|
Prises
de position - |
Corea del Sud: una vittoria per la democrazia?
Il 3 dicembre scorso, alle 23:00, il presidente Yoon Suk-Yeol ha annunciato in televisione l'instaurazione della legge marziale, che ha affermato essere necessaria per proteggere la Corea del Sud «dalle forze comuniste della Corea del Nord e sradicare le abiette forze anti-stato pro-nordcoreano» (...) Infatti «il partito di opposizione [il Partito Democratico - N.d.R.] ha paralizzato il governo, ai fini dell'impeachment, delle indagini speciali e per proteggere il suo leader da procedimenti giudiziari». Era la prima volta che veniva dichiarata la legge marziale dal 1980 e dal massacro di Gwangju che ne seguì...
Il decreto d'urgenza emanato poco dopo prevedeva il divieto di ogni attività politica, lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e dei consigli locali, il controllo dei media da parte dell'esercito, il divieto di riunioni, manifestazioni, scioperi, la possibilità di arresti e perquisizioni senza mandato ecc. Era stata predisposta una lista delle persone da arrestare; tra queste figurano funzionari del Partito Democratico, ma anche alcuni funzionari del PPP (People's Power Party, il partito al governo) critici nei confronti del presidente, alcuni giudici della Corte Suprema ecc. Erano state mobilitate forze speciali incaricate di assassinare funzionari nordcoreani in caso di guerra: pare che si pianificasse di assassinare diverse personalità e di attribuire i crimini alla Corea del Nord...
Ma i deputati che erano riusciti a riunirsi durante la notte nonostante il blocco dell'esercito hanno votato all'unanimità dei presenti (190 su 300) contro lo stato di emergenza e alla fine il presidente ha fatto marcia indietro: ha annunciato poche ore dopo la revoca della legge marziale e il ritiro dell'esercito. Il giorno dopo il ministro della Difesa si dimise (sarebbe stato arrestato poco dopo e avrebbe tentato il suicidio in carcere) e fu avviata una procedura di impeachment contro il presidente. Decine di migliaia di persone hanno manifestato per chiedere le dimissioni di Yoon.
I media internazionali avrebbero potuto allora rallegrarsi del fatto che la democrazia coreana avesse funzionato bene e avesse dimostrato di essere capace di resistere all'iniziativa irrazionale e disperata di un presidente che aveva «perso la testa».
Tuttavia, il tentativo di colpo di stato «inaspettato» di Yoon Suk-Yeol era tutt'altro che un capriccio; sebbene la sua attuazione fosse rischiosa, era probabilmente pianificata da diversi mesi, almeno da luglio, secondo i funzionari militari.
Ex procuratore, noto per essere un critico intransigente della corruzione, anche tra le più alte personalità politiche ed economiche, Yoon Suk-Yeol è stato nominato candidato del PPP per le elezioni presidenziali del maggio 2022 su una piattaforma che includeva promesse di deregolamentazione, una politica più dura nei confronti della Corea del Nord, un riavvicinamento più stretto con gli Stati Uniti, nonché misure reazionarie come l'abolizione del Ministero per l'uguaglianza di genere (nonostante sia il paese dell'OCSE in cui il divario retributivo di genere e quello femminile è il più alto), ecc. Eletto di misura contro il candidato del Partito Democratico (di centro) e non avendo la maggioranza in parlamento, incontrò difficoltà nell'attuazione delle misure antiproletarie richieste dal padronato.
Mentre sperava di vincere le elezioni legislative della primavera del 2024, il PPP ha subìto una sonora sconfitta. A luglio, la KCTU [Confederazione dei sindacati della Corea del Sud] ha indetto una mobilitazione di 15 giorni (manifestazioni, scioperi settoriali) contro le proposte di riforma del lavoro, delle pensioni e dell'istruzione e contro la repressione delle lotte dei lavoratori; ciò che ha causato maggiore rabbia è stata la legalizzazione della settimana lavorativa di 69 ore.
L'azione della KCTU non ha fermato le misure autoritarie contro gli scioperi e i media, che si sono aggiunte ai processi intentati contro esponenti dell'opposizione. Il presidente ha posto il veto su una ventina di leggi approvate dal Parlamento, mentre il Partito Democratico ha incriminato i giudici ostili e ha denunciato la corruzione della moglie di Yoon Suk-Yeol. Il voto sul bilancio 2025 è stato bloccato...
* * *
La Corea del Sud, con una popolazione di 51 milioni di abitanti, si pone tra le maggiori potenze economiche del mondo: è al nono posto nel mondo per PIL, al sesto per produzione industriale, ed è l'ottavo esportatore mondiale e il quinto per prodotti ad alta tecnologia ecc.
Non è sempre stato così; dopo le devastazioni della guerra di Corea del Sud [1950-53], fino ai primi anni '60 fu un paese meno sviluppato, più povero della Corea del Nord e in gran parte agricolo: più del 60% della popolazione viveva allora in campagna, rispetto al 5% di oggi. Sotto la dittatura militare di Park Chung-hee (che governò il paese dal 1963 al 1979), la Corea del Sud conobbe una rapida industrializzazione, grazie in particolare ai finanziamenti degli Stati Uniti, desiderosi di facilitare lo sviluppo economico del suo protetto in una regione strategica nei confronti della Corea del Nord e dei suoi sponsor russi e cinesi. La situazione geostrategica è stata e rimane ancora oggi un fattore determinante nella politica della Corea del Sud, compresa la sua politica interna, derivante dagli scontri interimperialisti. Fu così che la guerra del Vietnam (a cui parteciparono 350.000 soldati sudcoreani) (1) diede impulso all'economia del Paese.
Nel 1979 Park Chung-hee fu assassinato nel quartier generale della CIA in Corea del Sud e un altro generale prese il suo posto. Per porre fine alle proteste contro la dittatura, in un momento in cui il paese era in preda a una grave crisi economica, nel maggio 1980 il governo militare dichiarò la legge marziale in tutto il paese; in seguito alle atrocità commesse dalla polizia e dall'esercito, una vera e propria insurrezione prese il controllo della città di Gwangju, nel sud del paese, e il movimento si estese ad altre città della regione, fino al grande porto di Pusan. Ma, fondamentalmente pacifisti, i democratici piccolo borghesi che erano alla testa di questa rivolta spontanea non seppero come organizzare la difesa contro l'esercito che si abbandonò a un'orgia di repressione: il massacro causò probabilmente tra 1000 e 2000 morti. Verso la fine degli anni '80, quando la crescita economica era in pieno svolgimento, la classe dirigente si trovò ad affrontare una situazione di crescenti tensioni sociali e lotte operaie. La morte sotto tortura di un leader studentesco provocò un'ondata di grandi manifestazioni per la democrazia nel giugno 1987. Dopo le concessioni iniziali da parte dei militari, scoppiarono scioperi, il più delle volte spontanei, quindi illegali, spesso ferocemente repressi; dalle grandi aziende si diffusero rapidamente in tutto il paese, passando da 276 nel 1986 a 3749 nel 1987; centinaia di azioni di protesta dei lavoratori (scioperi, occupazioni, prese di ostaggi, manifestazioni) sono state registrate ogni giorno durante l'estate; quell'anno vennero fondati più di 3.000 nuovi sindacati, mentre fino ad allora non esistevano sindacati indipendenti. Più di un milione di lavoratori furono coinvolti in questa ondata di scioperi. Le rivendicazioni principali erano salari più alti, orari di lavoro più brevi, migliori condizioni di lavoro e la fine della disciplina di caserma nelle fabbriche.
Poiché la repressione si rivelò inefficace, era giunto il momento per la borghesia di «democratizzare per stabilizzare» il paese: elezione del presidente a suffragio universale, adozione di una nuova costituzione ecc. Nel 1988 nacque ufficialmente la Sesta Repubblica. Negli anni successivi le lotte operaie subirono un netto declino, a testimonianza dell'efficacia antiproletaria della democrazia, che però non eliminò la repressione delle lotte operaie. Nel dicembre 1996, furono approvate di nascosto in parlamento leggi anti-operaie per facilitare i licenziamenti (mentre il sistema di impiego a vita prevaleva nelle grandi aziende), per autorizzare l'uso di crumiri durante gli scioperi legali ed estendere la settimana lavorativa a 56 ore, «flessibilizzando» l'orario di lavoro, vietando il pagamento dei giorni di sciopero, mettendo al bando la neonata Confederazione sindacale KCTU fino all'anno 2000. I sindacati indissero immediatamente scioperi di protesta, che ottennero un successo «inaspettato»; in 3 giorni, più di 300.000 lavoratori scesero in sciopero, prima nell'industria metalmeccanica (cantieri navali, auto) e poi in altri settori (ospedali, trasporti ecc.), nonostante il governo avesse dichiarato illegali gli scioperi.
Lo sciopero durò tre settimane, raggiungendo 1,5 milioni di scioperanti a metà gennaio, costringendo la Confederazione sindacale filo-governativa FTKU a chiedere ai propri iscritti di unirsi allo sciopero, prima che la KCTU decidesse inizialmente che non ci sarebbero stati scioperi se non per un solo giorno alla settimana e poi «sospendesse» gli scioperi per facilitare le trattative con il governo.
Alla fine i risultati sono stati scarsi: la nuova versione della legge, approvata dai sindacati, differiva poco da quella vecchia. Soprattutto alla KCTU venne concesso uno status semi-legale (sarà legalizzata nel 1999), poiché i capitalisti ne avevano riconosciuto il ruolo come una salvaguardia contro la rabbia proletaria. Tuttavia, questo «sciopero generale» (anche se si trattava piuttosto di un movimento di scioperi più o meno discontinui), resta fino ad oggi storicamente il più grande movimento del giovane proletariato sudcoreano: alla lotta hanno partecipato quasi 3 milioni di proletari.
Da allora non ci fu più alcun movimento paragonabile. La cosiddetta «rivoluzione delle candele» del 2016 che, dopo settimane di manifestazioni pacifiche ogni sabato da parte di centinaia di migliaia di persone, portò alla cacciata della presidente Park Geun-hye (figlia del dittatore Park), fu un movimento interclassista politicamente piccoloborghese causato dalla corruzione di Park (2) e non dalle sue politiche anti-operaie: messa al bando del sindacato degli insegnanti, aumento dell'età pensionabile abbinato all'abbassamento dei salari dei lavoratori sopra i 56 anni ecc.
La classe operaia sudcoreana si confronta con una borghesia spietata che le impone continuamente dure condizioni di sfruttamento e misure repressive, sia sotto un regime democratico che sotto uno dittatoriale. Il tentativo di colpo di stato di Yoon è solo un'ulteriore dimostrazione che la classe dominante non esiterà a ricorrere a mezzi dittatoriali per raggiungere i propri scopi e schiacciare il proletariato. I proletari sudcoreani sanno per esperienza che la democrazia è antiproletaria tanto quanto la dittatura. Ma questa non è l'opinione della KCTU, che il 12 aprile 2024 ha indetto uno sciopero generale illimitato finché Yoon non lascerà il potere (un appello che a quanto pare non ha avuto molto seguito). Dopo che il parlamento ha votato a favore dell'impeachment del presidente, il 17 dicembre scorso la presla KCTU ha ritirato il suo appello; la dichiarazione del suo presidente aggiungeva: «alla fine, la democrazia ha vinto, i lavoratori e i cittadini hanno vinto e ha vinto la KCTU. (...) consacriamoci alla lotta per la democrazia e i diritti dei lavoratori» - questa «lotta» consisterebbe nel fare pressione sulla Corte Costituzionale affinché convalidi l'impeachment di Yoon ecc. (3)! In realtà, Yoon non si era arreso; protetto dalla Guardia presidenziale, ha cercato addirittura di mobilitare i suoi sostenitori. Verrà finalmente arrestato il 15 gennaio...
Mai la democrazia proteggerà i proletari dalla rapacità dei capitalisti; coloro che diffondono menzogne borghesi sui benefici della democrazia e che invitano i proletari a lottare per essa, non potranno mai organizzare realmente la lotta per promuovere l'emancipazione dei lavoratori. La rottura con gli orientamenti politici democratici, ricentrando le lotte sulla difesa esclusiva degli interessi proletari, il ricorso a metodi di lotta classisti e non alla «lotta» parlamentare e istituzionale, è necessaria se i proletari vogliono poter difendere loro stessi. contro la borghesia e il suo regime, qualunque esso sia.
Ciò implica una rottura con tutte le forze che propugnano la collaborazione di classe e lo sforzo di costituire un partito di classe il cui obiettivo non è la vittoria della democrazia, ma la sua sconfitta di fronte alla rivoluzione proletaria!
(1) Commetteranno varie atrocità, come massacri di civili, stupri, ecc.
(2) Fu coinvolta in un enorme scandalo di corruzione che coinvolse decine di milioni di dollari. È stata inoltre ritenuta colpevole di una serie di abusi di potere, come l'uso dei servizi segreti contro gli oppositori ecc. Fu condannata a 24 anni di prigione, prima di essere graziata dal successivo presidente, membro del Partito Democratico.
(3) https://www.facebook.com/kctueng, 17/12/24.
15 gennaio 2025
Partito Comunista Internazionale
Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program
www.pcint.org