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Argentina: la vittoria di Milei garantirà la continuità della miseria e l'aumento della repressione contro i proletari

 

 

Le elezioni argentine di domenica 19 hanno proclamato vincitore Javier Milei, candidato di La Libertad Avanza, che si era presentato come una sorta di outsider rispetto alla politica tradizionale. Allo stesso tempo istrionico e buffonesco, Milei ha fatto dei social network e dei suoi più che grotteschi interventi sui media una sorta di emblema, una bandiera che mira a mostrare il suo rifiuto anche delle forme politiche tradizionali. Ed è in gran parte grazie a questo, grazie a un'immagine più che a un programma, a uno scandalo permanente più che a una prospettiva di governo a medio termine, che è riuscito a sconfiggere per prima Patricia Bulrich, candidata della destra tradizionale unita attorno all’Unione Civica Radicale, e poi il candidato ufficiale Sergio Massa, ex ministro delle Finanze del governo peronista degli ultimi anni.

Alla fine, i risultati non sono stati così strani come la stampa vorrebbe far credere: Milei potrà contare solo su 38 seggi su 257 al Congresso e dipenderà in ogni momento dalla formazione di un blocco con la destra tradizionale di Macri e Bulrich per essere in grado di realizzare il suo programma di governo. In uno schema che è familiare anche in Spagna, i partiti del “cambiamento” si affidano alle vecchie strutture politiche, che servono realmente a mantenere il loro potere.

La situazione in cui Javier Milei salirà al potere è critica per l’Argentina. Dopo quattro anni di governo peronista che ha garantito la continuità della dinastia Kirchner (prima Néstor, presidente del Paese dal 2003 al 2007, poi la moglie Cristina, anch'essa presidente dal 2007 al 2015 e vicepresidente del governo uscente), e a causa della struttura socio-politica del peronismo “di sinistra”, corrotto fino al midollo e basato su estese reti clientelistiche consolidate con sindacati e altre organizzazioni civili, la realtà del paese è visibilmente peggiorata. Per questo la candidatura di Sergio Massa, identificato per il suo comportamento al governo come uno dei responsabili di tale situazione, è stata in grado di mobilitare contro di lui sia La Libertad Avanza che la parte dell'Unione Civica che controlla l'ex presidente Macri, che ha dato mezzi, soldi e infrastrutture al piccolo partito “ultraliberale”.

Dal punto di vista economico, la situazione è la peggiore che l’Argentina abbia vissuto negli ultimi quarant’anni, il che la dice lunga. L'inflazione conoscerà, nel dicembre di quest'anno, una variazione interannuale del 210%; il basso valore del peso [la moneta nazionale] rende le importazioni incredibilmente costose, essenziali in un paese che è importatore netto di prodotti industriali, tecnologici e persino agricoli; la povertà, insomma, è cresciuta in tutto il paese e oltre il 20% della popolazione non dispone dei prodotti minimi essenziali per vivere, con la morte di bambini dovuta alla fame segnalata negli ultimi anni. Le misure intraprese dal governo peronista non hanno alleviato questa situazione. Da un lato, l’azione della banca centrale di collocare cambiali come compensazione per le banche commerciali al fine di ottenere depositi in pesos non ha fatto altro che aumentare le tensioni inflazionistiche a causa dell’espansione delle sue passività finanziarie e degli interessi pagati su di esse. D’altro canto, gli obblighi contratti dallo Stato con il FMI vincolano l’economia e costringono il FMI stesso a sottolineare, nella sua nota del luglio di quest’anno, che il paese non è in grado di soddisfare le esigenze imposte dall’accesso ai Servizi Estesi del Fondo. Infine, la siccità, la peggiore degli ultimi decenni, ha colpito in modo particolarmente duro un paese che basa buona parte della propria economia sull’esportazione di prodotti agricoli.

Di fronte a questa situazione politica ed economica, l’apparizione di Milei come una sorta di figura brillante della politica nazionale, come qualcuno che proveniva dal di fuori della “casta” (di professione è professore di economia ed è legato alla corrente austriaca, di certo, una corrente marginale all’interno dello stesso pensiero economico borghese) sembra il rimedio radicale che mancava. E questo, in primo luogo, per un discorso anti-casta, tanto caro al populismo di destra e di sinistra, e per il riferimento allo Stato profondo come vera origine del malessere sociale, insieme in questo caso a un’esigenza di taglio ultraliberale relativa alla necessità di ridurre il proprio Stato alla sua minima espressione. E, in secondo luogo, per le sue invettive economiche, sulla necessità di dollarizzare l’economia, di sopprimere la stessa Banca Centrale, di privatizzare tutte le aziende pubbliche ecc. Sono proprio questi slanci, insieme al carattere buffonesco del personaggio, che hanno attirato l'attenzione della stampa internazionale e che hanno forgiato l'aura di personaggio provvidenziale che lo accompagna.

Ma cosa ci si può aspettare da Milei? Come nel resto dei paesi dove una figura di questo tipo ha trionfato (il Brasile con Bolsonaro, gli Usa con Trump, l’Italia con Meloni o Wilders in Olanda), l’autoritarismo viene prima di tutto, la promessa di inasprire la legge, di perseguire la criminalità e la sovversione ecc. Non per niente Milei, detrattore dello Stato nei suoi discorsi, non ha avuto altro che elogi per la polizia argentina, che, insieme all'esercito, ha alle spalle una lunghissima storia di omicidi. Questo richiamo all’ordine, bandiera della piccola borghesia che reclama la pace contro la tensione sociale che le recenti crisi capitaliste hanno portato in superficie, è l’obiettivo principale, mentre il resto gli è subordinato. Si capisce perché, come vice nel nuovo governo, e oltre ai cosiddetti “anarco-capitalisti”, Milei ha nominato Victoria Villarruel, legata all'estrema destra nazionale e difensora della dittatura di Videla. Anche in questo senso passa la critica alla “casta” che il nuovo governo porta nel suo stesso programma: l’idea di una riforma di governo basata sull’ordine e sulla mano forte è molto cara a quella piccola borghesia che, schiacciata dalla grande borghesia e dal suo Stato, fantastica che siano le trame nere, le famiglie o i clan politici e non l’implacabile corso economico e sociale del capitalismo a distruggerla e a ridurla in miseria.

In secondo luogo, le riforme economiche proposte da Milei mirano a liberalizzare il settore pubblico – in particolare YPF (1), compagnie aeree e televisione pubblica – come un modo per contenere la spesa. In questo il messaggio si è ammorbidito appena salito al potere: dagli eccessi verbali della campagna si è passati al "prima risanare, poi vendere" che potrebbe benissimo significare non vendere mai, perché a quella "casta" che corrisponde all'alta borghesia nazionale potrebbe non interessare disfarsene. In ogni caso, la lunga catena di privatizzazioni a cui abbiamo assistito negli ultimi quarant’anni in tutti i paesi capitalisti dimostra che queste implicano un trasferimento di quei settori o aziende redditizie al capitale nazionale o internazionale senza che, nel medio termine, la spesa da parte dello Stato si sia ridotta in termini globali. Lo Stato borghese è, fin dalla sua nascita, l’agente principale in termini di proprietà, capacità di intervento sul mercato ecc. del capitalismo. L’aumento sistematico della spesa pubblica, del budget, è un fatto inappellabile che deriva dalla sua necessità di intervenire in ogni aspetto della vita sociale del mondo borghese e non c’è e non ci sarà un governo capace di evitarlo, anche nel caso in cui lo volesse... cosa che non succede mai.

Per quanto riguarda gli aggiustamenti finanziari, volti a stabilizzare la situazione del peso rispetto al dollaro per poter, intervenire da quel momento, per alleviare l'inflazione galoppante che colpisce il paese, si possono augurare un successo relativo e temporaneo. Sebbene le misure di liberalizzazione dei cambi (in Argentina esistono diversi tassi di cambio peso-dollaro, con una differenza di diverse migliaia tra quello ufficiale e quello molto più realistico del mercato nero), compresi tutti gli aggiustamenti necessari volti a ridurre gli obblighi dello Stato che contribuiscono alla svalutazione del peso, possono avere l’effetto desiderato, la causa dell’inflazione in Argentina, che è un fenomeno cronico, è nella struttura produttiva del paese: la relativa assenza di un’industria nazionale costringe quasi tutti i prodotti finiti ad essere importati, cosa che, come contropartita, costringe il paese a dipendere dalle esportazioni agricole. Gli aggiustamenti fiscali e monetari non modificheranno questa situazione e l’idea che inaugureranno una sorta di circolo virtuoso che aumenterà l’ingresso di dollari nel paese e che questo sarà un balsamo per la situazione attuale sarà, nella migliore delle ipotesi, una situazione estremamente fragile che potrebbe essere ribaltata in qualsiasi momento.

Cosa ci si può aspettare veramente da Milei e dal suo governo? Gli aggiustamenti economici verranno effettuati contro il proletariato e contro la grande massa di popolazione povera che popola la periferia della grande Buenos Aires e delle grandi città del paese. La “disciplina fiscale” significherà, a medio termine, grandi richieste da parte della classe operaia, che vedrà come il taglio della spesa pubblica sia quello dei miserabili sussidi con cui sopravvive oggi una buona parte di loro. Inoltre, la riforma finanziaria mirerà senza dubbio al contenimento dei salari, su cui si cercherà di limitare la svalutazione del peso e l'inflazione. E se le riforme andranno finalmente verso la dollarizzazione dell’economia, questo calo dei salari sarà ancora maggiore perché saranno fissati in dollari e forzatamente saranno abbattuti.

Questa situazione, come promesso da Milei in campagna elettorale, sarà accompagnata da un inasprimento della repressione contro i settori organizzati della classe proletaria, anche quando sono guidati da organizzazioni sindacali collaborazioniste o dal peronismo. Partecipanti ai picchetti, scioperanti, lavoratori organizzati in cooperative... saranno continuamente nel mirino del nuovo governo che interverrà duramente affinché le sue misure non trovino risposte dure da parte dei proletari. Intanto, nessuno ne dubiti, la “casta” politica, sindacale ecc. rimarrà intatta, pronta ad andare al governo quando Milei cadrà.

Il governo Milei rappresenta un'altra tappa fondamentale di un percorso iniziato in un certo senso nel 2001, con i disordini sociali causati dalla crisi economica e dal corralito (2). Queste rivolte avevano un marcato carattere interclassista, quindi confuse e prive di prospettiva (emblematica l'immagine del Congresso assalito da una massa che portava in testa la bandiera nazionale), ma in esse un settore della classe operaia seppe esprimersi, sia pure in misura molto limitata, nel tendere istintivamente a rompere sia con la direzione democratica delle rivolte sia con le tradizionali organizzazioni del sindacalismo ufficiale (CGT) e con i partiti peronisti. Queste tendenze furono rapidamente soffocate sia dallo sforzo di repressione statale che dalla politica di collaborazione con la borghesia imposta dalla sinistra ufficiale e dall’estrema sinistra trotskista. Il kirchnerismo, forma particolarmente aberrante di quel socialismo del XXI secolo che l’opportunismo brandiva in quegli anni, fu la salvezza di una borghesia che non era riuscita, fino ad allora, a mantenere in piedi nemmeno uno dei suoi governi. Da allora, sia la crisi strutturale del paese che la situazione internazionale sempre più grave hanno aperto la strada a una soluzione come quella proposta oggi da Milei.

I proletari argentini, per i quali oggi si apre un periodo molto difficile perché la borghesia è passata dalla politica del bastone (sempre di più) e della carota (sempre di meno) alla minaccia aperta, potranno trarre insegnamento da questa situazione solo se romperanno con la terribile influenza che il nazionalismo e il democratismo esercitano su di loro attraverso organizzazioni politiche e sindacali opportuniste: se combatteranno contro l’offensiva borghese non dall’interno delle organizzazioni che ancora oggi li controllano e che garantiscono solo la sconfitta di fronte a qualsiasi richiesta del nemico, ma con i propri mezzi e metodi classisti, con la propria organizzazione indipendente sul terreno della lotta immediata, nella prospettiva di rompere non solo con l’inerzia che attualmente impedisce loro di reagire, ma anche con la grande forza rappresentata dalla controrivoluzione che domina da decenni.

 


 

(1) YPF, Yacimientos Petroliferos Fiscales, è un’azienda specializzata nello sfruttamento, esplorazione, lavorazione, distribuzione e vendita del petrolio e die suoi derivati, il cui 51% delle azioni è in mano allo Stato.

(2) Durante la crisi economica argentina del 2001, per evitare il collasso del sistema bancario, venne imposta la restrizione della disponibilità in contanti del denaro nei propri conti correnti bancari e nei propri risparmi, e venne definita corralito.

 

23 novembre 2023

 

 

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