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Contro gli attacchi capitalistici

Ritorno alla lotta di classe proletaria

 

 

Proletari, compagni!

 

Dalla vittoria di Hollande alle presidenziali, i nuovi governanti “di sinistra” non hanno fatto che moltiplicare gli attacchi antioperai e le misure antisociali e repressive, non solo in perfetta continuità con la politica seguita da Fillon-Sarkozy, ma aggravandola ulteriormente. Tutto ciò potrebbe sorprendere solo coloro che si sono dimenticati qual è stata l’azione della sinistra al potere (PS, PCF ed Ecologisti) durante i mandati di Mitterrand o quando Jospin era Primo ministro). Nonostante tutti i bei discorsi fatti quando si trovano all’opposizione e i loro proclami elettorali, i partiti che la compongono hanno sempre servito gli interessi del capitalismo a scapito degli interessi dei lavoratori: ricordiamoci Fabius che dichiarava di aver fatto, quando era primo ministro, il “lavoro sporco” che la destra non era riuscita a portare a compimento. Questi partiti sono in realtà partiti politicamente borghesi (quando non lo sono socialmente): Valls era il più onesto quando nel 2009 voleva cambiare il nome del PS per fare sparire l’aggettivo “socialista”. Tuttavia, per salvaguardare il loro seguito fra i lavoratori, questi partiti non possono confessare apertamente di essere collocati nel campo opposto…

Ma questi partiti di sinistra non potrebbero altrettanto facilmente rinnegare le loro promesse elettorali (anche se minime, come nel caso di Hollande; anche se non si era mai sentito obbligato a proclamarsi, come aveva fatto Mitterrand, “anticapitalista”, durante la campagna elettorale aveva dichiarato, senza scoppiare a ridere, che il suo nemico era la finanza) e adeguarsi alle esigenze capitalistiche se non avessero la garanzia che gli apparati sindacali sono disposti a fare tutto il possibile per prevenire, isolare e rendere sterili le lotte, in poche parole per mantenere la pace sociale.

Totalmente riformisti, cioè ferocemente opposti a qualunque prospettiva di lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, integralmente collaborazionisti, cioè incurabili sostenitori del dialogo fra “partner sociali”, completamente pacifisti e legalitari, cioè fanaticamente rispettosi delle leggi borghesi che codificano lo sfruttamento capitalistico e dello Stato che lo difende, come potrebbero questi apparati sindacali opporsi realmente agli interessi borghesi? Collegati da mille legami alle istituzioni borghesi messe in piedi proprio per paralizzare il proletariato, non possono far altro che sforzarsi di nascondere il fatto che padroni e lavoratori, borghesie proletari, non sono partner, ma avversari di classe. Per natura incapaci di difendere se non a parole gli interessi dei lavoratori, non possono che opporsi a qualunque lotta proletaria reale, di classe, contro i capitalisti e il loro Stato, come mille esempi dimostrano.

Fidarsi di questi apparati sindacali per lottare contro gli attacchi capitalistici sarebbe altrettanto assurdo che fidarsi del governo Hollande per opporsi ai padroni! Solo lottando e organizzandosi al di fuori di essi, contrastando il loro inevitabile sabotaggio, è possibile resistere e vincere!

 

Proletari, compagni!

 

Gli attacchi antioperai condotti, a loro dire, per “colmare i deficit”, per “difendere la moneta” o semplicemente per ristabilire la “buona salute dell’economia nazionale” non riguardano solo la Francia. Praticamente in tutti i paesi, dal Brasile alla Grecia, dalla Cina alla Gran Bretagna, dal Vietnam all’Italia e così via, e spesso in modo ben più brutale che in Francia, i capitalisti e i governi al loro soldo attaccano i lavoratori, intensificano lo sfruttamento e aggravano le condizioni di vita e di lavoro delle masse: ovunque la crisi capitalistica è sinonimo di disoccupazione, precarietà e miseria crescente.

Ma se da un lato la crisi economica intensifica la guerra sociale sempre più acuta fatta dai capitalisti contro i loro proletari, dall’altro provoca anche, nelle regioni in cui si affrontano con maggior forza gli appetiti rivali dei diversi Stati o gruppi di capitalisti, veri e propri scontri armati, vere e proprie guerre feroci nelle quali i proletari servono come carne da cannone per interessi che non sono i loro; si veda quello che accade, per esempio, in Africa, in Medio Oriente, in Ucraina ecc.

Cacciati dalle loro terre a causa della miseria più nera, delle persecuzioni o delle guerre, milioni di persone (16 milioni secondo le cifre ufficiali dell’ONU, di cui più della metà in Asia) sono condannati al destino poco invidiabile di rifugiati; altri tentano, affrontando enormi difficoltà, a volte rischiando la vita, di raggiungere terre che credono più ospitali in Africa, in America o in Europa. Ma nell’Africa del sud rischiano di essere vittime di pogrom sui quali le autorità chiudono gli occhi; in Europa quelli che hanno avuto la fortuna di non morire annegati nel Mediterraneo (oltre 4500 morti dal 2013) si trovano spesso imprigionati nei campi della fortezza Europa prima di essere espulsi!

I capitalisti europei esportano i loro capitali e le loro merci nel mondo intero (e stanno discutendo per aumentare la libertà di circolazione internazionale di merci e capitali); gli imperialisti europei – a cominciare da quelli francesi – intervengono all’estero, facendo la guerra per difendere i loro interessi (nascondendosi dietro false giustificazioni come la lotta al terrorismo o la difesa dei diritti dell’uomo), ma, limitando la libertà di circolazione degli uomini, si rifiutano di accogliere le vittime delle loro azioni e del sistema capitalistico, arrivando addirittura a ridurre i mezzi di soccorso per i naufraghi, a tal punto che la stessa ONU ha accusato l’Europa di “trasformare il Mediterraneo in un grande cimitero”! La loro unica risposta ai drammi attuali è quella di rafforzare i mezzi di sorveglianza delle frontiere e di progettare bombardamenti “mirati” sulle coste libanesi!

 

Proletari, compagni!

 

La classe operaia in Francia, come altrove, potrà difendersi contro gli attacchi capitalistici solo attraverso la lotta aperta e reale, non attraverso parvenze di “giornate di mobilitazione” o inoffensive e rituali manifestazioni. Potrà combattere i danni della crisi, la miseria e le guerre, che oggi colpiscono soprattutto i proletari e le masse di altri paesi, ma i cui contraccolpi già si fanno sentire nel cuore delle metropoli imperialiste, solo riprendendo gli orientamenti della lotta di classe e dell’internazionalismo proletario. La lotta di resistenza immediata potrà allora alzarsi a un livello di lotta generale, rivoluzionaria, per rovesciare il potere borghese e instaurare il potere proletario, centralizzato e totalitario: la dittatura internazionale del proletariato, indispensabile per sradicare il capitalismo e andare verso una società senza classi, senza guerre né frontiere, senza oppressioni né discriminazioni: il comunismo. Altrimenti il capitalismo finirà per far precipitare di nuovo il mondo in una guerra mondiale, come ha già fatto due volte per superare le sue crisi.

Su questa via che comporta “l’organizzazione del proletariato in classe e dunque in partito” (Il Manifesto Comunista), cioè la ricostituzione del partito di classe internazionale, autenticamente comunista, il primo passo indispensabile è la rottura con tutti gli orientamenti borghesi, il rifiuto di qualunque appello all’unione nazionale e alla collaborazione fra le classi, l’opposizione a qualunque sacrificio in nome dell’economia nazionale, l’organizzazione indipendente di classe per la difesa esclusiva degli interessi proletari.

 

Abbasso l’Europa-fortezza! Aperture delle frontiere! Regolarizzazione dei sans-papier!

Ritiro delle truppe francesi dall’Africa e dal Medio Oriente!

Per la ripresa della lotta di classe anticapitalista!

Per l’unione dei proletari di tutti i paesi!

Per la rivoluzione comunista mondiale!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

1° maggio 2015

www.pcint.org

 

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