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Il capitalismo continua a far strage di lavoratori: un’esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana provoca tre morti accertati, cinque feriti e quattro dispersi!

 

 

In Italia ci sono 4.860 impianti idroelettrici, concentrari soprattutto nelle regioni alpine. Le 532 dighe maggiori, tra le quali 309 sono ad uso prevalentemente idroelettrico, hanno in media più di 80 anni. Per rimetterle a nuovo, dotandole di tecnolgie evolute e, conseguentemente, per una manutenzione puntuale delle relative centrali idroelettriche, secondo “il fatto quotidiano” dell’11.4 servono – secondo uno studio di The Europe House (Ambrosetti e A2A) società che, insieme a Enel Green Power, Edison e Alperia è tra i maggiori concessionari – investimenti non inferiori a 48 miliardi in dieci anni. Ma, come succede per tutte le grandi opere, ad esempio le autostrade comprese le gallerie, i lavori di manutenzione e di ammodernamento tecnologico non sono mai così immediati sottoposti come sono alla logica del profitto capitalistico.

La centrale idroelettrica Enel di Bargi, sull’appennino bolognese ai confini con la Toscana, le cui condutture collegano il lago di Suviana, a valle, con il lago Brasimone, a monte, è uno degli impianti strategici non solo per l’Emilia Romagna, ma anche in caso di blackout nazionale.

Dal settembre 2022 sono in corso lavori di manutenzione che l’Enel Green Power ha appaltato per 2,25 milioni di euro ad imprese esterne, note per la loro alta specializzazione, come la tedesca Voith Hydro (l’impresa esecutrice) a cui si sono aggiunte in subappalto le imprese Meca, Siemens Energy, Engineering automation, Tovoli Primo, Tem, Impel System e Altameccanica.

Questi lavori stavano per essere ultimati quando, alle 14.30 del 9 aprile, scoppia un trasformatore collegato ad una turbina mentre era in corso il collaudo di una pompa situata a 40 metri sott’acqua, all’ottavo livello dell’edificio. L’esplosione fa collassare il solaio tra l’ottavo e il nono livello, provocando la rottura dei condotti di refrigerazione; ciò ha provocato a sua volta l’allagamento del nono e ultimo piano inferiore. Ma l’allagamento non si è fermato al nono piano, l’acqua ha iniziato a risalire invadendo anche il piano immediatamente superiore. Tre lavoratori, colpiti direttamente dallo scoppio sono morti all’istante, altri cinque sono feriti, di cui due gravi, e si sono salvati aiutandosi l’un con l’altro, ma altri quattro non si trovano e dopo due giorni di ricerche dei vigili del fuoco si hanno ben poche speranze di trovarli vivi. La loro ricerca, comunque, dopo che le condotte sono state svuotate dell’acqua, continua con i sommozzatori dei vigili del fuoco.

Le cause dello scoppio non si conoscono ancora, ma è evidente che non si tratta di un fatale incidente; il segretario generale della Uil, Bombardieri, ha dichiarato che i sindacati avevano già presentato un anno fa dei documenti in cui affermavano che la sicurezza non era al massimo. D’altra parte è ormai cosa assodata che la logica capitalistica prevede appalti al massimo ribasso e subappalti a cascata, grazie anche alle leggi recenti del governo Meloni, logica che tiene conto – ma potrebbe mai essere diverso? – solo del profitto.

E così si aggiunge quest’altra grande strage di lavoratori a quelle degli anni scorsi, quella della Torre piloti a Genova del 7 maggio 2013 dove morirono nove lavoratori, quella della Tyssen Krupp del 6 dicembre 2007 dove morirono immediatamente 7 operai e altri 6 morirono nel corso dello stesso mese per le ferite riportate, quella di Brandizzo del 30 agosto del 2023 quando 5 operai sono stati travolti e uccisi da un treno, quella più recente al cantiere dell’Esselunga di Firenze, dove il 16 febbraio il cedimento di una enorme trave causò la morte di cinque operai e il ferimento di altri 3. Ma alle grandi stragi si accompagnanoe continui infortuni e morti di cui non si sa nulla se non localmente, e in ogni settore di lavoro, in particolare nell’edilizia, nell’agricoltura, nelle industrie metallurgiche, nei trasporti, nel tessile ecc.

Passano gli anni, vengono scritte leggi, i rappresentanti delle istituzioni fanno appelli perché la strage di lavoratori finisca, i sindacati tricolore alzano la voce dicendo che più di mille morti e di 500 mila infortuni sul lavoro ogni anno non è tollerabile, si proclamano alcune ore di sciopero... e non cambia nulla!, i lavoratori continuano a morire!

Un gran battage viene fatto sul numero del tutto inadeguato degli ispettori del lavoro che dovrebbero verificare periodicamente se le misure di sicurezza previste dalla legge sono effettivamente applicate nelle diverse aziende. A parte il fatto che qualche centinaio di ispettori del lavoro in più potrebbe certamente scoprire molte più situazioni in cui le misure di sicurezza sono del tutto inadeguate o addirittura assenti, ma il problema vero è a monte: è nella logica del profitto capitalistico, è a causa del sistema capitalistico di produzione che si verificano infortuni e morti sul lavoro, perché tutto si basa su costi e benefici, e le misure di sicurezza sul lavoro, quelle che riguardano i macchinari e gli impianti come il lavoro umano, sono costi che la concorrenza spinge a restringere, diminuire o ad eliminare. Il crollo del ponte Morandi a Genova ne è stato un esempio più che lampante. D’altra parte, la stessa logica si applica al lavoro salariato: più il lavoratore viene sfruttato, in termini di fatica lavorativa, di intensità dei ritmi di lavoro e di contenimento dei salari, e più il capitale ci guadagna.

La logica del profitto capitalistico governa ogni attività umana, sul lavoro come nei rapporti tra le persone. E’ contro questa logica generale, dunque, che i proletari devono lottare, e devono lottare con mezzi e metodi che non siano compatibili con questa stessa logica – come normalmente indicano di fare i sindacati collaborazionisti – perché solo così i proletari hanno la possibilità di opporsi con efficacia a queste continue stragi, unendosi nella stessa lotta, al di sopra dell’appartenenza o meno allo stesso settore o alla stessa categoria in cui avvengono gli infortuni e le morti, al di sopra del genere e della nazionalità dei lavoratori coinvolti. E’ infatti interesse consolidato dei capitalisti che ogni fatto che riguarda la vita dei lavoratori salariati – si tratti di infortuni o morti sul lavoro, di licenziamenti, di nocività o di condizioni di superfruttamento dovuto al caporalato – rimanga il più localizzato possibile perché ciò contribuisce a sepellire le notizie, a dimenticarle, a dividere gli operai, a mettere in concorrenza gli uni contro gli altri e quindi a continuare il ricatto “posto di lavoro contro salario” dove “posto di lavoro” significa accettare le condizioni di lavoro imposte dal capitalista.

 

Proletari!

La vostra lotta deve riguardare soltanto la vostra vita, la vostra esistenza e non il benessere delle aziende o dell’economia nazionale; devete difendervi dalle condizioni di lavoro e di salario imposte dai capitalisti che le usano come perni su cui il capitale si gioca la vostra vita a beneficio esclusivo del suo profitto. La vita del capitale succhia sudore e sangue dalla vostra vita di lavoratori salariati, e le forze della conservazione sociale, prime fra tutte quelle della collaborazione di classe, agiscono come i guardaciurma di un tempo nelle navi negriere.

Contro gli infortuni e le morti sul lavoro è necessaria una lotta che coinvolga il maggior numero di proletari, ma non alla maniera degli scioperi-processione che di tanto in tanto vengono proclamati dai sindacati collaborazionisti – come lo sciopero di oggi 11 aprile –, ma usando il mezzo dello sciopero ad oltranza, pretendendo che la ripresa del lavoro avvenga soltanto dopo che le misure di sicurezza siano state applicate.

 

Proletari!

Da molti anni non siete più abituati ad usare lo sciopero come un’arma di lotta, ma come uno sfogo di rabbia passeggera, passata la quale tutto torna come prima, e così il peggioramento delle condiizioni di esistenza avanza e continua la strage sul lavoro!

Dovete riprendere direttamente nelle vostre mani la salvaguardia della vostra vita, il miglioramento delle condizioni di lavoro, dovete riorganizzarvi in modo indipendente dalle compatibilità economiche e sociali del capitalismo, dovete lottare contro la concorrenza fra di voi che i capitalisti alimentano continuamente per isolarvi, per demoralizzarvi, per ricattarvi. Dovete riconquistare la tradizione classista delle lotte operaie del passato quando la lotta riusciva ad imporre al padronato aumenti di salario e miglioramenti delle condizioni di lavoro perché procurava un reale danno ai suoi profitti.

La via da imboccare nuovamente è la lotta di classe contro ogni condivisione di interessi con i padroni!

 

11 aprile 2023

 

 

Partito Comunista Internazionale

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