Solo la lotta di classe darà uno sbocco alle esigenze di vita e di lavoro dei proletari!

I lavoratori Arpac Multiservizi, Astir, Napoli Servizi e SIS, devono prendere nelle proprie mani la gestione delle lotte contro il pressapochismo e le lotte sterili dei propri vertici sindacali

 

(«il proletario»; N° 10; Supplemento a «il comunista» N. 122 - Dicembre 2011)

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Napoli. Gli scontri di piazza di giovedi’ 24 novembre tra manifestanti dell’Arpac Multiservizi, dell’Astir e dei disoccupati del progetto Bros, da una parte, e forze dell’ordine dall’altra, con arresti e feriti anche tra la polizia, sono stati  lo sbocco quasi inevitabile di un lungo braccio di ferro ancora in atto tra precari  e assessorato locale, quest’ultimo intenzionato a perseguire, con sempre più determinazione, una politica di austerità in linea con le direttive governative.

Le perquisizioni nelle abitazioni dei disoccupati e di elementi di avanguardia testimoniano l’intenzione della prefettura di criminalizzare definitivamente i movimenti di lotta e chiunque si opponga alla politica di austerità che il governo, sia nazionale che locale, intende acutizzare ulteriormente. L’accusa di associazione a delinquere a proletari organizzati che lottano per strappare lavoro con la pressione di piazza è l’ultima vigliaccata del  non nuovo e collaudato teorema antiproletario della questura. Ma sono oramai mesi che all’Arpac e all’Astir i salari non vengono elargiti  o vengono elargiti a stento e con ritardo, mentre alcune spettanze, come i buoni pasto, vengono praticamente negate. La mancanza di “commesse”, a detta dell’assessorato locale, sembra essere il motivo determinante di questa inesorabile retrocessione di circa mille lavoratori. Per quanto riguarda i disoccupati del cosiddetto progetto Bros, oramai è piu’ di un anno che non percepiscono neanche quella miseria che è servita solo a tenerli buoni e a dividerli da altri disoccupati  “disorganizzati” più sfortunati di loro. Ma un lavoro vero e proprio non c’è mai stato e sicuramente questa situazione generale purtroppo durerà a lungo, se non diventerà addirittura la norma, soprattutto in questa fase dove la politica dei tagli fa da base a qualsiasi manovra statale.

La latitanza e il pressapochismo dei vertici sindacali dei lavoratori di Arpac Multiservizi, ( ma quelli delle altre tre società sorelle. Astir, Napoli servizi e Sis, non sono da meno), quali Cobas, Slai cobas, SLLl, Uap e una componente di Cgil, ha spinto la base ad azioni spontanee  come l’occupazione dei locali di Arpa Campania. L’ulteriore occupazione dei tetti del fabbricato di questa società con striscioni e lancio di volantini ha fatto scattare l’intervento della polizia e dei pompieri, questi ultimi nel timore che qualche manifestante potesse cadere di sotto. Ma ha richiamato anche l’attenzione di altri lavoratori  e della cittadinanza. Una situazione che ha evidentemente disturbato non poco la direzione Arpac, l’assessorato e la digos. Quest’ultima è intervenuta tatticamente solo per assicurarsi che i locali occupati rimanessero intatti. Ciò ha prodotto un dibattito interno tra i lavoratori il cui sbocco è stata la redazione di un documento molto semplice e diretto che esprimeva le esigenze dei lavoratori.

Il documento, che ha espresso il risultato unanime di precedenti assemblee, cui i lavoratori ancora aspirano, e redatto da un compagno al quale i lavoratori danno ancora il pieno consenso, veniva presentato ai vertici dell’Arpac e dell’Assessorato all’ambiente e, per conoscenza, e questa è una novità, ai propri rappresentanti sindacali.  Il pagamento della quattordicesima mensilità e dei buoni pasto sono le richieste immediate del documento, mentre in prospettiva i lavoratori rivendicano il passaggio all’Arpac-madre con assunzione a tempo indeterminato: insomma diventare impiegati di ruolo e lavorare sul serio. Inoltre  ci si rivolge ai lavoratori delle altre società per una lotta unitaria in quanto il problema è comune. In sostanza, il documento rappresenta uno strappo tra i lavoratori e i rappresentanti sindacali cosiddetti alternativi. Questi ultimi hanno evidentemente accusato il colpo e, dopo il disorientamento iniziale, hanno pensato bene di schierarsi con i “dissenzienti”. Dopo aver dichiarato il documento e il compagno che lo ha redatto arbitrario, ne stilavano un altro, “in privato”, questa volta veramente arbitrario. Essi, pur  rivendicando, in modo generico, il futuro retributivo e le spettanze arretrate, auspicavano un tavolo interistituzionale, che comunque era già nei programmi delle istituzioni locali, per continuare un “lavoro” che non è mai esistito; soprattutto, il loro documento è stato impostato in chiave corporativistica in quanto sia i Cobas, gli Uap, lo Slai cobas, sia la Cgil e l’Sll,  pur avendo propri iscritti anche in altre società, soprattutto all’Astir che naviga nelle stesse acque, non ne tenevano assolutamente conto salvo, alla fine del documento, “invitare” astrattamente “i lavoratori delle aziende in crisi (quali?) e i movimenti di lotta per il lavoro, precari e studenti, a sostenere (come?) le iniziative in solidarietà e per la difesa del lavoro (quale?), l’ambiente e i nostri territori”.

Mentre l’occupazione degli uffici della sede Arpac continuava, i lavoratori di Astir occupavano separatamente la cattedrale del duomo di Napoli; occupazione che si risolveva nel pomeriggio con il solito incontro inutile con l’Assessorato. Inutile soprattutto perchè gli incontri sono, in realtà, uno sterile e passivo assistere a lavori già in agenda dell’Assessorato, ma che anche se fossero strappati per porre le proprie  rivendicazioni, dovrebbero avvenire con la lotta in piedi  e sospenderla solo a loro esaudimento. In verità, la sospensione della lotta dopo aver ottenuto solo un incontro, purtroppo è una vecchia pratica opportunistica cui anche i movimenti di piazza si sono conformati. Quello che, però, salta agli occhi nello specifico è la separazione ostentata tra le due società: Arpac Multiservizi e Astir. Queste, a detta degli organizzatori, si sarebbero “comunque incontrate”  il giorno 24 novembre in presidio all’Assessorato all’ambiente insieme ai Bros.

Sono anni, ormai, che non si fanno assemblee unitarie, magari prima nei reparti invitando le delegazioni delle altre realtà, assemblee che sarebbero preparatorie e indirizzate a formulare una piattaforma di lotta condivisa sulla base della quale condurre una reale azione di lotta unitaria. Non va dimenticato che questi lavoratori hanno ottenuto un salario, anche se a fronte di un  potenziale lavoro, solo grazie alla loro intransigenza e, soprattutto, alla loro unità nella lotta. Intransigenza e unità che ormai sono andate perse a causa della loro divisione in quattro societa’ fantasma e dell’assenza di una vera politica di lotta classista. A questo punto, lottare di nuovo tutti insieme sulla base di una piattaforma rivendicativa comune, sarebbe proprio il minimo che si possa iniziare a fare! Ma i fatti ci dicono  che non è  proprio così semplice.

Il presidio all’Assessorato del 24 novembre nasce da un rinvio dello stesso incontro al 5 dicembre in sede interistituzionale. Ma i dirigenti sindacali hanno pensato e deciso di trasformare la data originaria comunque in “iniziativa di lotta”, a quanto pare per essere “più visibili”. Così visibili da trasformare il presidio in corteo non autorizzato. Non è che ci scandalizziamo della non autorizzazione, ma con un rapporto di forze nettamente sfavorevole e con la divisione delle vertenze che sfiora la loro contrapposizione, era difficile che l’iniziativa non prendesse la piega quale è stata. La polizia non aspetta altro per intimidire e frenare la lotta e per colpire le avanguardie scomode. Pochi cassonetti rovesciati e qualche parapiglia sono bastati a scatenare la celere. La notizia degli scontri ha fatto eco in tutta la regione occupando i primi posti dei TG  locali ed internet; degli  arrestati, tre venivano liberati in serata mentre il sabato successivo gli altri quattro. L’accusa per questi dimostranti è stata, ovviamente, quella di “resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale”, poco importa alla giustizia borghese che le vite di migliaia di proletari vengano oltraggiate sistematicamente perché messe alla fame e precipitate nella miseria più nera!

Nonostante la repressione bisogna continuare a lottare perché i problemi di sopravvivenza restano tutti sul tappeto. Si vocifera che l’occupazione dei locali Arpac sia stata inutile, ma intanto ora è la digos a presidiarli. Pare che le porte siano state blindate con dispositivi elettronici. Chissà perché?  Intanto il primo dicembre c’è stato un altro corteo cittadino delle stesse realtà per rendersi ancora “piu’ visibili”. Il corteo, questa volta autorizzato, era indirizzato alla lotta “contro la criminalizzazione dei movimenti, per il lavoro e il reddito”, rivendicazioni gridate ma non presentate con richieste formali alla controparte, magari con una piattaforma... Tanto... saranno gli assessori a decidere il futuro dei lavoratori! Non a caso, in prefettura, i manifestanti non sono stati ricevuti in quanto, pare, nessun funzionario era presente. Il corteo si è allora diretto di nuovo all’Assessorato all’ambiente ( nel caso forse in questi giorni qualcuno avesse cambiato idea) per non rendere improduttiva la manifestazione, ma la celere in tenuta antisommossa ha bloccato tutto rinviando l’incontro interistituzionale al giorno 5 dicembre.

La mobilitazione dei lavoratori Arpac Multiservizi sta dando sicuramente fastidio, ma senza l’unità concreta con i lavoratori delle altre società sorelle la lotta è destinata a fallire. L’obbiettivo dell’Assessorato è quello di sfiancare la resistenza dei lavoratori per potersi liberare definitivamente di una grossa palla al piede rappresentata dalle diverse decine di milioni di euro che servono a sostenere società fantasma per una fantomatica difesa dell’ambiente, per una città che, oramai, a centinaia di migliaia di proletari non offre più da vivere, ma  solo cruda sopravvivenza. La cassa integrazione e la mobilità per i lavoratori Arpac Multiservizi e Astir sono oggi più vicine. I proletari  sono costretti sempre più alla fame, alla miseria e alla disperazione!

Non ci stancheremo di ripetere, e mai come in questo momento, che riunire in assemblea tutti i lavoratori di Arpac, Astir, Napoli servizi e Sis, è indispensabile: discutere le rivendicazioni da portare avanti, stendere una piattaforma di lotta unificante e condivisa, decidere le forme di lotta da adottare ed eleggere come delegati i proletari più decisi e coerenti con le decisioni assembleari andando alla trattative con le controparti con la lotta in piedi. Questo modo di impostare  e organizzare la lotta è l’unico che rappresenti una effettiva ed efficace difesa degli interessi immediati dei proletari e che renda possibile riprendere la lotta senza dover sempre ripartire da zero!

Le notizie nazionali sulle sorti di altre realtà, come ad esempio la chiusura dello stabilimento Fiat a Termini Imerese, non ci deve demoralizzare; dobbiamo renderci coscienti che la borghesia, sull’onda della crisi della propria economia, sta prendendo di petto la situazione per recuperare i loro profitti a spese delle condizioni di esistenza proletarie, approfittando di un proletariato confuso,  disorganizzato e disorientato.

Le misure che il  governo “tecnico” sta prendendo in questi giorni nascondono in realtà un attacco senza precedenti ai danni del proletariato, ma lo sta facendo cercando di non far perdere troppo la faccia ad una democrazia che assumerà presto o tardi l’altro suo vero volto, quello totalitario della dittatura borghese.

Per i  proletari  l’unica strada da intraprendere è la vecchia via maestra: la ripresa della lotta di classe!

 

Napoli - 2 dicembre 2011

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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