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Gran Bretagna

La borghesia attacca i proletari in lotta rafforzando sempre più il suo arsenale antisciopero legale e repressivo

 

 

In una precedente presa di posizione dell'agosto 2022 (1), abbiamo descritto e denunciato la situazione di impasse in cui lo Stato e le sue cinghie di trasmissione per la difesa della pace sociale, che sono le organizzazioni sindacali del lavoro, hanno rinchiuso i proletari per difendere gli interessi generali del capitalismo britannico.

Benché perfettamente inquadrati dalle organizzazioni sindacali ufficiali, i proletari hanno dimostrato durante lo scorso anno, e lo dimostreranno anche quest'anno, di essere stati capaci di mobilitarsi per difendere i loro interessi di classe contro i brutali attacchi alle loro condizioni di vita, fortemente deteriorate in particolare, ma soprattutto, dall'inflazione. Questo degrado delle condizioni materiali di vita si è sovrapposto al continuo deterioramento delle loro condizioni di vita sociale, di cui il peggioramento della sanità pubblica è uno dei principali fattori. La loro lotta ha anche mostrato quanto sia pesante l'aggravamento della repressione statale contro gli scioperi. Alla fine dell'anno, la pressione statale si è concretizzata nella mobilitazione dell'esercito e dei funzionari pubblici per ostacolare e ridurre l'impatto degli scioperi, compreso quello degli assistenti delle ambulanze. Ben 2000 persone con vari ruoli, un numero esorbitante, tra cui 1200 soldati, sono state mobilitate contro gli scioperanti!

Di fronte a ogni movimento importante di lotta proletaria o, più in generale, sociale, la borghesia cerca di difendere i propri interessi nel modo più immediato e radicale possibile, rafforzando le restrizioni imposte dalla legge e le accuse di carattere penale contro i protagonisti delle lotte. In questo momento nel Regno Unito stanno restringendo i limiti del diritto di sciopero per paralizzare ulteriormente la classe operaia, e quindi paralizzare ogni lotta spontanea e indipendente, inventandosi leggi sempre più proibitive per autorizzare le azioni legali e di polizia contro gli scioperi. Il “diritto” borghese, per sua natura tutt’altro che uguale per la classe operaia, è l'arsenale a cui attingono la borghesia e i suoi complici del mondo sindacale e dell'opportunismo per rinchiudere il proletariato entro le alte mura della “pace sociale” e del “dialogo tra partner”. Ed è dai parlamenti, vere fabbriche del diritto borghese, che vengono sparati i colpi di cannone contro i proletari.  

Le sinistre parlamentari o extraparlamentari in genere parlano di “attacco frontale ai diritti democratici”, orientando il proletariato nella direzione sbagliata. Ribadiamo che la democrazia borghese, che decantano come pura e perfetta, al servizio del popolo e dei lavoratori, è per natura antioperaia e rappresenta l'organizzazione politica del capitalismo e delle classi borghesi dominanti. Ricondurre sempre il proletariato sul terreno della democrazia è il modo migliore per paralizzare lo sviluppo della sua lotta in senso classista e infine di classe, cioè come classe antagonista del capitale. Al contrario, i proletari si devono liberare dall’illusione che la democrazia, rappresentata dallo Stato borghese, possa aiutarli quando subiscono attacchi da parte della borghesia, in particolare attraverso restrizioni o divieti delle libertà. Non devono “mendicare” “buoni” testi di legge, anche se per questi obiettivi si impegnano in una parvenza di lotta , ma lottare per far cadere le leggi antiproletarie con i mezzi della lotta di classe.

Dopo l'episodio disastroso, per “l'immagine” del Parlamento britannico, delle dimissioni di Liz Truss, Primo Ministro succeduto a Boris Johnson e silurato dalla Borsa di Londra, al neoeletto Primo Ministro Rishi Sunak non resta che andare alla carica progettando nuove leggi antioperaie e antisciopero. Questo non è sorprendente, visto che aveva già fortemente espresso l’idea di dare una stretta di vite alle lotte sociali dall'inizio del movimento di sciopero. A fine ottobre, al suo insediamento, ha infatti annunciato «decisioni difficili». Difficili per chi? Per i proletari, non per i borghesi che, anzi, si rallegravano dei suoi propositi.

Così, giovedì 5 gennaio, Rishi Sunak annuncia il colore delle sue “nuove e dure leggi” confermando la preparazione dell'ennesima legge anti-sciopero consistente nell'imporre un servizio minimo ai lavoratori di determinati settori, come la sanità, il trasporto ferroviario o stradale, le poste, l’istruzione ecc. (2) in nome della “sicurezza pubblica”. Questo tipo di giustificazione è ormai logoro. Se la borghesia si fosse preoccupata davvero della salute dei lavoratori, perché avrebbe lasciato crollare il SSN (Servizio Sanitario Nazionale)? È della salute dei profitti che dovrebbero parlare, poiché la caratteristica dei rapporti di forza imposti dallo sciopero al capitale è di aggredire ciò che gli è più caro: i profitti, il cui livello, com’è noto, è inversamente proporzionale a quello dei salari. Inoltre, va notato che l'inflazione è sempre messa al servizio del capitale come strumento per svalutare i salari rispetto ai profitti, rimpinguandoli così, in tempi di crisi, il più possibile secondo i rapporti di forza tra le classi. Per i protagonisti dell'economia, questa è un'occasione unica, in questo momento, per difendere i propri portafogli e spiega l’accanimento con cui si stanno battendo per non far pesare troppo l'inflazione sui salari. Questo annuncioaccompagna logicamente, quindi, il netto rifiuto del governo britannico di adeguare i salari nel settore pubblico, incoraggiando e sostenendo tutti gli altri capitalisti a fare altrettanto e anche di più.

Ma i proletari non hanno contro solo i conservatori del partito Tory. A dicembre 2022, i laburisti hanno dichiarato che, se tornassero al potere, non accetterebbero la rivendicazione degli infermieri, che, come in Francia, hanno visto precipitare negli ultimi anni il loro potere d'acquisto e hanno quindi legittimamente richiesto un adeguamento salariale del 19%.

Questa legge, in corso di discussione, per imporre un servizio minimo potrebbe essere solo il preambolo di una legge che spinge ancora oltre la brutalità statale contro i proletari: quella di vietare l'atto stesso di sciopero. Si può disquisire sulle possibilità di successo in Parlamento di un simile progetto, ma, nell'immediato, agitarlo come uno spauracchio permetterà di indurire ulteriormente il pacchetto delle altre leggi sul servizio minimo.

Limitare lo sciopero mediante l'obbligo di garantire il mantenimento dell'attività nei settori pubblici e privati dei servizi, è, in realtà, solo la prima parte del progetto di Rishi Sunak. La seconda è quella di rafforzare ancor più il groviglio di leggi che riguardano le condizioni legali dello sciopero, aggiungendo ulteriori norme antisciopero a quelle già numerose esistenti. Il piano è quello di rompere la possibilità legale di uno sciopero fin dalle primissime trattative. In pratica, i sindacati dovranno d’ora in poi sottoporre al voto dei propri iscritti le proposte padronali risultanti da queste prime trattative imposte. E' solo in caso di rifiuto di quelle proposte da parte degli iscritti che i sindacati potranno iniziare il lungo e tortuoso iter di autorizzazione dello sciopero. Fermo restando il principio, spetta al governo discutere i termini di applicazione, come i limiti delle percentuali per l’approvazione o il rifiuto delle proposte padronali da parte degli iscritti al sindacato. Ma c’è da scommettere che, raggiunto questo livello, riusciranno ad alzare ancor di più questo primo ostacolo allo sciopero.

Lo scopo di questa nuova trappola legale è indubbiamente quello di complicare le procedure e di aumentare il numero di ostacoli burocratici per allungare ulteriormente il periodo necessario per l'autorizzazione allo sciopero e quindi stancare e demoralizzare sempre più efficacemente i proletari (3). Soffocare i proletari sotto allucinanti procedure burocratiche, questo è il metodo. E attenzione alla sentenza del giudice qualora le buste contenenti le schede elettorali utilizzate durante le consultazioni organizzate dai sindacati con i loro iscritti non siano pretimbrate a norma, qualora le consultazioni non siano supervisionate da un ufficio e da agenti di controllo certificati ecc... Per organizzare e realizzare uno sciopero la quantità di “codici” da seguire è enorme; ad esempio, il “codice pratico” per l'organizzazione delle votazioni è di 25 pagine, e addirittura esiste anche un “codice” per disciplinare i picchetti di sciopero (Codice di condotta sui picchetti) di 20 pagine e 67 articoli. E ce ne sono molti altri che qui non citiamo!

In questo contesto, e con simili barriere, ci si rende conto che i proletari non  sono più in grado di organizzare da soli scioperi che rispettino interamente il quadro legale in modo da proteggersi dai fulmini della magistratura. Di fronte alle procedure burocratiche, servono altri burocrati, questa volta sindacalisti, i soli a dominare questa giungla procedurale. È un dono della borghesia ai sindacati che offre loro l'opportunità di non perdere il controllo della classe operaia evitando ogni autonomia delle lotte, ogni tentativo di sottrarsi alla loro canalizzazione programmata.

L'ordine borghese, quello che assicura l'efficiente sfruttamento del lavoro salariato, ha bisogno di collegamenti nel seno della classe operaia. Nel Regno Unito, queste procedure e questo rigoroso controllo legale dell'uso dell'arma dello sciopero ne sono la lampante formalizzazione.

La lotta classista e indipendente del proletariato nel Regno Unito non deve passare attraverso un dibattito democratico sul “diritto di sciopero” che porterebbe solo a nuovi strumenti giuridici e amministrativi magari più presentabili a una certa “opinione pubblica”, certo, tuttavia efficaci per il controllo sociale.

Se i proletari vogliono riconquistare la loro indipendenza di lotta, come hanno magistralmente fatto durante lo sciopero dei minatori del 1984-1985, dovranno inevitabilmente combattere, con le loro armi di classe, contro la corazza delle leggi antisciopero e antiorganizzazione in modo da non finire nelle braccia delle bonzerie sindacali. Sarà solo attraverso il rapporto di forze imposto dalle loro lotte che verrà abbattuto il muro del “diritto di sciopero”, eretto dai governi che si sono susseguiti, sia conservatori che laburisti. Dovranno lottare contro la morbosa trappola legale della frammentazione e dispersione delle loro forze e contro questa generalizzazione di scioperi “sincronizzati” che mettono gli apparati sindacali nelle migliori condizioni di assicurare e rafforzare l’imprigionamento sociale antiproletario.

 

- Abbasso le leggi antisciopero!

- Abbasso i ricatti repressivi sui proletari e le loro lotte!

- Per la rinascita degli scioperi di solidarietà!

- Viva l'indipendenza classista!

- Solidarietà di classe con i proletari del Regno Unito!

 


 

(1) Cfr. “le proletaire”, n. 545, luglio-agosto 2022, “il comunista”, n. 174, luglio-settembre 2022.

(2) Il Primo Ministro non ha dimenticato nemmeno il settore della polizia di frontiera! Ora ne ha bisogno più che mai con la sua politica di deportazione degli immigrati clandestini, da qualunque parte provengano, verso il Ruanda, felicissimo di ricevere per questo circa 120 milioni di sterline.

(3) Kwasi Kwarteng, Cancelliere dello Scacchiere (il Ministro delle Finanze), così presenta la questione: “Stiamo per legiferare l’obbligo da parte dei sindacati di sottoporre le proposte salariali (quelle dei padroni, Ndr) al voto dei loro membri”. Secondo lui, “bisogna garantire che gli scioperi possano essere indetti solo dopo che i negoziati sono veramente falliti”. I padroni sapranno trascinare queste fasi preliminari di trattativa per convincere quanti più lavoratori possibile che non sarebbe nel loro interesse rifiutare le loro proposte.

 

 

11 gennaio 2022

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

www.pcint.org

 

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