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SUDAFRICA

Che al potere ci sia la borghesia bianca o la borghesia nera, ad essere massacrati sono sempre i proletari!

 

 

Marikana, miniera di platino, a cento km a nordovest da Johannesburg. La miniera è di proprietà della multinazionale britannica Lonmin, che a Marikana detiene il 12% della propria produzione di platino, metallo prezioso di cui il Sudafrica ha l’80% delle riserve mondiali. Ragioni più che sufficienti, per i borghesi, per affrontare uno sciopero, che si è mostrato vigoroso, con il massimo della durezza: il massacro, falciando i minatori in sciopero coi fucili mitragliatori per mano della polizia!

 

Massacro di minatori in sciopero

 

Il 18 luglio scorso la borghesia mondiale celebrava la “giornata Mandela”, istituita alla scala internazionale dall’ONU nel novembre 2009 sotto il segno della pace, della libertà, della riconciliazione ecc.: “un appello mondiale di mutuo soccorso”, conformemente ai valori di Mandela, come scriveva, commosso, l’Humanité, il quotidiano del PCF. In Sudafrica, più di 12 milioni di bambini hanno cantato degli inni a Mandela prima di entrare a scuola; gli abitanti sono stati chiamati a donare 67 minuti del loro tempo (corrispondenti ai 67 anni di militantismo di Mandela) per aiutare gli altri. Il sindacato IMATU chiedeva che questa giornata in cui si celebrano “i 67 anni di vita che Mandela ha offerto per i diritti umani, per l’eguaglianza, la giustizia e la democrazia di cui godono oggi tutti i sudafricani” divenisse un giorno festivo in modo che ognuno potesse offrire a cause utili ben più di 67 minuti…

Tutti questi discorsi non servivano, in verità, a nascondere che Mandela e il suo partito, l’ANC oggi al potere, hanno sempre operato per mantenere intatti in Sudafrica non solo il capitalismo, ma anche, in nome della “riconciliazione”, il dominio economico e sociale della borghesia bianca.

L’apartheid è scomparso, giuridicamente i neri hanno gli stessi diritti dei bianchi; ma la realtà dello sfruttamento, dell’oppressione, della miseria e del razzismo non è cambiata per la stragrande maggioranza della popolazione sudafricana. La sola differenza è che un minimo strato di burocrati, di affaristi e di capitalisti neri ha potuto integrarsi nella classe borghese, che dei burocrati sindacali neri sono mantenuti, e ben pagati, per tradire gli interessi dei lavoratori e che dei mercenari neri siano stati reclutati per “perfezionare” l’azione della polizia.

E’ quel che dimostra il massacro di Marikana: 36 minatori, fra i 3000 in sciopero alla miniera di platino Lonmin, sono stati abbattuti dalla polizia armata di fucili mitragliatori, giovedì 16 agosto, secondo le cifre ufficiali. Vi sono stati inoltre non meno di un’ottantina di feriti e più di 250 scioperanti sono stati arrestati. Il paese non aveva conosciuto un simile massacro dall’epoca dell’apartheid… Rafforzati da questo massacro e pensando che gli scioperanti fossero annientanti da questa sanguinosa repressione, la direzione della miniera ha loro posto un ultimatum: la ripresa del lavoro o il licenziamento.

I minatori della Lonmin, una multinazionale britannica che impiega 20.000 persone nei suoi diversi stabilimenti in Sudafrica, erano in sciopero dal 10 agosto rivendicando un aumento di salario da 4000 a 12.500 rands (da 390 a 1200 euro) e migliori condizioni di lavoro e di vita. Le condizioni di vita e di lavoro dei minatori sono particolarmente difficili; essi vivono in baracche senza acqua corrente e servizi igienici per dei salari di miseria, le cure mediche sono quasi inesistenti ecc.

Prima del massacro di giovedì, gli scontri fra scioperanti e non scioperanti avevano già fatto 10 morti. Il principale sindacato dei minatori, il NUM (National Union of Mineworkers), di cui i lavoratori condannano la collusione con il padronato e che era ostile allo sciopero, lanciava il 13 agosto un appello all’esercito “per ristabilire l’ordine” (1): lo sciopero non era in effetti legale secondo il codice del lavoro. Uno scioperante intervistato dalla stampa commentava: “il NUM ci ha traditi; lavora coi Bianchi e arraffa denaro. Ha dimenticato i lavoratori” (2).

Quando la direzione della miniera di Marikana disse che non avrebbe negoziato se non dopo la ripresa del lavoro, circa 3000 scioperanti si sono raccolti su una collina per bloccare l’entrata della miniera dichiarando che non se ne sarebbero andati. Per difendersi avevano confezionato o racconto delle armi di fortuna: bastoni, coltelli, machete. I poliziotti, superarmati e, secondo gli scioperanti, aiutati da dirigenti del NUM (3), hanno usato diversi mezzi per mettere fine a questo raduno giudicato “illegale”: dai gas lacrimogeni ai cannoni ad Acqua, dai proiettili di gomma ai proiettili veri contro i lavoratori.

Per giustificarsi, la polizia afferma, contro ogni evidenza, di aver agito “per legittima difesa” di fronte a degli spari venuti dai minatori. Allo scopo di preservare le forme democratiche, il governo dell’ANC ha annunciato un’inchiesta per determinare quel che era veramente successo. Ma non c’è bisogno di un’inchiesta per comprendere che si tratta di un massacro perpetrato per spezzare un movimento di sciopero, e che il governo e le grandi organizzazioni sindacali ad esso legate sostengono gli interessi capitalisti!

Il leader del NUM ha accusato l’ACMU, un piccolo sindacato che dirige lo sciopero, formato da vecchi membri del NUM, di essere all’origine delle violenze: “Bisogna arrestare i fomentatori” ha preteso (4). Da parte sua, il PC sudafricano che raggruppa numerosi burocrati sindacali, ha ugualmente chiesto il 16 agosto l’arresto dei dirigenti dell’ACMU, essendo stata la fucileria “un atto barbaro coordinato dall’ACMU”! Secondo il PC sudafricano, i dirigenti dell’ACMU erano stati espulsi dal NUM “a causa della loro anarchia” (5)…

Quanto alla grande Confederazione sindacale COSATU, legata all’ANC di Mandela e alla quale appartiene il NUM, essa ha pubblicato un comunicato il 16 agosto che esprime le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. Ma non sono che lacrime di coccodrillo: nemmeno una parola per criticare la violenza poliziesca! La sola cosa che questi bonzi sindacali condannano è la “violenza e l’intimidazione”.. dell’ACMU! Il comunicato della COSATU chiama i dirigenti delle organizzazioni sindacali a riunirsi, non per reagire al massacro poliziesco, ma per far fronte “ad una strategia politica deliberata di utilizzo dell’intimidazione e della violenza (…) per creare dei sindacati dissidenti e indebolire il movimento sindacale”! (6).

La collusione degli apparati sindacali con i capitalisti, che si esprime in modo così abietto, può essere illustrata da un solo fatto: l’anziano bonzo a capo della COSATU, Cyril Ramaphosa, è membro del consiglio di amministrazione della Lonmin! Durante il periodo in cui dirigeva la Confederazione sindacale, egli ha ammassato una considerevole fortuna grazie ai servizi resi ai capitalisti sudafricani…

La crisi economica capitalista mondiale tocca anche il Sudafrica, aggravando lo sfruttamento capitalistico e la miseria delle masse. La povertà è sempre endemica a dispetto dei discorsi ufficiali, l’estrema povertà sarebbe più che raddoppiata in 10 anni. Ufficialmente, il tasso di disoccupazione, in crescita, ha raggiunto il 25,2%, mentre stime non ufficiali la piazza al 40% (e 73% per i minori di 35 anni) (7). I salari restano molto bassi e le condizioni di lavoro sono spesso bestiali.

Questa situazione degradata dei proletari e delle masse è all’origine di un’ondata di scioperi e di agitazioni che dura da diversi mesi. Quel che temono la mafia politico-economica dell’ANC, gli apparati sindacali e i borghesi in generale, è che questa agitazione sbocchi in una generalizzazione delle lotte e nell’organizzazione di classe dei lavoratori.

I dirigenti dell’ACMU si lamentano che i poliziotti, invece di aiutare la gente, uccidano i laboratorio: Ma quando le armi della propaganda democratica e gli inni al pacifismo di Mandela non sono più sufficienti a calmare i proletari, i borghesi non esiteranno mai a inviare loro del piombo.

Questa dura lezione appresa nel sangue, i proletari non soltanto del Sudafrica, ma del mondo intero, non dovranno mai dimenticarla. Lo scontro fra le classi è una guerra sociale che è talvolta aperta, talvolta larvata, ma che non potrà non terminare che con la distruzione violenta del potere borghese, la presa del potere da parte del proletariato e il rovesciamento del capitalismo. Affinché le scaramucce di oggi preparino la grande lotta di domani che vendicherà le innumerevoli vittime del capitalismo, i proletari di tutti i paesi dovranno cominciare a rompere coi sindacati e coi partiti venduti che, proponendo la collaborazione fra le classi, li disarmano di fronte ai capitalisti quando non collaborino direttamente con questi ultimi come nel caso sudafricano. E’ il primo passo per potersi difendere e per ritrovare la via della lotta di classe intransigente contro il capitalismo.

 

Solidarietà di classe con i minatori della Lonmin in lotta!

 


 

(1)  Vedi: http: // www. lemonde. Fr / afrique / visuel_interactif / 2012/08/17 / une- semaine- de- violences- dans- un- conflit- minier- en- afrique- du- sud_1747167_3212. html

(2)  Vedi: www. thestar. Com / news / world / article / 1243035- -in-south- africa- police- fire- on- striking- miners -killing- at- least- six*

(3)  http: // www. timeslive.co.za / thetimes / 2012/08/17 / killing-field

(4)  cf “The Guardian”, 17/8/12

(5)  cf http: // liveblog.mg.co.za/2012/08/16/lonmin-shootings-liveblog/

(6)  cf http: // www. cosatu.org.za / show.php?ID=6421

(7)  cf http: // www.iol.co.za / business / business-news / cosatu- shocked- by- unemployment- stats- 1.1292074# . UDDnOqBEQkE

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

19 agosto 2012

www.pcint.org

 

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