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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Riunione pubblica del «Partito Comunista Internazionale - Il Comunista»

Sabato, 17 gennaio 2009 – LIBRERIA CALUSCA,  dalle ore 16.00 alle 18.30, Via Conchetta 18, Milano

Sul tema : 

Le crisi cicliche del capitalismo mondiale e il loro inevitabile e storico sbocco nella guerra guerreggiata: la sola e decisiva soluzione storica è la rivoluzione proletaria internazionale

 

Le crisi del capitalismo, cicliche e sempre più acute, nell’epoca dell’imperialismo sono sempre crisi di sovrapproduzione con la quale il capitalismo cerca di fermare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Ma, ad ogni “superamento” di una crisi, si accumulano fattori di aggravamento che riproducono a dimensioni più ampie e profonde crisi sempre più acute. Come dimostra la storia, per rimettere in moto il sistema produttivo capitalistico frenato e bloccato dall’intasamento dei mercati, il capitalismo non conosce altri mezzi se non  quelli della sistematica distruzione di merci e di capitali: la guerra guerreggiata!

1929-1932: la grande crisi di sovrapproduzione del capitalismo mondiale che l’imperialismo “risolverà” con la seconda guerra mondiale.

1945-1950: finisce il secondo macello imperialistico mondiale, ma inizia la serie interminabile di guerre locali. L’imperialismo non conosce pace, se non come temporanea tregua tra una guerra e l’altra (Lenin).

1939-1945: la seconda guerra mondiale: il capitalismo “libera” il mercato mondiale da milioni di tonnellate di merci e da decine di milioni di “bocche da sfamare”, si “ringiovanisce” e ricomincia un periodo di espansione. Si instaura la nuova spartizione del mondo tra i grandi imperialismi vincitori della guerra: USA, Russia, Inghilterra, Francia; inizia il condominio russo-americano sul mondo.

1949-1975: lungo periodo di espansione economica del capitalismo mondiale, lungo periodo delle lotte dei popoli colorati per la loro emancipazione dall’oppressione coloniale; il proletariato dei paesi più industrializzati, a cominciare dall’Europa e dagli Stati Uniti, piegato dall’opportunismo stalinista e post-stalinista alle esigenze di guerra e di pace dell’imperialismo, subisce senza reagire il dominio incontrastato del militarismo borghese e della dittatura del capitale sempre più schiacciante e fascista. La “democrazia” dimostra di essere solo ed esclusivamente al servizio del dominio di classe della borghesia, e soprattutto dei paesi imperialisti più forti.

1973-1975: crisi di sovrapproduzione del capitalismo simultanea in tutti i paesi più industrializzati; termina il lungo periodo di espansione succeduto alla seconda guerra mondiale, si chiude il lungo e tragico ciclo delle lotte anticoloniali, inizia il periodo di decadenza della zona d’influenza dell’imperialismo russo. Gli “equilibri mondiali” assicurati dal condominio russo-americano cominciano a traballare; gli Stati Uniti sono sempre più la prima potenza mondiale, tra gli imperialismi europei svetta sempre più la Germania, ad est il Giappone, mentre la Russia comincia a subire i colpi della crisi che la porteranno nel 1989-91 ad implodere.

Anni ’80 e ’90: si presentano sul mercato i capitalismi emergenti in uno sviluppo “asimmetrico” rispetto ai paesi imperialisti più vecchi: Cina, India, Brasile, si proiettano in uno sviluppo economico a due cifre mentre i paesi dell’Europa occidentale, l’America e il Giappone sono alle prese con  cicli di sviluppo e di crisi sempre più corti e a percentuali d’incremento sempre più vicine allo zero. La vecchia “medicina” capitalistica della guerra continua a dare i suoi risultati, spostando la crisi più profonda del capitalismo mondiale nel tempo: guerra nei Balcani, prima guerra del Golfo Iraq-Iran, seconda guerra del Golfo. La Russia raggiunge gli altri grandi paesi emergenti nella corsa allo sviluppo formando l’ormai famoso BRIC.

2001 e oltre: l’attacco alle Torri Gemelle di New York segna per gli Stati Uniti, in un certo senso, il “limite fra due epoche”: termina il periodo del suo dominio imperialistico incontrastato sul mondo, inizia il periodo in cui i nuovi contrasti interimperialistici si caratterizzano per la tendenza alla preparazione di ogni Stato imperialista alla preparazione del futuro, inevitabile scontro militare a livello mondiale: la terza guerra mondiale.

Decenni di sviluppo capitalistico e di dittatura dell’imperialismo sul mondo riporteranno la stragrande maggioranza dei popoli del mondo a massacrarsi in un’ennesima carneficina mondiale. Nessun negoziato per la pace, nessuna iniziativa dell’Onu, nessun “trattato” hanno mai fermato l’inesorabile corsa del capitalismo alla GUERRA. Solo la rivoluzione proletaria, la sua vittoria, l’instaurazione della dittatura del proletariato e la vittoria rivoluzionaria nei principali paesi del mondo possono fermare la guerra imperialista.

Guerra di classe contro guerra fra Stati! Trasformare la guerra imperialista in guerra civile! Questa è la prospettiva nella quale la ripresa della lotta di classe del proletariato di tutti i paesi ha l’effettiva possibilità di chiudere definitivamente l’orrenda serie dei massacri di guerra. La pace imperialista prepara la guerra imperialista. La lotta del proletariato, nella sua ripresa di classe, deve preparare la guerra di classe. Spesso le scadenze della storia non sono  vicine, ma il suo corso è inesorabile: il proletariato rappresenta la parte viva dell’attuale società borghese, l’unica parte che possiede nel programma del comunismo rivoluzionario un reale futuro: il futuro della specie, che chiuderà per sempre con la preistoria delle società divise in classi antagoniste per aprire la storia della specie umana! 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

www.pcint.org

 

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