Fiat di Tychy, Polonia

Lettera dei lavoratori Fiat polacchi ai lavoratori Fiat di Pomigliano

(«il proletario»; N° 8; Supplemento a «il comunista» N. 116 - Giugno 2010)

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Questa lettera che abbiamo trovato nel sito citato in calce, e che è riprodotta in diversi siti, mette chiaramente in evidenza come la politica del ricatto del posto di lavoro che la Fiat adotta dappertutto può ottenere alla fine il consenso dei lavoratori ricattati grazie a questa particolare pressione; ma i lavoratori possono valutare i cambi di politica industriale dei padroni, alla luce dello svelamento degli inganni con cui l’azienda li ha turlupinati, solo se si pongono sul terreno della lotta classista, ossia sul terreno della difesa di interessi che riconoscono internazionali anche solo per il fatto che l’azienda per cui lavorano è un grande gruppo multinazionale. Anche i proletari polacchi hanno cominciato a tirare delle lezioni dalla situazione che si è creata, e hanno compreso che uno dei punti fondamentali su cui far leva è la lotta contro la concorrenza fra proletari. La tradizione combattiva del proletariato polacco - che già nel 1980 dette una grande prova ai cantieri di Danzica, prova che si incrociò con la grande lotta ad oltranza degli operai Fiat (i famosi 35 giorni) alla fine sconfitta per le stesse ragioni per cui fu sconfitto il movimento proletario polacco: l’influenza determinante del collaboarzionismo  -  potrà tornare a rappresentare un punto di riferimento per la lotta di classe in Europa se riuscirà a mettersi sulla strada dell’indipendenza di classe, fuori dalle grinfie delle forze opportuniste e collaborazioniste che hanno ancora un peso notevole in Polonia come in Italia. Questa è la stessa strada che dovrà seguire il proletariato a Pomigliano come in qualsiasi altra fabbrica, o paese, perché le condizioni di vita e di lavoro proletarie sono destinate a peggiorare sempre più dappertutto. 

 

Tychy. Domenica 13 giugno

 

La Fiat gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creato degli altri.

E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse rimostranze all’amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend).

A un certo punto, verso la fine dell’anno scorso, è iniziata a girare la voce che la Fiat aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore.

Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L’anno scorso, per esempio, ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.

Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati.

Il terzo “Giorno di Protesta” dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l’anno scorso.

Che cosa abbiamo ormai da perdere?

Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.

In questi giorni abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla Fiat che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli.

Avevano la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendo i loro posti di lavoro e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.

E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c’è altro da fare a Tychy che smetter di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l’azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.

 

Lavoratori, è ora di cambiare

 

[Originale tratto da: http: // lib.com.org / news / letter-fiat-14062010]

Tradotto in: http: // www. senzasoste .it / lavoro-capitale / lettera-dei-lavoratori-fiat-di-tichy-a-quelli-di-pomigliano.

 

Questa lettera, indirizzata ai lavoratori della Fiat di Pomigliano, è stata scritta da un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy in Polonia il 13 giugno, più di una settimana prima del referendum a Pomigliano d’Arco in cui i lavoratori sono stati chiamati a esprimersi sulle loro condizioni di lavoro. Al momento la Panda che la Fiat intende produrre a Pomigliano viene fabbricata nello stabilimento di Tychy. Oggi, 23 giugno, sappiamo i risultati definitivi del referendum: hanno votato circa 4500 lavoratori su poco più di 4800, l’affluenza è stata massiccia: il 62% sì, 36% no, il resto schede nulle]

 

          

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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