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Rafforzamento del dispotismo statale, regali ai padroni e aggravamento degli attacchi antiproletari
No allo "stato di emergenza sanitaria"!

No all'unità nazionale, no al sostegno dei capitalisti!

 

 

Promulgata il 24 marzo dopo la sua adozione in parlamento il 22, la cosiddetta legge di "emergenza sanitaria" è fondamentalmente di natura antiproletaria. Lo stato d’emergenza, promulgato per due mesi e ispirato alle misure dello stato d’allarme prese dal governo socialista nel 2015, rafforza l'aspetto repressivo delle misure di contenimento (implicitamente destinate ai quartieri popolari); dà al governo il potere di governare con ordinanze (è la stessa cosa che passare per il parlamento in cui è garantita una stragrande maggioranza, ma così è più veloce), ad esempio per limitare il diritto alla circolazione delle persone o per requisire i lavoratori. Se necessario, i dirigenti borghesi, da un giorno all’altro, rinunciano al meccanismo democratico: un'ulteriore dimostrazione che la democrazia parlamentare è solo un velo della dittatura borghese...

È prevista un'intera serie di deroghe al codice del lavoro, che consente l'estensione dei giorni lavorativi (fino a 48 e anche 60 ore settimanali), la fissazione di giorni di ferie, RTT ecc., da parte dei padroni, facilitando la disoccupazione parziale dei lavoratori. Le misure, non ancora tutte specificate, sono annunciate per aiutare il flusso di cassa delle aziende; ma, naturalmente, non c'è praticamente nulla per aiutare i proletari che perderanno il loro lavoro precario o saranno licenziati in seguito alla chiusura degli esercizi commerciali e di altre aziende direttamente colpite, o messi in disoccupazione tecnica come nel settore automobilistico in cui, a fronte della completa saturazione del mercato, Renault e PSA hanno deciso di chiudere le loro fabbriche utilizzando il pretesto del virus! Sono stati fatti alcuni annunci, come l'abolizione del giorno di attesa (giorno non retribuito) per i pazienti con coronavirus, il prolungamento del blocco degli sfratti o il rinvio a settembre della seconda parte della dura riforma dell’indennità di disoccupazione, (in realtà solo per ragioni amministrative), ma si tratta chiaramente di miserabili briciole rispetto a quanto concesso ai padroni!

Di fatto, questa legge non fa nulla sul piano sanitario, ma con il pretesto di combattere l'epidemia, il governo ha regolamentato gli attacchi anti-proletari richiesti dai capitalisti!

Nel suo solenne intervento televisivo del 16 marzo per annunciare il confinamento generale della popolazione, Macron aveva adottato un tono marziale, martellando più volte «siamo in guerra!». Il ministro dell'economia, Bruno Le Maire, nei giorni seguenti ha ripetuto nei media lo stesso messaggio: «Questa guerra sarà lunga, violenta e dovrà mobilitare tutte le forze della nazione». Entrambi hanno "dimenticato" di dire che era una guerra contro i proletari!

 

Regali ai capitalisti, attacchi contro i proletari

 

L'epidemia di coronavirus, e più precisamente le misure adottate o non adottate dopo la sua comparsa, sono state il fattore scatenante di una grave crisi economica: l'arresto di molte aziende, il confinamento di milioni di persone, l'interruzione dei trasporti con la chiusura delle frontiere (anche se i governi tentano di mantenere intatto il flusso di merci), avranno un effetto che è ancora impossibile da quantificare seriamente (1), ma che sarà senza dubbio devastante per l'economia capitalista mondiale. Il crollo dei prezzi del petrolio, come parte di una guerra economica tra Russia e Arabia Saudita, ma anche con gli Stati Uniti, ha causato dei crolli del mercato azionario più pronunciati rispetto alla grande recessione del 2008: è un chiaro segno della profondità della crisi che sta iniziando. Questa crisi, infatti, si è diffusa da qualche tempo nei maggiori centri capitalistici, specialmente in Europa, e si era già fatta sentire nei cosiddetti settori "periferici" del mondo capitalista, come l'America Latina. Le banche centrali e i vari Stati stanno cercando di contrastarla annunciando "pacchetti di stimolo" e aiuti ai capitalisti per centinaia di miliardi.

Le conseguenze per i proletari sono già note: come lo erano dieci anni fa, saranno loro a pagare la crisi e i regali ai capitalisti, in termini di disoccupazione, salari più bassi, insomma un peggioramento generale del loro sfruttamento...


Confinamento e controllo sociale

 

Il confinamento di massa della popolazione è una pratica arcaica che risale al tempo addietro, di fronte a spaventose epidemie contro le quali non esistevano cure e prevenzione, e l'unica soluzione per evitare il contagio era la quarantena dei malati e di quelli che possono ammalarsi. La situazione di fronte all'attuale epidemia ricorda quella del passato, ma la responsabilità ricade interamente sul capitalismo; se non esiste una cura, è perché gli studi intrapresi per combattere i coronavirus dopo le precedenti epidemie di questo tipo di virus (SARS ecc.) sono stati gradualmente abbandonati perché non promettevano profitti sufficienti; se c'è una spaventosa carenza di mezzi elementari di prevenzione (a partire dalle mascherine per gli infermieri!), è perché i governi successivi non hanno seguito le raccomandazioni degli stessi servizi statali ( 2)! Per il capitalismo la spesa per la prevenzione è "improduttiva" – cioè , non produce profitto – e quindi non trova mai abbastanza finanziamenti. In definitiva, incapace di controllare e prendersi cura dei malati, incapace persino di conoscere il numero reale delle vittime dell'epidemia (3), il moderno capitalismo ultrasviluppato si riduce a tornare ai metodi di uno o due secoli fa...

A differenza del 2008-2009, la crisi economica insorge quando in molti paesi i proletari e le masse sfruttate hanno intrapreso grandi lotte negli ultimi mesi: il rischio è che provochino reazioni violente che rischiano di lacerare l’ordine borghese. Questo è anche una ragione per la generalizzazione delle misure di confinamento sul pianeta (oltre 2,5 miliardi di persone sono, in varia misura, confinate nel mondo!). Queste misure costituiscono uno sforzo gigantesco da parte della borghesia di tutti i paesi per intensificare il suo controllo sociale sulla popolazione in generale e sulle masse proletarie in particolare da cui sarà difficile liberarsi rapidamente.

Per perfezionare questo controllo sociale, la borghesia non può fare affidamento solo sulla massiccia propaganda mediatica, sulla mobilitazione delle sue istituzioni e sulla repressione; ha anche bisogno del prezioso aiuto delle organizzazioni politiche e sindacali che hanno influenza tra i proletari. In Francia, le organizzazioni sindacali che avevano sabotato la lotta contro la riforma delle pensioni in nome del "dialogo sociale", senza esitare hanno risposto positivamente, al fine di evitare possibili lotte. Il 19/3, in una dichiarazione congiunta con le organizzazioni padronali, CGT, FO, CFDT ecc. ha ribadito «il ruolo essenziale del dialogo sociale». Mentre chiedeva misure per proteggere i lavoratori, la CGT, come la CFDT o la FO, chiedeva la continuazione del lavoro nei «settori prioritari». Questa posizione non è piaciuta ai proletari, a giudicare dallo sciopero di 250 lavoratori nel forno industriale (certamente settore prioritario) Neuhauser (leader europeo nel settore) a Folschviller (Mosella) dopo un caso di coronavirus. Delle agitazioni sono avvenute nei cantieri navali di Saint Nazaire e in altri luoghi, anche se non vi sono stati tanti scioperi spontanei come in Italia, prima che le confederazioni sindacali riuscissero a riprendere il controllo della situazione . 

Allo stesso modo, mentre "indurisce" le misure di confinamento, il governo, in stretta collaborazione con le grandi aziende, ha deciso di rimettere in funzione il settore delle costruzioni, nonostante il rischio che ciò comporta per i 2 milioni di salariati coinvolti e per i loro cari. Per la borghesia, la salute delle imprese e dell'economia sarà sempre più importante della salute dei proletari.

Le vittime dell'attuale epidemia sono in definitiva tra le innumerevoli vittime del capitalismo sui posti di lavoro, nelle guerre o nei disastri cosiddetti "naturali". L'avvertimento dei capi borghesi non potrebbe essere più chiaro: la fine dell'epidemia non vedrà un ritorno alla situazione precedente (4); ciò che ci aspetta è una guerra lunga e violenta. Al di là della propaganda marziale di rigore in questo momento, questa è la vera prospettiva del futuro che essi presentano ai proletari. Il capitalismo in crisi moltiplicherà le guerre "locali" che stanno già devastando molti paesi, mentre si dirige inesorabilmente verso un terzo conflitto mondiale.

Al fine di non essere carne da macello impotente in queste guerre e in questi disastri, i proletari dovranno rompere la paralizzante unione nazionale, rompere con tutti coloro che la sostengono e trovare le loro armi e i loro orientamenti di classe per condurre coi loro compagni di tutti i paesi una lotta spietata contro il capitalismo.

Solo la rivoluzione proletaria internazionale può porre fine al sanguinoso regno della borghesia e costruire una nuova società al servizio dell'umanità.

 


 

(1) L’INSEE ha stimato, il 26/3, che l'economia francese potrebbe conoscere una recessione compresa tra il -3 e il -6% del PIL, pur riconoscendo che fare questa previsione non è "facile". Durante la grande recessione, il PIL francese è sceso del 2,9% (2009).

(2) Nel 2004 il Ministero della Salute aveva definito un "piano per combattere una pandemia di influenza "; questo piano era stato completato nel 2005 e poi nel 2007, prima di essere sostituito da uno nuovo nel 2009, definendo in modo ancora più preciso il modo di agire da seguire in caso di un'epidemia diffusa in tutto il mondo. Tutti questi piani non sono stati eseguiti, il ministero aveva avuto negli anni la priorità di ridurre le spese sanitarie, compresi gli stipendi di coloro che oggi i borghesi chiamano spudoratamente "eroi", mentre hanno combattuto senza successo per molti mesi per il miglioramento dei loro salari e delle loro condizioni di lavoro ... cfr. Le Canard Enchaîné, 25/3/20, dove si trovano altri esempi.

(3) Abbiamo appreso per inciso, il 25 marzo, che il bilancio delle vittime annunciato ufficialmente ogni giorno, non ha tenuto conto delle morti avvenute nell'Ehpad, dove si contano a decine.

(4) Macron, durante la sua allocunzione del 16/3.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

26 marzo 2020

www.pcint.org

 

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