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Elezioni federali tedesche 2025 : di fronte all'inevitabile intensificazione degli attacchi antiproletari, la classe operaia deve strappare il velo delle menzogne ​​democratiche e tornare sulla via della lotta di classe

 

 

Per i democratici borghesi, le elezioni rappresentano il momento culminante della vita politica. Per noi comunisti astensionisti la partecipazione alle elezioni appare piuttosto come un'illusione, l'illusione che essa permetta la promozione degli interessi di classe dei proletari. In realtà, il voto è un mezzo – uno dei più efficaci, quanto insidioso – per impedire la lotta di classe, deviando i proletari in una situazione di stallo. È basandoci su questa realtà storica che abbiamo fatto dell'astensionismo una delle basi del nostro orientamento politico. Ma sarebbe sbagliato confondere l'astensionismo comunista con l'indifferentismo. Anche se ormai da tempo non si prendono decisioni in aula, come Lenin aveva già dimostrato nel 1920 (1), resta il fatto che dalle scadenze elettorali si possono trarre alcuni insegnamenti. Le elezioni federali tedesche del 23 febbraio 2025 ci offrono questa opportunità.

Come previsto, la vittoria delle elezioni anticipate è andata ai Cristiano-Democratici (CDU). Questo risultato segue una grave crisi politica che si è manifestata con la brusca fine nel novembre 2024 della "coalizione-semaforo" ​​(socialdemocratici dell'SDP; liberali dell'FDP; Verdi o Grünen), dopo che il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha licenziato il suo ministro federale delle finanze, Christian Lindner, a causa di disaccordi sulla politica economica e di bilancio da perseguire. Lindner si è infatti espresso a favore dell'interruzione di tutte le nuove normative, della riduzione delle tasse e della spesa pubblica, in particolare per combattere il riscaldamento globale, provocando l'ira della SPD e dei Verdi. Al di là di questo disaccordo temporaneo, c'erano due vere e proprie differenze fondamentali tra i membri di questo eterogeneo gruppo. La prima riguardava la crisi economica che colpisce la Germania dal 2023 e che contrappone i liberali ai Verdi e alla SPD sulla traiettoria di bilancio; la seconda riguardava la guerra in Ucraina e le sue ripercussioni geopolitiche: i Verdi erano favorevoli a una politica guerrafondaia molto più decisa rispetto alla SPD, che tuttavia fu all'origine di una svolta storica con un investimento senza precedenti nell'esercito tedesco a partire dal 1945.

 

LA GERMANIA DI FRONTE ALLA CRISI ECONOMICA E ALLE CRESCENTI TENSIONI IMPERIALISTE

 

In realtà, queste due questioni sono strettamente collegate ed è proprio il riorientamento geoeconomico della Germania, seguito alle sanzioni contro il gas russo, ad essere in gran parte responsabile delle difficoltà economiche che il paese sta attraversando oggi. Per anni la prosperità economica della Germania si è basata sull'energia a basso costo, alimentando la produzione di beni industriali destinati all'esportazione. Nel 2011, la cancelliera cristiano-democratica Angela Merkel decise di accelerare l'eliminazione graduale dell'energia nucleare, affidandosi al gas russo per la produzione di elettricità. Ciò spiega i rapporti relativamente buoni tra Germania e Russia per tutto il decennio 2010-2020 e fino allo scoppio della guerra in Ucraina. Ma quando la Russia ha modificato le sue esportazioni di gas per far fronte alle sanzioni europee, i prezzi del gas e dell'elettricità da essa prodotti sono saliti alle stelle, aumentando enormemente i costi per le industrie  energivore come l'acciaio, i fertilizzanti, i prodotti chimici e il vetro. La Germania è stata costretta a ricorrere al gas naturale liquefatto, prodotto dagli Stati Uniti o dal Qatar. Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Prognos AG per l'Associazione industriale bavarese, l'elettricità attualmente costa 20,3 centesimi di euro al kilowattora, rispetto agli 8,4 centesimi di euro degli Stati Uniti o della Cina, i principali concorrenti dell'industria tedesca. Mentre per anni la Germania ha tratto vantaggio dagli scambi commerciali con la Cina – le aziende tedesche hanno trovato un enorme nuovo mercato per macchinari, prodotti chimici e veicoli, portando a profitti record ad aziende come Mercedes-Benz, Volkswagen e BMW –, la Cina è gradualmente diventata un concorrente dell'industria tedesca. Ad esempio, mentre nel 2010 i produttori cinesi di pannelli solari dipendevano ancora dalle importazioni di apparecchiature tedesche, oggi è a partire da apparecchiature cinesi che questa produzione si sta sviluppando su scala mondiale. Più in generale, la Cina ha sovvenzionato pesantemente la produzione di acciaio, di macchinari, di pannelli solari, di veicoli elettrici e di batterie per quegli stessi veicoli, che ora competono con la produzione tedesca sui mercati di esportazione (2).

Per quanto riguarda la dimensione geopolitica della crisi, essa ha costretto la Germania a tornare nel girone americano, contro i suoi immediati interessi economici, determinando una forte accelerazione della spesa militare del paese. Ciò ha significato lo stanziamento di 100 miliardi di euro per i “fondi speciali” dell’esercito. Non c'è bisogno di essere marxisti per capire che il costo di questo riarmo ricadrà in gran parte sulle spalle del proletariato tedesco, sia autoctono che immigrato, che sta già cominciando a subire gli effetti di una politica antisociale su vasta scala, la cui evoluzione non potrà che accelerare. Così, mentre la povertà esplode, con 14 milioni di persone colpite dalla povertà rispetto ai 3 milioni di vent'anni fa, e i costi per l'alloggio, l'energia e il cibo conoscono un aumento senza precedenti, assistiamo al dimezzamento della spesa sociale, che è scesa da 32,82 miliardi di euro nel 2019 a 17,63 miliardi di euro nel 2022.

 

UNA BRUCIANTE SCONFESSIONE DELLA COALIZIONE USCENTE

 

Ben più che una vittoria dei cristiano-democratici, assistiamo soprattutto al clamoroso fallimento della coalizione uscente. Mentre la CDU ha guadagnato 4 punti e 11 seggi rispetto al 2021, il che rappresenta un incremento moderato, la SPD ha perso 9 punti e 86 deputati. I Verdi, da parte loro, hanno perso 33 seggi. L'FDP, infine, è scomparso completamente dal parlamento, non riuscendo a raggiungere la soglia del 5% dei voti necessaria per entrare nel Bundestag. Questo risultato deve quindi essere interpretato come una sanzione da parte del proletariato e delle classi medie nei confronti della politica perseguita dal governo uscente. I primi sono le vittime designate dell'ondata di licenziamenti che si annuncia. La Volkswagen sta pianificando la chiusura di tre stabilimenti in Germania, con la conseguente messa a rischio di decine di migliaia di posti di lavoro, fino a 30.000 posti, e tagli salariali tra il 10 e il 18%. Il produttore di elettrodomestici Miele ha annunciato l'intenzione di trasferire parte delle sue attività in Polonia, tagliando 7.000 posti di lavoro, mentre il produttore di pneumatici Michelin prevede di tagliare 1.500 posti di lavoro. Infine, possiamo menzionare l'azienda di ingegneria ZF Friedrichshafen, che prevede di tagliare 14.000 posti di lavoro entro il 2028 (3). A queste fosche prospettive per il proletariato si aggiunge il fatto che la Germania sta entrando in recessione per il secondo anno consecutivo. Secondo una stima dell'istituto Destatis, nel 2024 il PIL è diminuito dello 0,2%, mentre nel 2023 si era già contratto dello 0,3% (4). Questa crisi colpisce l'intera società tedesca, compresa le classi medie piccolo-borghesi, tradizionale base elettorale dei Verdi, e questo è uno dei motivi del loro significativo declino.

L’estrema destra non governerà ma gli attacchi anti-immigrati continueranno a intensificarsi Un'altra importante lezione di queste elezioni, sottolineata in modo particolare dai media borghesi e dai democratici piccoloborghesi, è il risultato storico dell'estrema destra (AfD). In effaetti, se la CDU non è riuscita a superare la soglia del 30% dei voti, come comunque previsto dai sondaggi, ciò può essere spiegato in particolare dal fatto che una parte dei suoi elettori si è orientata verso il partito populista. Con ciò non si vuole relativizzare la portata di questa svolta autoritaria della classe politica e della società tedesca. Non c'è dubbio che, nel contesto della crisi sopra descritta, parte della borghesia e parte della piccola borghesia aspirino a una politica sempre più autoritaria e repressiva nei confronti degli immigrati e dei "sussidiati", eterni capri espiatori. Allo stesso modo, una parte significativa del proletariato indigeno era in grado di credere – terribile illusione! – che il partito populista avrebbe potuto offrirgli un migliore tenore di vita sacrificando il proletariato immigrato. In realtà, l'AfD non ha alcun interesse per la classe operaia; il suo programma, se attuato, non farebbe altro che aggravare il deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, sia immigrato che autoctono. A priori, non è domani che l'estrema destra governerà a livello federale. Il peso dell'antifascismo, il famoso "cordone sanitario", l'equivalente oltre-Reno del "fronte repubblicano" francese e dell’ “opposizione di sinistra” italiana (Pd, Avs, ecc.),continua, anche se con crepe sempre più profonde, a impedire qualsiasi alleanza duratura tra destra ed estrema destra. Se questo mito di una società tedesca "antifascista" continua a confondere molti proletari, come testimonia la partecipazione storica (82%) e la presenza di quasi 1,4 milioni di manifestanti contro l'estrema destra durante la campagna elettorale (5), non è meno vero che, nella realtà, il divario che separa l'estrema destra dai partiti tradizionali continua a ridursi. Abbiamo così visto la CDU, la FDP, ma anche il partito di sinistra anti-immigrazione nostalgico dello stalinismo fondato dall'ex leader di Die Linke, Sahra Wagenknecht, unirsi all'estrema destra per votare un patto comune per la lotta all'immigrazione. Questa alleanza di convenienza è solo la forma più spettacolare di una politica anti-immigrazione che l'intera classe politica tedesca, compresi i socialdemocratici, sta perseguendo con energia. Già nell’ottobre 2023 Olaf Scholz aveva annunciato con orgoglio: “Dobbiamo decidere per le espulsioni di massa” (6). Queste dichiarazioni furono seguite da una serie di misure sempre più severe contro gli immigrati, tra cui il ripristino dei controlli alle frontiere, la riduzione degli aiuti per i richiedenti asilo e le espulsioni di massa, anche verso il "paese sicuro" dell'Emirato islamico dell'Afghanistan. Così, dalla sinistra radicale all'estrema destra, passando per i Verdi e la socialdemocrazia, l'intera classe politica marcia all'unisono per rendere la vita del proletario immigrato un vero e proprio inferno. Ma se la politica antiproletaria e anti-immigrazione è un orientamento politico condiviso, ciò non è ancora il caso per alcune posizioni programmatiche dell'AfD. Quindi, abbandonare l'euro e l'Unione Europea non è ancora all'ordine del giorno. Lo stesso vale per un riavvicinamento con la Russia. Bisogna però stare attenti a non fare un'analisi statica, perché il cambio di atteggiamento degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, con una svolta isolazionista nei confronti dell'Unione Europea, sta spingendo un convinto atlantista come il probabile futuro cancelliere Friedrich Merz a parlare di un'Europa "indipendente" dagli Stati Uniti (7).

 

UN MITO DURO A MORIRE: L’ANTIFASCISMO DEMOCRATICO

 

Oltre all'AfD, e in misura molto minore, un secondo partito è riuscito a distinguersi in queste elezioni: il partito di sinistra radicale Die Linke, nato dalla fusione della sinistra della SPD e degli eredi della SED staliniana. Ha ottenuto così 64 seggi, 25 in più rispetto alle elezioni federali del 2021, nonostante la concorrenza della sua scissione esplicitamente populista, il BSW. Die Linke è il partito leader perfino tra i giovani tra i 18 e i 29 anni (8), posizione precedentemente riservata ai Verdi, ed è il partito leader a Berlino. Questo risultato potrebbe sorprendere, dato che le ultime elezioni federali e regionali sembravano indicare un inesorabile declino del movimento di sinistra radicale. In realtà, secondo molti specialisti, questo successo è dovuto in gran parte al posto essenziale occupato da questo partito nelle manifestazioni antifasciste organizzate fin dall'inizio della campagna elettorale e che hanno radunato milioni di persone. Questo risultato dimostra l'innegabile forza del mito antifascista in gran parte della popolazione, in particolare tra i giovani, una dinamica che avevamo già visto all'opera durante le ultime elezioni legislative in Francia, dove la vittoria della coalizione Nuovo Fronte Popolare era stata in gran parte spiegata anche dall'uso della retorica antifascista, sempre più efficace man mano che l'estrema destra si avvicina al potere in molti paesi occidentali. Questa somiglianza tra i due partiti politici non è sfuggita al veterano della sinistra radicale francese, Jean-Luc Mélenchon, che ha postato un messaggio su X affermando che "allineandosi a una politica di rottura antirazzista e antiliberale, Die Linke raddoppia i suoi consensi e torna sulla grande scena. Un futuro diventa di nuovo possibile" (9). La "rottura" rappresentata da Die Linke è molto relativa. È certo che di fronte a una SPD che da decenni ha abbandonato ogni riferimento al marxismo e all'anticapitalismo e a dei Verdi molto più centristi e guerrafondai rispetto ai loro omologhi di altri paesi, il partito di sinistra può apparire come un'alternativa "radicale". In realtà, chiunque sia interessato al programma e alla storia di questo partito politico si renderà facilmente conto che, lungi dal proporre un'alternativa – del resto, quale altra alternativa esiste se non il comunismo? – Die Linke è in realtà solo un partito “riformista” senza riforme, un’organizzazione della sinistra del capitale, legata alla difesa della democrazia – borghese – contro un presunto pericolo fascista. In altre parole, Die Linke rappresenta solo l'ennesimo avatar di questa socialdemocrazia di sinistra, il cui relativo successo presso una parte del proletariato può essere spiegato solo da un secolo di ritirata e abbandono dei suoi metodi di lotta classisti. Ciò che dovrebbe preoccupare i proletari non è questa ipotetica minaccia fascista contro la democrazia, bensì la democrazia stessa, una sovrastruttura ideologica che non fa altro che nascondere e rendere accettabile il modo di produzione capitalistico e l'ordine borghese. Perché questa democrazia per la quale si chiede aiuto al proletariato è la stessa che moltiplica i licenziamenti, che organizza gli attacchi contro i proletari, immigrati come indigeni, che favorisce la militarizzazione della società e dell'economia in previsione di una futura guerra imperialista, ogni giorno più probabile. Le campagne antifasciste, in Germania come altrove nel mondo, hanno un solo scopo: quello di distogliere l'attenzione e di condurre il proletariato verso un vicolo cieco. Come abbiamo ripetuto per tutta la nostra esistenza: l'alternativa non è la democrazia o il fascismo, ma la rivoluzione socialista o il capitalismo. È abbastanza ovvio che Die Linke non ha nulla a che fare, né vicino né lontano, con questa lotta storica e che, al contrario, il proletariato dovrà scavalcarla se vorrà difendere i suoi interessi storici.

 

LA LOTTA DI CLASSE DEVE SOSTITUIRE IL VOTO

 

È quindi senza dubbio possibile per i comunisti astensionisti trarre delle lezioni da queste elezioni federali: esse dimostrano innanzitutto un indebolimento del controllo sociale della SPD sul proletariato, principale "pompiere sociale" dopo la guerra del 1914-18. Esse confermano anche che la borghesia, lungi dal moderare la sua aggressività contro la classe operaia, è al contrario decisa ad aumentare la sua offensiva. Queste elezioni confermano, infine, che la borghesia è sempre un passo avanti ed è pronta a giocare la carta dell'antifascismo democratico per impedire ogni ripresa delle lotte, cosa che, fino ad oggi, è stata un vero successo. Tuttavia, per parafrasare Spinoza, "non è questione né di ridere né di piangere, ma di comprendere". Ora, ciò che comprendiamo, con l'aiuto del potente determinismo marxista, è che lo scatenamento della borghesia contro i proletari tedeschi porterà necessariamente questi ultimi a reagire. Il proletariato più numeroso d'Europa dovrà allora riallacciarsi ai metodi di lotta di classe per lacerare la pace sociale e, passando dalla difensiva all'offensiva, sotto la guida del suo ricostituito partito di classe internazionalista e internazionale, impegnarsi in una lotta a morte con questo sistema condannato dalla storia. Oggi questo può sembrare irrealistico; non sarà né facile né immediato, ma il proletariato che ha dato Marx, Engels, Luxemburg, Liebknecht e migliaia di altri rivoluzionari saprà domani essere degno del suo glorioso passato di lotte di classe. "Domani la rivoluzione si solleverà di nuovo con un boato, proclamando con grande allarme: Io ero, io sono, io sarò!», Rosa Luxemburg, “L’ordine regna a Berlino”, Die Rote Fahne, n. 14, 14 gennaio 1919 (10).

 


 

(1) "Il centro di gravità dell'attuale vita politica si è spostato definitivamente e completamente fuori dal Parlamento. » (Il Partito Comunista e il Parlamentarismo, 2° Congresso dell'Internazionale Comunista, luglio 1920).

(2) https://time.com/7233982/germany-economic-slump-explainer/

(3) https://www.tunisienumerique.com/crise-de-lindustrie-en-allemagne-des-fermetures-dusines-et-des-milliers-de-licenciements/

(4) https://www.lemonde.fr/ international/ article/ 2025/01/15/ l-allemagne-en- recession- pour-la- deuxieme-annee- d-affilee _6499318_ 3210.html

(5) https://www.lemonde.fr/ international /article/2024/01/21/ en-allemagne-la- manifestation- contre-le- parti-d-extreme- droite-afd-a-munich- interrompue-a- cause-de- l-affluence_ 6212110_3210.html

(6) https://www.courrierinternational.com/une/une-du-jour-olaf-scholz-muscle-son-discours-sur-la-question-migratoire

(7)  https://edition.cnn.com/2025/02/23/europe/german-election-results-cdu-afd-intl/index.html

(8) https://www.sueddeutsche.de/politik/bundestagswahl-2025-daten-alter-geschlecht-beruf-bildung-linke-li.3203939?reduced=true

(9) https://x.com/ JLMelenchon/ status/ elections-en-allemagne- melenchon-explique- la-percee- de-l-extreme-droite- par-la-politique-du- centre-gauche_ AD- 202502230427.html

(10) https://www.marxists.org/francais/luxembur/spartakus/rl19190114.htm

 

2 marzo 2025

 

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

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