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Catastrofe a Mayotte e lotta di classe

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A 5 giorni dal passaggio del ciclone “Chido” su Mayotte non si conosce ancora il numero, neanche approssimativo, delle vittime del disastro; il prefetto ha dichiarato che i morti sarebbero probabilmente centinaia o addirittura “migliaia”. La baraccopoli di Kaweni, "la più grande d'Europa" (sic!) con i suoi circa 20.000 abitanti, è stata distrutta, come gli altri "habitat precari" dell'isola (o meglio delle isole) (1) dove i rifugi forniti ospitavano solo poche persone. I danni materiali sono immensi al punto che al momento in cui scriviamo non sono ancora garantiti i bisogni primari della popolazione quali acqua, cibo o elettricità.  

I media attribuiscono spesso il disastro al riscaldamento globale – un modo per assolvere le autorità da ogni responsabilità – mentre i politici di destra o di estrema destra accusano l’immigrazione illegale come causa della proliferazione delle baraccopoli – implicitamente le vittime se lo sarebbero cercato quel che è successo loro...

Se questo ciclone è stato probabilmente quello che ha avuto il maggiore impatto su Mayotte dal 1934 a causa della sua traiettoria, i cicloni colpiscono regolarmente l'arcipelago. Secondo Météo France, nella zona si verificano in media 3 cicloni di intensità equivalente all'anno e attualmente non esistono dati che possano attribuire il ciclone Chido al cambiamento climatico (2). In realtà, secondo un meteorologo, “era tutto scritto in anticipo” (3). Diversi rapporti parlamentari hanno sottolineato, se ce ne fosse stato bisogno (tutti gli abitanti di Mayotte lo sanno), il rischio che corrono gli abitanti delle baraccopoli in caso di maltempo, che si verifica regolarmente, causando spesso smottamenti mortali. Ma scrivere relazioni parlamentari è una cosa, e agire per rimediare ai problemi o prepararsi ai disastri (i residenti denunciano l’impreparazione dei servizi statali) è un’altra cosa alla quale lo Stato borghese è riluttante perché entra in conflitto con gli interessi capitalisti: spendere per migliorare la sicurezza e le condizioni di vita delle masse povere e dei proletari è un’eresia mentre la parola chiave è riduzione delle spese “improduttive” che gravano sul saggio medio di profitto dell'economia...

Mayotte è diventata un dipartimento francese nel 2011; anticamente faceva parte della colonia francese dell'arcipelago delle Comore situato nel Canale di Mozambico nell'Oceano Indiano. Durante il referendum sull’indipendenza del 1974, il sì vinse ovunque tranne che a Mayotte: il governo francese decise di contare i risultati isola per isola affinché Mayotte restasse francese: l’imperialismo francese aveva allora un progetto (non realizzato) di instaurare un base militare sull'isola. Da allora, un confine amministrativo separa le popolazioni delle Comore.

Secondo i dati INSEE, la popolazione di Mayotte, in rapida crescita, ammonta a 320.000 abitanti (la metà sotto i 18 anni), di cui quasi la metà stranieri (prevalentemente comoriani); le disuguaglianze sono 4 volte maggiori che nella Francia metropolitana (in particolare tra dipendenti pubblici e dipendenti del settore privato), il 77% dei residenti è al di sotto della soglia di povertà (rispetto al 15% nella Francia metropolitana); il tasso di disoccupazione è del 37% (2023). Il 60% delle abitazioni non dispone dei comfort di base e un terzo dei residenti vive nelle baraccopoli, che non sono abitate solo da stranieri privi di documenti: data la mancanza di alloggi sociali (un piano pubblicato nel 2015 prevedeva che fossero necessari 8.000 alloggi sociali e che dovevano essere costruiti entro il 2025: ne sono stati costruiti solo poche centinaia) e il basso livello dei salari rende difficile per una famiglia proletaria trovare alloggio al di fuori dagli slum.

Inoltre, ci sono quasi 100.000 proletari privi di documenti, arrivati ​​a rischio della vita (4) su imbarcazioni di fortuna provenienti dalle Comore, dove le condizioni di vita sono peggiori che a Mayotte; sono impiegati per salari di fame nell’agricoltura, nella pesca, nell’edilizia, nei lavori domestici, ecc. Ma la loro presenza suscita tensioni, alimentate dai partiti di estrema destra e dalle autorità che li denunciano come responsabili dell’insicurezza, della disoccupazione, ecc.; nella situazione esplosiva di Mayotte, le lotte e le rivolte che vi hanno avuto luogo a più riprese (5) e ancora all'inizio di quest'anno, hanno spesso assunto un carattere interclassista in cui è stata messa in risalto l'esigenza di lotta contro l'immigrazione clandestina.

Questo è ovviamente ciò che hanno voluto sottolineare le autorità francesi, che hanno inviato lì le squadre antisommosssa CRS. Nell’ambito della cosiddetta operazione “Wuambushu”, decisa nel 2023 dal Ministero dell’Interno, “contro gli alloggi insalubri, la criminalità e l’immigrazione clandestina”, gli abitanti di diverse baraccopoli sono stati sfrattati dalla CRS; ma poiché non veniva loro offerto praticamente alcun alloggio, non ebbero altra scelta che stabilirsi in un’altra baraccopoli, come quella di Kaweni: la cosiddetta lotta contro gli alloggi scadenti era in realtà solo una lotta contro i proletari che sono costretti a viverci.

Migliorare le condizioni abitative dei proletari non solo sarebbe costoso, ma sarebbe contrario alla pratica di persecuzione della polizia utilizzata per gestire questa forza lavoro a basso costo. Queste molestie hanno avuto un ruolo importante nel disastro: molti immigrati privi di documenti, infatti, hanno visto gli appelli delle autorità a riunirsi nei centri di accoglienza come una trappola per poterli espellere e sono rimasti senza protezione di fronte al ciclone. Dopo aver visitato l'isola, Retailleau, ex e probabile futuro ministro degli Interni, non solo non ha messo in dubbio questa pratica, né le condizioni di vita inflitte ai proletari, ma ha dichiarato (18/12) che il prerequisito per la ricostruzione di Mayotte significherebbe “affrontare con la massima determinazione la questione migratoria” che lui ha paragonato a una “guerra ibrida”.

Le vittime della catastrofe, le vittime del capitalismo, sono state essenzialmente i proletari. I sopravvissuti sono avvertiti: nonostante le buone parole di Macron e la sua bufala sulla giornata di lutto nazionale, non devono aspettarsi un miglioramento del loro destino; per bocca di Retailleau, è una vera e propria dichiarazione di guerra quella che i dirigenti borghesi lanciano contro di loro. A Mayotte come nella Francia continentale. Dovremo rispondere con la guerra di classe!

 


 

(1) Mayotte è in realtà composta da due grandi isole, “Grande-Terre” e “Petite-Terre” e da diversi piccoli isolotti.

(2) Vedi https://meteofrance.yt/fr/actualites/le-cyclone-chido-frappe-mayotte

(3) Gaël Musquet su LCI, https://www.youtube.com/watch?v=cud5LnG8sdY

(4) La traversata è particolarmente pericolosa: decine (forse centinaia) di persone perdono la vita ogni anno.

(5) Vedi “A Mayotte una crisi sociale che solo il proletariato può realmente combattere”, Le Prolétaire n°529.

 

18 dicembre 2024

 

 

Partito Comunista Internazionale

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