Alta moda e caporalato
(«il proletario»; N° 15; Supplemento a «il comunista» N. 181 - Marzo-Aprile 2024)
Il caporalato non è un fenomeno che riguarda solo l’agroalimentare o l’edilizia. Riguarda anche gli oggetti di lusso dell’Alta Moda e non solo nei tuguri del Bangladesh, del Vietnam o della Thailandia, ma anche nelle filiere di fornitura presenti in Italia in mano ad appaltatori e subappaltatori come i recenti casi della Giorgio Armani Operations e della Alviero Martini dimostrano.
Nel maggio 2023 un operaio assunto in nero dalla Crocolux, gestitata da cinesi, appaltatrice di Alviero Martini, che fabbrica borse di lusso, muore. Le indagini rivelano che i lavoratori, in parte assunti in nero, erano costretti a turni massacranti, anche di 14 ore al giorno compresi i giorni festivi, senza alcuna tutela in laboratori-dormitorio e in condizioni di insicurezza totale. Il 6 aprile scorso le indagini della procura di Milano scoprono che la Giorgio Armani Operations ha esternalizzato la produzione di alcuni articoli di moda a piccole aziende gestite da cinesi con manodopera cinese supersfrutatta : i lavoratori erano costretti a mangiare e a dormire in capannoni dotati di videosorveglianza e venivano pagati 2-3 euro all’ora per 10 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Le borse prodotte venivano vendute ai subappaltatori di Armani per 93 euro, rivendute ad Armani per 250 euro e immesse sul mercato per circa 1.800 euro (https://it.euronews.com/2024/04/06/moda-commissariata-la-giorgio-armani-operations-accuse-di-caporalato-a-opifici-lombardi). E così, al fenomeno ormai conosciuto del caporalato nell’agroalimentare che riguarda 230.000 braccianti soprattutto migranti, si aggiunge quello relativo agli opifici del tessile e degli oggetti di lusso, molto più nascosto ma presente in Italia da molto tempo e che porterà a galla situazioni simili anche per altri marchi del lusso. Che le azioni giudiziarie non servano ad estirpare questo fenomeno è dimostrato dal fatto che il fenomeno del caporalato è in crescita. Per combatterlo seriamente ci vuole una lotta che unisca i lavoratori « regolari » ai lavoratori « irregolari », che i lavoratori « regolari » mettano in campo la loro forza a vantaggio dei loro fratelli di classe più deboli.
Partito Comunista Internazionale
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