Primo Maggio: lotta, non festa!

(«il proletario»; N° 13; Supplemento a «il comunista» N. 163 - Maggio 2020)

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Il Primo Maggio, come giornata di lotta dei lavoratori, ha origini lontane, e non europee. 1884, Chicago, detta “macelleria del mondo” (era la città dei mattatoi) e “granaio d’America” (perché circondata dalle praterie del Mid West), era un focolaio di agitazioni operaie, soprattutto per le migliaia di lavoratori immigrati che lavoravano dalle 12 alle 16 ore al giorno. Questi veri e propri scioperi ad oltranza diedero la spinta alla Federation of Organized Trades and Labor Unions per avanzare, sotto la minaccia di ulteriori scioperi generali, la rivendicazione della giornata lavorativa di otto ore.Nel 1886 gli operai della fabbrica di macchine agricole Mc Cormick scesero in sciopero; in risposta i padroni della fabbrica passarono alla serrata, fecendo però entrare al lavoro i crumiri. Il primo maggio di quell’anno furono dai 30 ai 40 mila gli operai che manifestarono, una massa in sciopero mai vista fino ad allora. Le tensioni sociali non riguardavano solo l’America, ma tutti gli Stati industriali. La rivendicazione delle otto ore fu fatta propria dalle Conferenze Socialiste Internazionali che prepararono la costituzione della Seconda Internazionale, a partire dal congresso  di Parigi nel 1889. Ma già la Prima Internazionale, nel congresso di Ginevra del 1866, aveva avanzato con forza la rivendicazione delle otto ore come limite per legge. Le lotte operaie che, per tutta la prima metà dell’Ottocento, avevano richiesto con forza la diminuzione drastica delle ore giornaliere di lavoro, nel 1847 ottennero in Inghilterra un risultato storico, la legge sulle 10 ore come limite di lavoro giornaliero, il Factory Act 1847, aprendo così, con lo sviluppo del movimento operaio a livello internazionale, una lunga stagione di lotte per lo stesso obiettivo.

Che gli operai abbiano dovuto lottare duramente, scontrandosi con polizia, carabinieri ed esercito nei vari paesi industrializzati, fa parte della loro storia di classe salariata, tanto più sfruttata quanto più il capitalismo si sviluppava.

La borghesia sa perfettamente che la valorizzazione del capitale deriva dal tempo di lavoro giornaliero non pagato agli operai, e ha constatato empiricamente che le innovazioni tecniche, compresa l’automazione e l’informatizzazione nell’organizzare tutta una serie di passaggi nei processi lavorativi, sono parte essenziale dell’aumento della produttività del lavoro. Talmente parte essenziale che, dalla scoperta della macchina a vapore fino all’elettrificazione di tutte le operazioni nella produzione, nella distribuzione e nella comunicazione, è la macchina a dettare i tempi e il ritmo al lavoro umano, e non viceversa. L’operaio salariato è diventato l’accessorio della macchina, dunque il “motore” aggiuntivo per la valorizzazione del capitale.

La condizione di salariato è inseparabile dalla produzione di plusvalore, di produzione per il capitale, ed è la forma dell’oppressione capitalistica per eccellenza. Dal salario dipende la vita di ogni proletario, e il salario lo si riceve solo se si lavora per i capitalisti. Niente lavoro, niente salario, niente vita!

La giornata del 1° Maggio, a causa della vittoria della controrivoluzione e della diffusione nel corpo proletario del virus della collaborazione di classe, ha subito la stessa sorte di ogni lotta operaia: da giornata internazionale di lotta, unificante i proletari di tutti i paesi negli obiettivi comuni di emancipazione dal capitalismo, è stata stravolta in  processione pacifica e rassegnata al dominio borghese. Panem et circenses, dicevano un tempo gli antichi imperatori romani, sintetizzando una politica sociale che aveva lo scopo di tener buono il popolo. Non è molto diverso, oggi: un tozzo di pane per ingannare lo stomaco dei proletari, e uno spettacolo per rincitrullire la loro mente.

Ma l’impero del capitale, moderno schiavismo, salterà come è saltato l’impero dell’antico schiavismo, per opera del proletariato trasformatosi in seppellitore della società borghese.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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