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Francia

Risposta di classe agli attacchi antiproletari!

 

 

Il piano economico del Governo di più di 43 miliardi di euro annunciato da Bayrou quest’estate con l’obiettivo di diminuire l’indebitamento del paese, costituisce una serie di attacchi antiproletari: si va da una nuova «riforma» delle indennità di disoccupazione, all’abbattimento delle pensioni e delle prestazioni sociali, dagli attacchi al sistemna sanitario alla diminuzione dei posti di lavoro nella funzione pubblica alla soppressione di 2 giorni di ferie per «rimettere il paese al lavoro» (!) ecc. Tutte queste misure non sono che una «premessa» a delle «riforme di fondo» (che comprendono attacchi ben più pesanti).

Nello stesso tempo, non se ne parla proprio di rimettere in discussione l’aumento delle spese militari né le sovvenzioni alle imprese o la soppressione delle tasse sulle grandi fortune! Questo piano risponde ai desiderata del padronato che lo considera come «una prima tappa». Il Medef (Movimento delle imprese francesi) ha presentato il 29 agosto scorso delle proposte chocs per «disserrare l’economia» tagliando ler misure sociali (diminuendo le pensioni ecc.), diminuendo ancor di più le tasse pagate dalle imprese, sopprimendo più di un milione di imoiegati pubblici ecc. In una situazione economica difficile, marcata dall’aggravamento della concorrenza internazionale della quale l’aumento dei dazi è una conseguenza, i capitalisti francesi, alla pari dei loro omologhi degli altri paesi, sono inevitabilmente spinti ad accrescere i loro attacchi contro i proletari: è infatti dal loro sfruttamento che essi intascano i loro profitti. I vantaggi sociali concessi in precedenza per mantenere la pace sociale sono ora considerati come ostacoli intollerabili da far sparire al più preso: la guerra sociale contro i proletari è la prospettiva promessa dalla borghesia, come la guerra guerreggiata nei campi di battaglia!

 

I POMPIERI SOCIALI ALLA RISCOSSA

 

Dall’annuncio del piano Bayrou le direzioni sindacali si sono adoperati a far sfumare il malcontento e a prevenire ogni lotta reale. Per «l’abbandono immediato» delle mire del piano, l’Intersindacale ha lanciato… una petizione! Poi, quando l’iniziativa «blocchiamo tutto il 10 settembre» ha incontrato un’eco crescente, essa ha tirato fuori la tradizionale «journée d’action» per il 18 settembre allo scopo di tagliar corto con la mobilitazione. Questo metodo ha già fatto le sue prove quando la collera è particolarmente forte: fare a pezzi le lotte, isolare i settori più combattivi, chiamare a delle giornate d’azione di volta in volta con la pretesa di «costruire un processo che duri» (sic!) (comunicato della CGT del 27/8), cioè fare affidamento sull’esaurimento inevitabile dei lavoratori. Così l’Intersindacale ha fatto fallire tutte le grandi lotte degli ultimi anni, a cominciare da quella sulle pensioni. Da parte loro, i partiti di sinistra, al seguito della LFI (La Francia indomita), hanno finito per aderire pubblicamente all’iniziativa, con più o meno esitazioni e prudenza, preoccupati come sono fra il timore di sembrare «irresponsabili» e il ritrovarsi in disaccordo con il proprio elettorato. La dichiarazione della LFI per uno sciopero generale non deve illudere; i militanti della LFI intendono come gli altri recuperare la mobilitazione verso un obiettivo puramente elettorale e istituzionale: far cadere il governo attraverso il voto sulla mozione di censura per andare a nuove elezioni, nella prospettiva di far tornare al potere un governo di sinistra.

I proletari non si devono fidare di questi lestofanti: l’esperienza ha dimostrato che i governi di sinistra sono sempre stati i servitori zelanti del capitalismo!

 

PER UNA RISPOSTA DI CLASSE

 

I proletari non sono condannati eternamente a subire gli attacchi dei padroni e dello Stato borghese senza reagire: essi possiedono una forza potenzialmente formidabile perché è il loro lavoro a far vivere il sistema capitalistico. Ma perché questa forza possa concretizzarsi in una vera lotta è indispensabile rompere con tutti i sevi del capitalismo che li paralizzano, che li circuiscono preconizzando un «altro piano economico», un’«altra politica», un’«altra ripartizione delle ricchezze», un «altro governo», cioè lasciando intatto il capitalismo a chi sarà sufficiente applicare delle riforme più o meno importanti. Il capitalismo non si riforma: o lo si combatte o ci si sottomette!

I proletari non hanno nulla da difendere nell’economia nazionale i cui problemi non sono i loro. Essi non devono più accettare, oggi, dei sacrifici per riassorbire l’indebitamento o per migliorare la competitività delle imprese, tantomeno domani, di versare il loro sangue per difendere la nazione. Essi devono difendere esclusivamente i loro interessi di classe contro la borghesia e il capitalismo, senza farsi fermare dalle illusioni democratiche, pacifiste e nazionaliste sull’esistenza di un «interesse superiore» sedicente comune a tutte le classi del «popolo». Non ci si può fidare di organizzazioni come l’Intersindacale o partiti che diffondono queste illusioni: queste organizzazioni sabotano tutte le lotte che rompono con la collaborazione di classe e minacciano la buona salute dell’economia. I proletari non possono contare che sulle loro proprie forze, sulla loro determinazione, sulla loro combattività, sulla loro capacità di organizzarsi e lottare con i metodi e i mezzi classisti: scioperi i più ampi possibile, unione nella lotta di tutti proletari, uomini e donne, giovani e anziani, francesi e immigrati, occupati e disoccupati, per degli obiettivi che non si limitano a far ritirare le misure in progetto o le manovre parlamentari, ma che attaccano lo stesso sistema capitalista.

Ogni vittoria su questo terreno, anche parziale e temporanea, aprirà la prospettiva di una lotta più ampia, la lotta rivoluzionaria per abbattere il capitalismo unendo i proletari di tutti i paesi!

 

• Per la ripresa e la generalizzazione della lotta proletaria!

• Per la ricostituzione delle organizzazioni sindacali e del partito di classe!

• Per la rivoluzione comunista internazionale!

 

5 settembre 2025

 

 

Partito Comunista Internazionale

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