Italia: la strage sul lavoro continua, ed è in aumento!

(«il proletario»; N° 14; Supplemento a «il comunista» N. 175 - Dicembre 2022)

Ritorno indice

 

 

I dati registrati finora corripondono al periodo gennaio-ottobre 2022: hanno perso la vita ben 909 lavoratori, più di 90 morti al mese!

Dopo anni e anni di stragi di lavoratori sui posti di lavoro e in itinere, siamo ancora a documentare 3 lavoratori morti al giorno. Tutti gli anni, dal presidente della repubblica, ai governanti, ai sindacalisti, ai portavoce della conservazione sociale, ci sentiamo ripetere il ritornello sulla mancanza di sicurezza nei posti di lavoro, sulla mancanza di formazione e di aggiornamento di tutte le persone coinvolte nei processi lavorativi: dai lavoratori ai dirigenti e ai capi. Ma le stragi continuano.

Rispetto al 2021, anno in cui le vittime Covid sono state 282 su 1017 morti sul lavoro nello stesso periodo gennaio-ottobre, quest'anno i decessi Covid sono stati 10, su 909 morti: perciò gli infortuni mortali non dovuti al Covid sono stati il 22% in più rispetto allo scorso anno. Riprendere più velocemente la crescita economica: questo è stato il motto di Confindustria, sindacati e governo, e non solo in Italia. Più crescita economica, più morti sul lavoro! E' questa la realtà.

Ovviamente se sono aumentati i morti, sono aumentati anche gli infortuni sul lavoro. Infatti, nello stesso periodo, quest'anno sono aumentati del 33% rispetto al 2021, arrivando a quota 595.569; e i settori dove gli incidenti sul lavoro sono più numerosi sono sempre gli stessi: sanità, manifatture, trasporti, costruzioni.

Secondo l'Osservatorio Vega di Mestre, la media italiana del rischio di morte per i lavoratori è di 29,2 decessi ogni milione di occupati. Ma andando a misurare questa incidenza regione per regione, nei primi dieci mesi del 2022, con un'incidenza superiore al 25% rispetto alla media, le regioni in cui si muore di più sono: Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Umbria, Calabria e Basilicata. Chi l'avrebbe mai detto che due regioni come Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige, due delle regioni in cui si vivrebbe meglio, sono invece le regioni in cui i lavoratori rischiano la vita di più che nelle altre!

In Italia, come in tutti i paesi industrializzati, ci sono anche centinaia di migliaia di lavoratori immigrati e anche loro versano il proprio sangue perché i capitalisti possano riempirsi le tasche.

I morti fra gli immigrati, nei primi dieci mesi del 2022 sono stati 120, oltre il 18% del totale, e in questo caso si rileva che il rischio di morte sul lavoro da parte loro è doppio rispetto a quello dei lavoratori italiani. Gli stranieri sono stati 53,2 ogni milione di occupati, contro il 26,6 di lavoratori italiani. I proletari stranieri non sono soltanto, in genere, pagati meno dei proletari italiani, ma sono messi in condizioni di lavoro ancora più rischiose. Un'ulteriore statistica rileva che il lunedì (col 18,5% del totale), seguito dal venerdì (col 17,9% del totale), sono i giorni della settimana in cui si verificano più infortuni mortali sul lavoro. Sono i giorni, cioè, in cui aumenta la pressione sull'attività lavorativa appena ripresa dopo il fermo festivo e prima del successivo fermo. Ragione in più per lottare tutti insieme!

(fonte: www.lavocedeltrentino.it/2022/12/01/)

 

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

www.pcint.org

 

Top

Ritorno indice