A Villa Literno gli immigrati dall’Africa e dall’est europeo «sono la vera ricchezza del paese»

(«il proletario»; N° 6; Supplemento a «il comunista» N. 114 - Gennaio 2010)

 

 

«...Era il 25 agosto 1989 quando Jerry Masslo fu ucciso in un tentativo di rapina da quattro giovani del posto. Villa Lirterno, la piazza degli schiavi, l’omocidio di un africano scappato dall’apartheid. Alla rotonda c’erano centinaia di persone che dormivano per terra. All’alba li venivano a prendere e li portavano a raccogliere pomodori, il cosiddetto “oro rosso”(...) Fu una rapina finita male, i neri reagirono, quelli spararono. In pochi giorni quella storia divenne un caso nazionale. (...) A settembre, nel nome di Masslo, ci fu la più grande manifestazione antirazzista che l’Italia ricordi.( ...) Nel frattempo, su via delle Dune, nel territorio di Villa Literno ma molto più vicino alla Domiziana, era cresciuto un grande insediamento intorno a un casolare diroccato. Lo chiamavano il Ghetto. Nei periodi di massima densità, nei primi anni Novanta, ospitava 2500 persone. Non c’era altro che una fontana della rete pubblica e un canale per la raccolta delle acque. Nel giro di qualche anno diventò una vera e propria città, con i suoi negozi, la macelleria, il barbiere. Una comunità maschile. Non c’erano donne. Una comunità nera. Non c’erano arabi, tranne qualcuno che ci andava per qualche compera. C’erano cristiani e musulmani. La moschea era una baracca con dei tappeti per terra. Di fronte non molto lontano, c’era una chiesa. Gli immigrati venivano dalla Costa d’Avorio, Benin, Burkina Faso, c’era qualche ghanese. Avevano un consiglio degli anziani. C’era un servizio d’ordine interno, soprattutto per evitare che entrasse la droga.

[L’accampamento dei neri doveva sparire. Il governo Berlusconi, marzo 1994, offrì un miliardo di lire perché gli africani del Ghetto sparissero e fossero sistemati a Casal di Principe (...) ma l’assassinio di don Peppe Diana da parte della camorra scombinò i piani di... deportazione. Nell’estate “qualcuno” appiccò al Ghetto l’incendio che lo rase al suolo]. Adesso i neri non ci stanno più. Però ci sono quelli dell’est. Su dodicimila abitanti, gli immigrati residenti sono centodieci. Ma gli altri, gli invisibili, sono molti di più. Se ti svegli domattina alle 4 e vai sulla rotonda ci troverai tremila persone, dice l’avvocato D’Alterio...Uomini e donne. Chi lavora al bar, chi fa la badante, chi il maznovale, la maggior parte stanno in campagna: chi raccoglie ortaggi, chi lavora nelle aziende bufaline. Se per assurdo da un giorno all’altro dovessero decidere di andarsene, questo paese crollerebbe. Oggi loro rappresentano la ricchezza di questo paese». (Estratti da Una rotonda sul ghetto, F. Feola,  napolimonitor.it)

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

Top

Ritorno indice