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Belgio

Solidarietà di classe con Imad e tutte le vittime del capitalismo!

 

 

Il 23 marzo si è tenuta una manifestazione a Seneffe, una cittadina nella provincia dell'Hainaut (Vallonia), indetta dal comitato «Giustizia per Imad», a due anni esatti dall'uccisione di Imad, un padre di 43 anni, a colpi d'arma da fuoco da parte della polizia. Con una pallottola in testa e un'altra nel cuore. Il suo crimine? Un rifiuto di obbedire... La sua auto era ferma quando la polizia gli ha sparato: una vera e propria esecuzione degna di uno squadrone della morte. Da due anni la sua famiglia e i suoi cari lottano affinché venga fatta giustizia e affinché gli agenti di polizia coinvolti nella sua morte vengano processati. Non solo non sono stati finora interrogati, ma lo scorso febbraio, nonostante tutte le prove, il pubblico ministero ha chiesto l'archiviazione del caso! Tale non luogo a procedere, quando pronunciato, come regolarmente avviene, equivale a una pura e semplice assoluzione, vale a dire al diritto di uccidere. Gli slogan scanditi durante la manifestazione esprimevano la rabbia dei dimostranti di fronte a questa realtà: «Nessuna azione giudiziaria, rabbia popolare!», «niente giustizia, niente pace!»…  

Il democraticissimo Belgio garantisce di fatto l'impunità alla polizia se le sue vittime sono di origine straniera o appartenenti alla classe operaia (dalla morte di Imad, 5 persone sono morte per mano della polizia): questi non sono «errori» ma crimini! I democratici attribuiscono la colpa di quelli che chiamano errori alle «mele marce» e propugnano diverse misure per prevenire questi «incidenti deplorevoli» che ampliano il divario tra la polizia e i cittadini; abbiamo persino visto un sindacato di polizia, il CGSP, denunciare la violenza di alcuni agenti di polizia che «offuscano l'immagine della polizia» e danneggiano «la fiducia del pubblico nella polizia» (1)!

Ma anche nelle democrazie più democratiche, la polizia non è altro che uno strumento di controllo e repressione al servizio dell'ordine borghese; lei usa la forza, la violenza, e per adempiere al suo ruolo non esiterà mai a violare tutte le regole che dovrebbero renderla più «umana», più rispettosa delle forme legali. Può accadere che la violenza della polizia venga condannata, come nel caso della repressione della manifestazione del 24/1/21 «contro la giustizia di classe e razzista» (2), ma si tratta solo di un'eccezione che conferma la regola: oltre il 94% delle denunce contro gli agenti di polizia vengono archiviate e le rare condanne pronunciate vengono il più delle volte sospese, quando non vengono annullate in appello (3). «Lo Stato di diritto» è una mistificazione al servizio della borghesia; la giustizia è infatti giustizia di classe: solo un rapporto di forze sufficiente può farla recedere puntualmente.

La giustizia definitiva per tutte le vittime della polizia e del capitalismo in generale non verrà da una illusoria democratizzazione, ma dalla lotta di classe proletaria che le vendicherà abbattendo per sempre questo sistema omicida!

 


 

(1) Comunicato stampa congiunto della CGSP-Polizia e della CGSP-Pompieri in seguito al pestaggio dei vigili del fuoco a Bruxelles durante la manifestazione del 13 gennaio. Un poliziotto in borghese è stato addirittura picchiato dai suoi colleghi che lo hanno scambiato per un manifestante: i rischi del mestiere... Inutile dire che la presa di posizione del CGSP è stata immediatamente condannata dai vertici della polizia e dai sindacati di polizia maggioritari...

(2) Condanna pronunciata il 14 marzo per maltrattamenti contro lo Stato, la polizia di Bruxelles e il sindaco (PS) di Bruxelles-Città. Naturalmente queste autorità hanno fatto ricorso...

(3) https://collectifisos.be/index.php/justice-pro-police/

 

7 aprile 2025

 

 

Partito Comunista Internazionale

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