della prima tranche è ridottissima ne vale del rapporto di forza”. Quindi non bisognerebbe mirare all’unità di tutti i disoccupati e magari di altri settori del SLL, ma alla partecipazione senza condizioni di un determinato gruppo di appartenenza di una certa tipologia di proletari. Così facendo, però, si alimenta il corporativismo e la concorrenza tra proletari!

I disoccupati adesso si preoccupano solo di guadagnarsi la presenza senza comprendere  i  mezzi ed i metodi della lotta, né  tanto meno la necessità di dibattere sui fini della lotta stessa e delle eventuali rivendicazioni da sostenere. In questo modo non capiranno mai l’utilità, proprio ai fini del rafforzamento della loro stessa lotta, di una piattaforma unitaria di lotta. La borghesia non vuole che i proletari lottino, ma se proprio non lo può evitare allora tenta di stabilire lei i tempi, i modi ed i fini della lotta. Ai proletari bisogna invece far capire che è necessario opporsi a questa manovra accerchiante della borghesia, che è necessario lottare unitariamente investendo i più vasti settori della classe possibili, superando le divisioni che la borghesia fomenta continuamente a tutto suo vantaggio. E’ chiaro che le vertenze devono avere una loro autonomia, ma nell’unità della lotta. Limitare il numero di iscritti e selezionare i più «volenterosi» non elimina la concorrenza tra proletari, la consolida. Continuare a fare le assemblee escludendo la Napoli Servizi, la Recam, l’Arpac e la Sis non si fa che accelerare la metamorfosi dell’ ex «Movimento di lotta per il lavoro» portandolo alla sua completa sterilizzazione.

La divisione e il conseguente isolamento tra queste quattro società miste ha ormai consolidato dei guasti che difficilmente potranno essere risolti a breve termine. Lo dimostra il caso Recam. Il 6 febbraio scorso è stato effettuato un presidio presso gli uffici dell’Assessorato al lavoro della Regione Campania, da parte di un folto gruppo di lavoratori, che aveva  lo scopo di stabilire un incontro con l’assessore per sincerarsi del futuro dei lavoratori Recam, visto che questa società versa in cattive acque. Se, da un lato, questo presidio ricalcava vecchie ma collaudate metodologie di pressione, dall’altra sancisce però la spaccatura tra le varie società miste. Se un comparto viene attaccato bisogna rispondere collettivamente coinvolgendo quanti più proletari possibile. E’ per questo che abbiamo sempre insistito affinché si svolgessero periodicamente delle assemblee generali per tenere così allenati i proletari a lottare unitariamente. L’intervento della polizia, con il fermo di alcuni manifestanti, ma soprattutto l’intervento della stampa borghese, profittano di questa fase di sbandamento per isolare e criminalizzare ancor più il SLL. Infatti alcuni quotidiani locali parlavano di irruzione  negli uffici dell’Assessorato al lavoro solo da parte di alcuni lavoratori, mentre gli altri sarebbero stati nei cantieri (quali?) a lavorare; si ricordava di un grave incendio scoppiato ad ottobre scorso negli uffici della Recam, danneggiandoli gravemente, e di un semplice ritardo nel pagamento degli stipendi. Ma non dicevano nulla del fatto che molti lavoratori a causa di ciò erano costretti a spostarsi in periferia tutti i giorni in attesa di una ristrutturazione degli uffici – ristrutturazione che probabilmente non ci sarà – e non accennavano per niente del futuro delle circa 400 famiglie che rischiano la cassa integrazione che oggi rappresenta un vero e proprio licenziamento. Se la volontà di mettere in cassa integrazione i lavoratori di questa società andrà in porto, sarà una grossa sconfitta per il SLL.

L’ex  «Movimento di lotta per il lavoro» è stato in grado di conquistarsi un salario, non importa sotto quale forma, attraverso la lotta intransigente e unitaria di tutti i suoi componenti. Quella forza organizzativa è stata minata alla base spaccando i lavoratori in quattro realtà diversificate.

La cassa integrazione o, comunque, un peggioramento delle condizioni salariali dei lavoratori Recam  farebbe perdere ulteriori consensi al SLL con il rischio di conflitto interno al SLL stesso. Purtroppo sono in molti ad operare perché ciò avvenga! L’opportunismo di Cgil, Cisl e Uil sta bene accorto a tenere lontano i disoccupati dalla lotta della Recam. Deve invece essere il SLL a tenere lontano i collaborazionisti tricolore dalla lotta dei lavoratori guadagnando la fiducia della loro base.

La forza organizzativa dell’ex «Movimento di lotta per il lavoro» è andata persa. Se si fosse riusciti a trasferire quella forza al  SLL attuale, con l’ulteriore apertura a tutti i disoccupati, questa organizzazione oggi rappresenterebbe una vera e propria forza. Ma  il lavoro dell’opportunismo è stato paziente e inesorabile e, purtroppo, non gli si è contrapposto finora un sufficiente e determinato modo classista di organizzare la lotta e difenderla.

I disoccupati iscritti al SLL fanno ora parte di un Coordinamento generale dove presiedono varie liste di lotta del napoletano. La presenza di elementi opportunisti la dice lunga sul futuro di questo Coordinamento. Sono gli stessi che alcuni anni fa  preferirono ad un certo punto “seguire una strada per conto proprio” o, peggio ancora, abbandonare i disoccupati alla loro sorte “che ormai non avevano più speranze”!. Sono ancora loro ad influenzare il movimento e nessuno li ha mai esclusi! Molti disoccupati delle altre liste stavano per confluire nel SLL, ma la chiusura delle iscrizioni l’ha impedito; è certo però che il SLL sarebbe cresciuto di forza conquistando il predominio della piazza e rendendo molto difficile la vita all’opportunismo.

Bisogna ripartire dalla riapertura delle iscrizioni dei disoccupati stilando una piattaforma di lotta che condensi obiettivi, metodi e mezzi di lotta che uniscono i proletari in quanto tali, siano disoccupati, occupati o precari, superando la dannosa logica delle liste e delle differenze di categoria. Soprattutto, in questo momento, bisogna fare riunioni sui posti di lavoro per arrivare ad indire al più presto un’Assemblea generale di tutti gli iscritti SLL. Al momento è prioritaria la lotta unitaria con i lavoratori Recam da mettere all’ordine del giorno. Senza escludere i disoccupati!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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