Communist Program riprende le pubblicazioni

(«il comunista»; N° 171 ; Dicembre 2021 - Gennaio 2022)

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Il partito ha sempre cercato di divulgare internazionalmente il proprio programma, le proprie tesi, le proprie posizioni, documentando la continuità teorica e programmatica col comunismo rivoluzionario fondato da Marx ed Engels, restaurato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento da Lenin, ribadito e difeso strenuamente dalla Sinistra comunista d’Italia che fondò il Partito comunista d’Italia e che combattè intransigentemente contro ogni deviazione, non solo anarchica, riformistica o massimalista ma anche, e soprattutto, staliniana.

Con la vittoria della controrivoluzione borghese, con cui lo stalinismo e la sua teoria della costruzione del socialismo in un paese solo ruppe definitivamente col marxismo, era inevitabile la degenerazione completa dell’Internazionale Comunista – iniziata sul piano tattico nel 1922, proseguita poi sul piano organizzativo, successivamente sul piano politico più generale e, finalmente, sul piano teorico –  e l’affondamento della rivoluzione proletaria e comunista non solo in Russia – primo glorioso baluardo della rivoluzione mondiale – ma in tutto il mondo. La partecipazione alla seconda guerra imperialista del 1939-1945 da parte della Russia “sovietica” chiuse di fatto la lunga fase degenerativa del movimento comunista internazionale. Da quell’abisso il movimento comunista rivoluzionario doveva risalire e non poteva farlo se non restaurando da cima a fondo la dottrina del comunismo rivoluzionario.

Quali forze, seppur infinitesime, erano in grado di svolgere questo colossale compito?

Il trotskismo aveva dimostrato, sia dal punto di vista tattico-politico, sia dal punto di vista teorico, di non essere in grado di restaurare il marxismo; malato di democrazia e di espedientismo, pur rifacendosi alle grandi battaglie politiche e teoriche di Trotsky del Terrorismo e comunismo e dei battaglieri dibattiti del 1926 in difesa delle posizioni di Lenin contro i falsi “leninisti” alla Stalin o alla Bucharin, non riuscì mai ad elevarsi all’altezza teorica del suo fondatore, tantomeno a quella di un Lenin. L’unico movimento politico che aveva le carte in regola per svolgere il vitale compito di restaurare la dottrina marxista e, con essa, la coerente linea programmatica, si dimostrò essere la Sinistra comunista d’Italia che ebbe in Amadeo Bordiga il suo migliore e più coerente rappresentante. Le grandi e meno grandi battaglie in difesa del marxismo condotte dalla Sinistra comunista d’Italia fin dal 1912, prima durante e dopo la prima guerra imperialista, all’interno del Partito Socialista e poi all’interno dell’Internazionale Comunista fondata nel 1919, fecero da base alla fondazione del Partito comunista d’Italia nel gennaio del 1921. L’intransigenza teorica e programmatica che la distinse fu presa, all’epoca, per una mania formalistica, e troppo semplicisticamente la si confuse con l’antiparlamentarismo che, d’altra parte, era senza dubbio una caratteristica della Sinistra. Indiscutibilmente, la coerente battaglia teorica, programmatica, politica, tattica e organizzativa della Sinistra comunista d’Italia fin dalla valutazione del parlamentarismo nei paesi di vecchia democrazia, e del fascismo come risposta borghese imperialista al pericolo della rivoluzione proletaria, oltre che i contributi essenziali dati alle condizioni di ammissione all’I.C. e alla lotta contro non solo il riformismo classico e tradizionale, ma soprattutto contro il massimalismo (rivoluzionari a parole, riformisti nei fatti) e contro l’operaismo che aveva messo radici negli ordinovisti torinesi, fu la battaglia storica su cui è stato possibile al movimento che nel secondo dopoguerra si rifece alla Sinistra comunista d’Italia rimettersi al lavoro sia per la restaurazione della dottrina marxista (il partito storico), sia per la ricostituzione del partito di classe in quanto partito formale.

Sapevamo che questo lavoro sarebbe stato arduo e che avrebbe preso un tempo molto lungo. La devastazione teorica e programmatica attuata dallo stalinismo aveva fatto terra bruciata; bisognava scavare molto in profondità nella storia, nelle contraddizioni della società, nelle cause della sconfitta della rivoluzione mondiale tra il 1922 e il 1926, e far riemergere in tutta la sua potenza, nonostante l’opera gigantesca di falsificazione attuata dallo stalinismo, il marxismo autentico. Con la riorganizzazione dei pochi militanti della Sinistra comunista d’Italia che non si piegarono ai dettami e alle lusinghe dello stalinismo, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi le forze più coerenti con le battaglie e le valutazioni storiche della Sinistra comunista riuscdirono, attraverso discussioni, scontri e rotture, a riprendere il filo del tempo non solo dal punto di vista programamtcio e teorico, ma anche organizzativo. Nel 1952 nasce il partito comunista internazionalista-programma comunista che salderà il proprio lavoro, la propria attività, le proprie prospettive a quel filo del tempo che era stato spezzato dallo stalinismo. Da allora uno dei compiti prioritari del partito fu quello di divulgare più estesamente possibile, nelle diverse lingue, i risultati della restaurazione teorica e della definizione delle linee politiche e tattiche intorno alle quali il partito intendeva svilupparsi, senza “bruciare le tappe” attraverso espedienti tattici o organizzativi, ma seguendo un piano di propaganda secondo il quale – man mano che si avvicinavano e si integravano nel partito elementi delle diverse nazionalità (dalla Francia alla Germania, dalla Spagna alla Svezia) toccati dall’emigrazione sia italiana verso altri paesi, sia dall’immigrazione verso in particolare la Francia e la Svizzera da paesi del Sud Europa, dell’Africa e dell’America latina – emergeva la necessità, e la possibilità pratica, di tradurre nelle diverse lingue tesi e testi che, per la stragrande maggioranza dei casi, erano stati redatti in italiano.

L’attitudine del partito profondamente internazionalista spingeva prima di tutto a mettere a disposizione, in lingue diverse dall’italiano, appunto i testi fondamentali del partito su cui si doveva basare lo sviluppo delle sezioni nei diversi paesi. E così iniziarono le traduzioni di alcuni testi, nella forma di opuscoli, e sulla base di una certa attività continuativa nel dato paese, ci si organizzava per uscire con le riviste e poi con i periodici.

E’ noto che questo sviluppo – data anche la forte emigrazione di militanti comunisti italiani in Francia, in Belgio, in Svizzera – lo si ebbe proprio in questi paesi. Nel 1957 nasce la rivista teorica del partito in francese Programme communiste che, nel 1963, sarà seguita dal giornale le prolétaire. Certamente il francese è una lingua molto più diffusa internazionalmente che non l’italiano, soprattutto in Europa, in Africa, nel Medio Oriente, nella stessa Russia, e poter diffondere la voce del partito in una lingua più usata nel mondo ovviamente era importante. Ed è proprio in virtù dell’emigrazione dall’America latina in Francia e dalla Spagna in Svizzera, che il partito potrà contare su elementi provenienti da queste aree, divenuti militanti, per organizzare l’attività di sezioni intorno ad una rivista e ad un giornale: nel 1972 esce la rivista in lingua spagnola El programa comunista, e nel 1974 uscirà il periodico El comunista. Gli anni Settanta sono stati anni in cui dal punto di vista sociale, e quindi politico, ci furono molti sommovimenti: in Grecia, in Spagna, in Portogallo, in Sud America, e non furono solo le code del cosiddetto “sessantotto”, ma terremoti sociali determinati da crisi economiche e politiche che in alcuni paesi sfoceranno in brutali dittature, come in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Cile con il pinochetazo, in Argentina con la dittaura di Videla, e in altri, come in Portogallo, la dittatura militare dovette cedere il posto ad una lenta democratizzazione anche in seguito alle lotte di liberazione nazionale in Angola e Mozanbico che nel 1975 si resero indipendenti. Tra il 1974 e il 1975 in effetti il partito uscì con alcuni opuscoli in portoghese (Tesi caratteristiche, Lezioni delle controrivoluzioni, I fondamenti del comunismo rivoluzionario) per rispondere ad esigenze di conoscenza delle nosrtre posizioni che erano emerse in quel periodo.E’ del 1974 l’uscita del primo numnero della rivista in greco Kommunistikò programa, mentre tra il 1969 e il 1971 uscire alcuni numeri della rivista in danese/svedese Kommunistisk Program. Lo sforzo del partito, quindi, tendeva a coprire le esigenze oggettive di fornire agli elementi delle diverse nazionalità dei materiali teorici e politici nelle lingue francese, spagnolo, danese/svedese, greco, portoghese, sapendo bene che questo sforzo non poteva che contare su tempi lunghi poiché la devastazione stalinista della teoria, del programma, delle linee politiche, tattiche e organizzative che avevano fatto da base al partito bolscevico di Lenin, all’Internazionale Comunista, al Partito comunista d’Italia, aveva distrutto l’intero movimento comunista internazionale che nel primo dopoguerra europeo e mondiale non era riuscito a cogliere l’occasione storica aperta dalla rivoluzione d’Ottobre.

Da questo quadro quel che mancava era l’area di lingua inglese (Gran Bretagna, Stati Uniti d’America, soprattutto), cioè l’area in cui il capitalismo è di più vecchia data e l’imperialismo ha trovato il suo più forte gendarme mondiale. Con il contributo di alcuni simpatizzanti, si cominciò a pubblicare dei materiali in inglese agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso cercando di mettere a disposizione testi che unissero il bilancio della controrivoluzione con i fondamenti della teoria marxista. Il primo testo che uscì fu I fondamenti del comunismo rivoluzionario, e si approfittò della diffusione della rivista teorica di partito Programme communiste, pubblicando testi in inglese. Nel n. 64 (ottobre 1974) pubblicammo The International Communist Party, con cui di dava un breve sunto di quel che distingueva il nostro partito. Nel n. 65 (dicembre 1974 – febbraio 1975) era la volta delle The Conditions of Admission to the Communist International, approvate al secondo congresso dell’I.C. nel 1920 e la relazione del delegato della Frazione Comunista Astensionista del PSI (Amadeo Bordiga) in merito a queste condizioni, con la proposta, accettata, di aggiungere la 21ma condizioni sull’obbligatorietà da parte dei partiti aderenti a espellere i riformisti e ad accettare integralmente le tesi dell’IC. Nel n. 65 (aprile 1975) pubblicammo le Theses on parliamentarism presented by the Communist Abstentionist Fraction of the Italian Socialist Party, le Theses on the Communist Parties and parliamentarism adopted by the second Congress of the Comintern, con gli interventi di Bucharin, di Bordiga, di Lenin e la replica di Bordiga con cui la Frazione Comunista Astensionista accetta le tesi dell’IC sul parlamentarismo rivoluzionario – pur ribadendo la propria convinzione della necessità di rigettare la tattica del parlamentarismo, in particolare nei paesi di vecchia democrazia, sia per combattere le abitudini e gli atteggiamenti opportunistici che il parlamentarismo genera, sia per dedicare interamente le forze del partito di classe alla preparazione rivoluzionaria senza distrarle nella preparazione elettorale – perché le considera inquadrate nella strategia fondamentale della distruzione del parlamentarismo su cui tutti i comunisti non potevano non essere d’accordo. Nel frattempo si sta preparando la traduzione in inglese del testo Partito e classe e, dato che l’attività di partito indirizzata a sviluppare la propaganda nelle aree del mondo di lingua inglese si stava consolidando, pur contando su pochissimi elementi, in ottobre 1975 esce il primo numero della rivista Communist Program

Tra il 1975 e il 1981 usciranno sette numeri in cui, come si può vedere dai loro sommari, si iniziò a pubblicare diverse tesi e testi del partito (Forza, violenza e dittatura nella lotta classe ecc.) e naturalmente articoli di polemica politica legati agli avvenimenti contemporanei (Asia, Angola, palestinesi ecc.) e alle grandi questioni come il Corso dell’imperialismo mondiale.

Il n. 8 della rivista avrebbe dovuto uscire a settembre/ottobre del 1982, ma la crisi interna, sopravvenuta tra luglio e ottobre di quell’anno, l’ha impedito. Questa crisi, la più grave di tutta la storia del nostro partito, provocata dallo sviluppo al suo interno di tendenze in ultima analisi liquidazioniste del partito (contingentiste, movimentiste contro el quali si opponevano tendenze accademiste e attendiste), mandò in frantumi l’organizzazione. Gli errori teorici che stavano alla base – tra i quali l’errata valutazione della situazione storica e l’errata ambizione del partito di essere punto di riferimento dei movimenti sociali antinucleari e operaisti – non potevano che far esplodere un’organizzazione che si era ingrossata numericamente con troppa leggerezza, mettendo l’assimilazione teorica e programmatica in secondo se non in terzo piano.

Da quella crisi noi, piccolo gruppo compatto, uniti nell’esigenza di fare uno spietato bilancio degli errori in cui il partito era caduto, ricominciammo a lavorare per restaurare le gisute basi teoriche, programmatiche, politiche, tattiche e organizzative che da sempre avevano distinto la Sinistra comunista d’Italia e il Partito comunista internazionale che rappresentava la sua continuità a livello mondiale.

Le prolétaire, e successivamente Programme communiste, El programa comunista – le vecchie testate di partito – assicurarono la continuità di lavoro del partito, in particolare in Francia e Svizzera. In Italia, la crisi che in un primo momento sembrava non aver atterrato l’organizzazione come successe negli altri paesi (in Germania, in Spagna, in America Latina) si presentò con i suoi fattori esplodenti in ritardo, e tra il 1982 e il 1984 si concluse con la frammentazione completa di quello che sembrava essere il “nocciolo duro” del partito. La testata storica, il programma comunista, finì nelle mani di un gruppo di vecchi compagni che si affidarono alla legalità borghese per impossessarsene e si chiuse nel recinto italiano come se questo salvasse un’eredità politica senza nemmeno un tentativo di lotta politica interna; un altro gruppo si organizzò intorno ad una nuova testata, Combat, che tirò fuori la tesi del “vizio d’origine” della Sinistra comunista d’Italia (vecchia accusa che già Zinoviev faceva nei primi anni Venti del secolo scorso) che sarebbe stata magnifica sul piano “teorico”, ma del tutto deficitaria sul piano “politico” (come se, per il comunismo rivoluzionario, fosse possibile separare la teoria dalla linea politica del partito!). Ma la gran parte dei compagni, completamente disorientati e disgustati da questi avvenimenti, ripiegarono nella vita privata. Un pugno di compagni, riuniti intorno alla testata il comunista (che era già una testata del partito prima della crisi, prevedendo il passaggio di “programma comunista” a rivista in italiano, e “il comunista” come giornale) continuarono il lavoro di bilancio delle crisi del partito e su questo terreno incontrarono, nel 1985, i compagni del prolétaire, riorganizzando insieme l’attività di partito in modo omogeneo.

Anche la testata storica in lingua spagnola El comunista, che iniziò le pubblicazioni  nel 1974, finì nelle mani di ex militanti che si fanno passare ancor oggi per i “continuatori” del partito comunista internazionale. La nostra rivista teorica in spagnolo, El programa comunista, interrotta anch’essa nel 1982 a causa della crisi, poté riprendere le pubblicazioni nel 1990 e da allora ha continuato ad uscire regolarmente. E’ anche grazie a questo sforzo che nuovi elementi spagnoli si avvicinarono al partito, fino a consolidare con loro un’attività a carattere di partito nella continuità del lavoro intrapreso col bilancio della crisi degli anni Ottanta. Ed è questa attività che ha fatto da base all’uscita del periodico El proletario, dal 2012, dopo le uscite abbastanza regolari, dal 2010, di un Supplemento per la Spagna della rivista “El programa comunista”. Dato che della vecchia testata di partito “El comunista” si era impossessato il gruppo sindacal-confusionario che ancora oggi lo pubblica, abbiamo deciso di uscire con una testa nuova perché mai ci saremmo posti sul terreno della difesa legale della proprietà commerciale di una testata.Ci vollero anni, ovviamente, per consolidare l’attività di partito superando la crisi del 1982-84. E dopo aver seminato anche in aree di lingua inglese, nel 2002 iniziammo le pubblicazioni del periodico Proletarian. Sulla base di un lavoro di traduzione di testi e tesi di partito già attuato prima della crisi, e su contatti con elementi simpatizzanti in Gran Bretagna e in Canada, è stato possibile pubblicare Proletarian e, ora, è possibile finalmente tornare a pubblicare la rivista Communist Program. Abbiamo deciso, come per la rivista spagnola El programa comunista, di continuare la numerazione interrotta a suo tenpo, perciò il primo numero della nuova uscita sarà il n. 8, febbraio 2022.

 

 

Partito comunista internazionale

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